12 novembre 2017

Ricordi con il sorriso.

L’ho visto seduto dietro di noi, stessa compagnia ma tavoli diversi, tra fiumi di vino in calici traboccanti e piatti di pesce che si svuotavano in velocità proibitive anche per una Formula uno.

Un saluto veloce e le chiacchere non potevano cadere che su una cosa.

La bicicletta e le uscite con Malini.

Perché Giuseppe è la bicicletta, quando ne parla gli occhi si fanno grandi, le mani cominciano a muoversi e le gambe, anche sotto il tavolo, a pedalare.

Me lo ricordo come se fosse ieri, è passato qualche anno ma neanche tanti, sempre presente a Bruscoli, arrivava dopo di noi, non si cambiava, mangiava quanto noi, beveva quanto noi, poi inforcava la bicicletta e tornava a Bologna, come in un normale rifornimento di una granfondo, mentre noi scendevamo in macchina e le mogli guidavano. 

Mi ricordo di lui, lui si ricorda di me, e li seduti ad un tavolo di un magnifico ristorante sull’Adriatica alle porte di Cervia racconta la storia di una delle tante gite al mare, ma questa incredibilmente avventurosa.

Dovevamo andare a Cesenatico, ma poco prima di Ravenna, sulla San Vitale, il gruppo si sfaldò. Tra chi diceva di svoltare a destra e chi a sinistra per un attimo ci si separò e naturalmente la decisione che presero quelli davanti fu sbagliata.

Ricordo che Fabio bucò, aveva il tubolare e nonostante l’intervento di una bomboletta per paura che si tornasse a sgonfiare, cominciò a tirare come un forsennato. E noi dietro. Poi a dargli i cambi. Metti mai che si dovesse far venire a prendere. Ai quarantacinque sull’Adriatica qualcuno cadde anche, ma nessuno se ne accorse.

Non se ne accorse neanche Giuseppe, perché in quel momento era già staccato. 
Giuseppe era rimasto staccato da parecchio, e quando capì che non sarebbe più riuscito a rientrare chiamò Paolo chiedendogli dove fossimo, che lui era in centro a Ravenna. Paolo rispose che eravamo già al ristorante e che stavamo iniziando a mangiare, che se non voleva arrivare fin lì, si poteva fermare a La Campaza a mangiare qualcosa che gli e lo avrebbe rimborsato per l’equivoco avvenuto.

Ma Giuseppe il giro doveva finirlo, declinò l’invito di Paolo e disse di aspettarlo al ristorante, avrebbe preso una piadina e una birra e sarebbe arrivato.
Giuseppe arrivò, con il sorriso stampato in volto, che stavamo finendo il dolce. Si sedette e dopo piadina e Birra mangiò il dolce anche lui.

Giuseppe è un giovane signore di ottanti anni che ancora in bicicletta ci va e i suoi seimila chilometri se li è fatti anche quest’anno. Parlando di cambi elettronici, freni a disco e bici super leggere il discorso finisce su mio zio, organizzatore perfetto di questa magnifica mangiata di pesce.

“Ma te l’ha detto tuo zio Alessandro che ha comprato l’Ebike?”

“Eh si ne parlavamo prima, perché dice che così può tornare a far salite.”

“Neanche io riesco più a far salite. Ho però qualche anno più di lui. Ma fa lo stesso. Prendo la bici e faccio i miei giri, San Giovanni, Manzolino, Le Budrie, massimo San Savino. L’importante è salire in sella e spingere con le proprie gambe. Poi la bicicletta è sempre bellissima!”

Immenso Giuseppe!