26 giugno 2007

gita sociale al Passo Manghen


Domenica 24 giugno il Club è andato in trasferta in trentino ad affrontare una delle salite più temute dai ciclisti, il passo Manghen, che separa la Valsugana dalla Val di Fiemme.
La salita è stata teatro di tappe del Giro d'Italia e, pur non essendo famosa come altre nelle Alpi, è sicuramente di molta soddisfazione per chi abbia la voglia e la tenacia per scalarla fino in cima.

Il percorso parte da Pergine Valsugana, dove la truppa ha mangiato e dormito, verso le 8.30. Il via volante viene dato dall'ammiraglia al seguito da un discusso speaker dalle sembianze imperialiste che fa tornare per un attimo il gruppo ai tempi dei primi velocipedi e delle gare per la Gloria della Patria.

Dopo una ventina di km, nei pressi di Roncegno, il servizio al seguito del gruppo con fare sicuro indica la strada per raggiungere la meta e, dopo aver salutato un'arzilla signora e fatto acqua alla fontana, ci si inizia a inerpicare per le prime rampe del supposto passo. La salita inizia subito dura, le dita si agitano sulle leve per trovare il giusto rapporto, mentre il morale del gruppo cala velocemente...leggende metropolitane volevano infatti che la salita iniziasse in modo pedalabile per poi indurirsi, mentre qui le rampe iniziano nel modo peggiore.

E' quando ricomincia una lunga discesa che il dubbio e lo sconforto si insinuano nell'animo dei baldi ciclisti; praticamente si ritorna a quota zero, per cui pare che lo sforzo di questa prima salita sia stato inutile mentre i reduci dal giro del giorno prima a Folgaria cominciamo a patire le prime fitte alle gambe.

Quando poi, svoltati a sinistra vediamo il cartello "Passo Manghen aperto", i peggiori auspici si trasformano in realtà...i km di salita erano dovuti a uno sbaglio di percorso. Dall'ammiraglia tentano di alzare il morale cercando di convicerci che era solo una utile fase di riscaldamento, ed infatti il Pietrafesa esprime subito il suo accordo con un "si, per scaldarsi la min..."

Da qui in poi è storia epica. La salita parte dura, il gruppo rimane compatto mentre i Ferri, memori della Campagnolo di una settimana prima, tengono il ritmo basso e accettano di buon grado l'andatura a dir poco turistica. Il ritmo al di sotto delle possibilità (loro) è testimoniato dal fatto che all'arrivo il mio personale distacco è tranquillamente misurabile con una sveglia da comodino e non con il calendario come al solito.

Dopo una fase di falsopiano in mezzo al bosco, una curva a destra preanuncia l'incubo. Da qui in poi sono 7 km con pendenza media del 10% e punte del 15%. Il gruppo si fraziona, Stefano, Massimo e Antonio si mettono in testa, i Ferri Brothers in mezzo mentre Mauro, Aureliano, Alberto, Enrico P. e Loris M. seguono tra due ali di una folla che è solo nella loro mente in crisi di ossigeno.
La salita è dura, alcuni ciclisti di altri gruppi vengono ripresi nel momento della crisi, ma la cima si avvicina e, mentre Massimo accusa un po' il ritmo insostenibile scandito nei primi km di ascesa, il gruppo raggiunge il passo a 2047m di quota. La vetta è conquistata.

A breve le foto dell'impresa

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