28 febbraio 2009

LE FURIE BIANCHE

La Val di Zena è il paradiso dei ciclisti bolognesi. La puoi affrontare in ogni giorno, ad ogni ora, che sicuramente un gruppetto di pedalatori lo trovi, a rilanciare tra i dolci saliscendi dell’Appennino tosco-emiliano. Bisognerebbe farne una grande e lunga pista ciclabile, dove i ciclisti hanno la precedenza sugli automobilisti. In una giornata come quella di oggi, dove si cominciava a respirare primavera e i giubbotti erano rimasti per la prima volta, da ottobre, nell’armadio l’abbiamo affrontata in un bel gruppetto di sei persone. Lorenzo, Loris, Mimmo, Mauro Colli, Rocco ed io a passo allegro siamo arrivati ai piedi di Torre Arabella con la media dei 30 km/h. Di qui, fino all’incrocio che porta al fondovalle, a passo lento ad ammirare il paesaggio verde, con i fossi solcati dall’acqua, che in inverno è scesa in abbondanza. Poi verso Quinzano, Loris ricordava i bei tempi in cui si facevano i 30 km/h senza far fatica. Ora i 30 km/h si fanno lo stesso, ma il cuore è molto sforzato e quando la strada sale, solo Lorenzo ed io riusciamo a mantenere un’andatura considerevole. Ed è proprio a due chilometri da Quinzano, dove la strada è salita vera e non semplice falsopiano, che diamo il meglio di noi. Senza paura, sui pedali continuiamo il nostro forcing e un signore in un gruppetto intento a scendere, esclama: ”Eccole le FURIE BIANCHE”. Ed è così che le FURIE BIANCHE arrivano a Quinzano, dove si abbeverano, mangiano e continuano a salire verso Loiano. Da qui in discesa verso Scascoli, dove prendono un gruppetto di ragazzi, ci rimangono a ruota e si fanno portare a Pianoro. Tutti, meno Mimmo, salgono verso le Ganzole da Pian di Macina, ognuno con il suo passo, come il grande Mauro Colli, che arriva sempre per ultimo in cima, ma non si tira mai indietro quando la strada comincia a salire, (molti dovrebbero imparare da Lui). Qui ci separiamo, ognuno verso casa propria, in questa prima giornata di vero sole e quasi caldo, con altri 120 km sulle gambe, verso una grande stagione ciclistica.

24 febbraio 2009

Domenica 1 Marzo in MTB


Per domenica prossima, 1° marzo, abbiamo organizzato un bel giro in mountain bike, ritrovo presso il negozio Malini alle ore 08.20, oppure alle 09.00 presso il parcheggio di Sasso Marconi l'ultimo a sinistra prima della rotonda in direzione Vergato uscendo dal paese.

Il giro toccherà due località storiche del Mountain Bike Bolognese, Monte Mario e Monte Adone. Su questi sentieri nrgli anni '90 il Club Cicli Malini ha organizzato la prima gara di Mountain Bike nel territorio Bolognese.

L'escursione non sarà estremamente impegnativa, per i meno allenati il consiglio è di trasferirsi a Sasso Marconi in auto.

Rientro a casa per ora di pranzo.


Non mancare!

17 febbraio 2009

La cotta

Domenica 15 febbraio
Che delusione, domenica sono rimasto deluso di me stesso.
Io, io che sono stato un bambino prodigio.
Infatti, impiegavo sempre meno di sei mesi a fare i puzzle, anche se sulla scatola c'era stritto 2dai 2 ai 5 anni"

I fatti:
Partiamo da S. Biagio alle 9,07, in anticipo rispetto al solito, infatti non aspettiamo due ritardatari che arrivano alle 9.15, e ci mettiamo in direzione Sasso Marconi, l'andatura, di un gruppetto di circa 20 ciclisti, la regola Walter che a dispetto della sua condizione stacca tutti e si ferma ad aspettarci a una stazione di servizio.
Continuiamo in direzione Val di Setta, gruppo compatto fino alla salita di Grizzana, dove chiaramente ognuno sale al suo passo, già qui sento che le gambe non sono al meglio, eppure sono tre settimane che non tocco la bici, quindi sono riposato, eppure sento le gambe stanche.

Guardo avanti e vedo che tutti, ma proprio tutti mi staccano, quindi, anche per non deluderli arrivo a Grizzana per ultimo.
Due chiacchiere e si riparte per Vergato, anche in discesa si vede chi è più in forma, rimango in ultima posizione per chiudere il gruppo, nel fondovalle provo a stare a ruota, ma la velocità irregolare mi infastidisce, prima i 30/35 in pianura e poi i 28/32 sugli strappetti mi disturba, e preferisco lasciare il gruppo per concedermi una velocità regolare 18/20 fino al punto di partenza.
Non sono solo, anche Walter un poco affaticato e Massimo per pietà si aggregano a me per affrontre questa ritirata di Russia.
Era da tempo che non prendevo una cotta simile. durissima.

14 febbraio 2009

14 Febbraio 2004


Accadde esattamente 5 anni fa, Marco Pantani lasciava questa vita terrena e andava in fuga verso le cime più alte del cielo, quelle che solo lui saprà scalare con quello scatto sui pedali a cui nessuno riusciva a resistere, strappandosi di dosso e gettando la bandana prima e poi l'orecchino, come per dare un segno che nulla lo poteva fermare dall'andarsene....ed anche quel maledetto 14 febbraio nessuno è riuscito a fermarlo o forse, leggendo i libri che sono stati pubblicati dopo la sua scomparsa, nessuno ha voluto veramente farlo.

Lo hanno lasciato prima solo e poi lo hanno spinto al gesto finale, nella desolazione di una solitudine che ancora oggi grida vendetta, nel silenzio di quella triste camera del residence Le Rose, che oggi nemmeno esiste più, come se qualche oscuro grande fratello di Orwelliana memoria, avesse voluto cancellarne gli ultimi momenti di una vita vissuta in salita, sempre all'attacco, sempre in prima linea, dove l'arrivare primo sul colle di giornata era solo un modo per accorciare la sofferenza della salita, parole del Pirata.

E proprio quel soprannome, gli calzava a pennello, per la sua spavalderia nel modo di correre e soprattutto di dimostrare che "quando la strada comincia a salire Pantani è il più forte" come disse il compianto Adriano De Zan, che sicuramente sarà con lui per raccontarne ancora le gesta sull'olimpo degli Dei dove corrono i grandi come Binda, Girardengo, Bartali ed un altro grandissimo scomparso prematuramente, l'Airone, quel Fausto Coppi che, come Pantani, aveva saputo conquistare le folle con le sue imprese in salita, e soprattutto per aver vinto giro e tour nello stesso anno.

Marco ci ha lasciato cinque anni fa, se ne è andato solo, come aveva fatto tante volte nelle gare che aveva vinto, lasciando dietro di sè sentimenti contrastanti, ma con una certezza che ci ha fatto capire quanto significasse per lui la bicicletta e l'amore per quello sport che lo aveva reso famoso portandolo allo zenith del successo per poi scaraventarlo nella polvere della vergogna, senza aver provato nemmeno per una volta che fosse realmente colpevole.

Sette procure si sono accanite contro quel ragazzo di 172cm e soli 54kg di peso che sin da bambino aveva dimostrato che gli bastava un solo cavalcavia per sfuggire a tutti. Nemmeno ai peggiori criminali o mafiosi è stato riservato un trattamento così offensivo quanto svilente.

Ma nonostante i mille esami, le innumerevoli insinuazioni, ancora oggi esiste un dato che lascia amarezza e rabbia in corpo nei tifosi che lo hanno perso, ma non dimenticato: mai una volta è stato trovato positivo a qualunque sostanza dopante. Dopo la morte è stato analizzato il suo midollo ed il medico che ne ha effettuato il controllo ha confermato quanto sostenuto per anni dallo stesso atleta; nessun tipo di sostanza dopante è mai stata assunta da Marco.

Solo la cocaina era presente, sostanza che lo ha portato via da quel mondo che, lo aveva prima illuso e poi ripudiato.

Marco era pulito, e in tanti lo sapevano anche prima della famosa mattina di Madonna di Campiglio, quando qualcuno decise che il "pelatino a Milano non ci doveva arrivare" come ha scritto qualche anno dopo Vallanzasca nel suo libro, adducendo al fatto che anche la malavita sapeva.

Ruppe un vetro con la propria mano quella mattina, e nel ritorno a casa fermandosi in un ospedale gli venne rifatto l'esame del famoso valore incriminato dell'ematocrito, ed il risultato fu, che era nella norma, smentendo quanto affermato dalle analisi ufficiali che fra l'altro erano state effettuate contravvenendo alle regole, utilizzando infatti per il prelievo una sola provetta e non due, e soprattutto non utilizzando un contenitore adeguato per conservarle alla giusta temperatura.

Nessuno si oppose a quel massacro, nemmeno coloro che avrebbero potuto farlo, quei giornalisti che sino al giorno prima ne avevano osannato le imprese e si erano fatti belli nell'avere come amico Marco Pantani, e questa è un'altro triste capitolo del nostro paese.

Ciao Marco, una frase serve a farti capire quanto ancora sei presente nei tifosi che ti hanno seguito ed ammirato nel tuo incedere sui pedali negli anni della tua gloria: "rimanere per sempre nel cuore dei tuoi cari, non vuol dire morire"!!!

Tu sei ancora presente nel cuore di tante persone, ed oggi nel cimitero dove riposi, le porte rimarranno aperte un'ora in più per permettere a tutti di portarti la loro testimonianza di affetto e rispetto, quello che pochi infami non hanno avuto per un grandissimo Campione quale sei stato.

E so che saranno in tanti a renderti omaggio, perchè nessuno dei tuoi tifosi ti ha dimenticato, grande Campione....


Un tristissimo Sandrino

12 febbraio 2009

Passo Pordoi 11-2-09

Fare il Pordoi in pieno inverno non è da tutti, ma farlo alla media dei 20 km/h circa è da grandissimi. Ma noi Malini possiamo essere grandissimi e ieri sera ne abbiamo dato dimostrazione. Otto minuti d’apnea in cui tutti hanno dato il massimo, senza lesinare energia, grattando il barile fino in fondo. Il campione è stato Luca Trial Mantovani in Mountain bike. Già gli anni precedenti aveva dato filo da torcere a molti, ma ieri sera sembrava un motorino e la sua ruota grassa ha fatto sentire tutta la sua potenza. Alle sue spalle Zappata Francesco che molti non conoscevano ma che ora si ricorderanno bene. Terzo Angelo Cherella, abbonato al podio dei rulli, sempre grande protagonista. Piacevoli sorprese sono arrivate da Cella in arte Lorenzo Celeste, (all’anagrafe è Cella!!) e Massimo Tommasi, abituati alle retrovie nella realtà, ieri hanno fatto vedere a molti il fondoschiena (Tommasi ha anche avuto diverse allucinazioni durante la gara riguardanti fondoschiena e altro). Delusione per Sandrino, forse ormai alla fine della stagione dei rulli e fuori condizione e per Massimo Bosso, a lungo primo virtuale ma poi scalzato da diversi. Tutti abbiamo passato alla fine, un’altra bella serata all’insegna della fatica e delle tigelle, al prossimo anno con nuove avventure.http://picasaweb.google.it/EnricoPasini81/RulliPassoPordoi11209?feat=directlink

Classifica rulli - Passo Pordoi

POS

DISTANZA TOTALE (metri) media totale






1 Mantovani Luca
3080 23,10 km/h
2 Zappata Francesco
3060 22,95 km/h
3 Cherella Angelo
3020 22,65 km/h
4 Pasini Enrico
2980 22,35 km/h
5 Ferri Loris
2980 22,35 km/h
6 Tommasi Massimo
2930 21,98 km/h
7 D'Elia Rocco
2850 21,38 km/h
8 Nassetti Antonio
2840 21,30 km/h
9 Bosso Massimo
2830 21,23 km/h
10 Stagni Alessandro
2770 20,78 km/h
11 Celeste Lorenzo
2690 20,18 km/h
12 Calzolari Stefano
2680 20,10 km/h
13 Dondi Massimo
2660 19,95 km/h
14 Pietrafesa Enrico
2530 18,98 km/h
15 Ferri Walter
2520 18,90 km/h
16 Margelli Loris
2460 18,45 km/h
17 Longhi Alberto
2430 18,23 km/h
18 Scandellari Daniele
2420 18,15 km/h
19 Bassi Dante
2400 18,00 km/h
20 Barbuti Max
2350 17,63 km/h
21 Collina Aureliano
2240 16,80 km/h
22 Garofalo David
2090 15,68 km/h
23 Magnani Maurizio
1800 13,50 km/h
24 Cioni Mauro
10 0,08 km/h

07 febbraio 2009

Il sole agli irti colli

Stamattina pioveva, ce ne siamo accorti tutti.
E allora si sta a letto, e si aspetta domani...quasi tutti, perchè alle 10 arriva un messaggio minatorio che intima ai Rossi di partire in bici sfidando Giove pluvio (sarebbe meglio nevio, ma tant'è).
Prima si decide per la corsa, ma poi si ritorna alla MTB, che con strada bagnata e pericolo pioggia ci pare piu adatta.
Allora mi trovo a Zola con Potter (ecco chi è l'indomito) e iniziamo a pedalare sulla bazzanese vecchia, prendendo per Pradalbino.
La valletta è molto bella, il sole combatte con le nubi, la temperatura è sui 12 gradi. Anche troppo per il periodo, e infatti appena la strada si inerpica, dobbiamo aprire le casacche e usare le borracce.
Me la ricordavo più gentile, ma la salita è dura, almeno per la condizione di febbraio.
Pedala e pedala, il fango sembra colla ma bene o male arriviamo in cima. Si vede la pianura colma di grigio, poi l'azzurro del cielo in lontananza e i nuvoloni all'orizzonte.
Prendiamo a sinistra per San Lorenzo, ma poi Enrico si ricorda di un sentiero bazza che dovrebbe arrivare verso Montemaggiore. Allora vai pure, il sentiero è molto bello ma un po il fango, un po i ruscelli colmi d'acqua rallentano il nostro andare.
Tra le razze, i tronchi e il fango comunque arriviamo tranquilli su via Landa, diretti verso Calderino.
Se non che anche a me viene un'idea vincente...subito prima della salita di San Lorenzo, andando giù a destra c'è un sentiero CAI che porta su via Amola.
Avverto Enrico che la salita è duretta.
Non mi sono sbagliato; tutto lo sterrato iniziale ha pendenze che a occhi non scendono mai sotto il 16%, e il fondo di ciottolato e fanghiglia non aiuta.
Enrico mi chiede se è quello il tratto duro, e la mia risposta non lo tranquillizza. Dopo aver fatto un centinaio di metri a piedi (non per la pendenza ma per il fondo), cavalchiamo di nuovo il rampichino e su.
Un tornante a destra preanunncia l'incubo: sono 200 metri con pendenze che non scendono sicuramente sotto il 25%.
Enrico si distrae e per poco non va nel fosso, e ripartire sono guai. Io nell'apnea cerebrale dovuta alla mancanza di ossigeno non cambio e arrivo in cima con la corona di mezzo invece che il rapporto più agile.
Enrico mi supera verso la fine, e quando arriviamo in cima siamo cotti ma molto soddisfatti.
Personalmente questa è la pendenza più dura che abbia mai affrontato, più di via Volta, più delle Orfanelle e di qualsiasi altra cosa.
Però scendiamo nel sole e ritorniamo verso Zola costeggiano il Lavino.
Bel giro, duro, ma la soddisfazione è tanta per aver sopportato tali pendenze.
A domani, se il tempo ce lo permette.

01 febbraio 2009

Noi ci siamo SEMPRE!

Noi ci siamo sempre, comunque e andiamo ovunque. Neve a terra o che cada fittamente dal cielo, noi usciamo. In Mountain bike o in bici da corsa, noi ci siamo. Non abbiamo paura di niente. E anche se, ad alcuni di noi balzellano dei dubbi,(Mauro Cioni!!) basta proporgli, come alternativa, una messa, che il ritmo aumenta, la neve diventa invisibile, la giornata afosa, i sentieri impervi autostrade di montagna! Pochi ma buoni! Mauro, due Enrico e un Massimo, sotto la neve e sopra la stessa, lungo le colline Zolesi-Casalecchiesi a sporcarsi, sudare e divertirsi, come bambini in un luna park deserto. Ci prendiamo i tre punti del campionato sociale, ci prendiamo dei matti, sapendo che lo siamo veramente e ci dispiace che in troppi, siano normali.
NOI CI SIAMO!!!


Nota tecnica: 3 punti anche a Paone, che parte con la bici da corsa, poi va a prendere la MTB, poi scala via Leopardi, poi scende, si perde, noi non lo vediamo avendo fatto il bosco per arrivare al ciliegione. Insomma speriamo solo sia tornato a casa sano e salvo.
Nota tecnica 2: quelli che partono in bici ma non firmano non beccano nemmeno un punto, ocio eh.