30 luglio 2008

Un giro in solitario...

Le giornate sono lunghe e approfittando di aver finito il mio lavoro ad un orario ragionevole, decido di prendere la bici e fiondarmi in un giro che avrebbe velleità notevoli ma che poi dovrò accorciare per via del tempo che ad un certo punto minaccia pioggia.
Sono a Zola, parto baldanzoso verso Crespellano che raggiungo comodamente ai 33kmh di media, (oggi sto proprio bene nonostante la temperatura non sia delle più fresche), poi raggiunta "Muffa", giro a sinistra in direzione Monteveglio. Supero la località appena citata e quando arrivo al bivio per Zappolino scelgo di andare a sinistra ed affrontare la salita che abbiamo fatto altre volte in compagnia di molti di voi. La salita ormai la conosco, la prendo con calma all'inizio e poi spingo un pò di più nel finale quando la pendenza tende a diventare più abbordabile. Supero il piccolo paesinoe e vado oltre sino al cartello che indica Savigno. Non entro in paese, vado diritto anche se non ci sono indicazioni. Scelgo di fidarmi del mio istinto e della posizione del sole per orientarmi, ed infatti arrivato ad un bivio successivo leggo l'indicazione che aspettavo: "Zocca"!!
Proseguo per questa strada che inizia a salire in modo piuttosto sensibile, penso e spero sia solo per qualche centinaio di metri ed invece "va su" senza tregua per parecchi chilometri. La sensazione che provo è di assoluta solitudine, sulla stradina stretta e piena di vegetazione ci sono solo io, nessuna casa e di auto nemmeno l'ombra. Penso che forare in questi frangenti e non avere il materiale necessario per le riparazioni (non è il mio caso sia chiaro), sarebbe un bel problema! Continuo a salire, e ad un certo punto, dopo aver visto un panorama stupendo in mezzo alla vegetazione, arrivo a leggere un cartello:"Monteombraro".
Giunto in mezzo al paesino vedo una fontanella e faccio il pieno alla borraccia, l'acqua freschissima è un piacere immenso, altro che EPO di terza generazione!!!
Proseguo la mia passeggiata in solitario verso Zocca che raggiungo abbastanza agevolmente nonostante la strada presenta dei saliscendi che in alcuni casi mi fanno sbuffare un pò.
Passata la località che ha dato i natali a Vasco Rossi, proseguo con l'intento di raggiungere Castel D'aiano. Ci arrivo quasi, ma guardando il cielo sempre più nero che mi si para davanti, decido di fare una deviazione rispetto all'itinerario che mi ero prefissato (Castel D'aiano, Montese, Vergato e Cereglio). Taglio a sinistra prima di Castel D'aiano e prendo la splendida ed ombreggiata strada che mi porta direttamente a Cereglio dove effettuo la seconda ed ultima sosta. Riempio ancora la borraccia, mangio la barretta di cioccolato e cereali che mi sono portato dietro e.....telefono al Potter!!
Mi risponde e mi dice che sta per uscire, gli racconto il percorso e mi conferma che sino a Monteombraro vorrebbe arrivarci anche lui. Gli confermo che il giro è stupendo e lo invito a metterlo in pratica.
Riprendo così la via verso Tolè che raggiungo dopo aver ingerito una bustina di zuccheri che mi consente di superare gli ultimi strappi di salita.
Supero Tolè e "volo" verso Monte Pastore dove il Savoldelli dei poveri, (oggi con casco in testa) decide di divertirsi un pò, lanciandosi a capofitto in discesa e superando due vetture guidate da persone coi capelli bianchi, i famosi "umarel".
Arrivo quindi a Calderino e poi sempre "a manetta" verso casa che raggiungo con grande soddisfazione dopo 94km percorsi alla media dei 26.6 kmh. Tutto sommato per un vecchietto come me, la media mi soddisfa parecchio considerando i tanti km di salita.
A proposito di Savoldelli, vorrei ringraziare Mauro Cioni che tempo fa mi ha accostato al campione bergamasco, e fra l'altro con grande occhio clinico visto che con Paolo condivido sia l'altezza (181cm) che il peso (quello attuale, 68kg).
salutoni
Sandrino

29 luglio 2008

Voglio, non voglio crederci-Tour de France 2008

Ha vinto Carlos Sastre, spagnolo, 33 anni, solo quattro vittorie in carriera. Ma una grande carriera da gregario, fortissimo in salita, insostituibile per i suoi capitani. Professionista da 11 anni, è alla CSC dal 2002. Per Ivan Basso era fondamentale il suo apporto in salita, l’atleta varesino ha sempre dichiarato che poteva tranquillamente fare classifica per se e invece si sacrificava per gli altri. Prima di approdare alla CSC l’unica sua squadra è stata la Once del chiacchierato Manolo Sainz e dei vari Olano. Igor Gonzales de Galdeano, Jalabert.Ha sempre tirato per loro, cogliendo tanti piazzamenti ma pochissime vittorie. Fino quest’anno dove qui al Tour ha conquistato la maglia gialla con una bellissima impresa sull’Alpe d’Huez e da li non l’ha più lasciata. E’ scattato al primo chilometro di salita, è andato costante, ma sempre in crescendo, mangiando secondi su secondi ai diretti rivali, che si studiavano ma non si battevano. Ha dato più di due minuti a tutti, conquistandone uno e mezzo sui rivali più pericolosi, poco ma tanto gli è bastato per resistere a cronometro, ed arrivare a Parigi in giallo. Secondo il sempre perdente Cadel Evans. Quest’anno grande favorito ha trovato di nuovo uno spagnolo sulla sua strada, dopo Contador, Sastre. È stato sempre davanti, conquistando anche per un paio di giorni la maglia gialla, ma non è mai stato vero protagonista. Mai uno scatto vero, quasi mai un tentativo d’allungo. Forse la condizione migliore non era ancora arrivata, o forse se ne era già andata. Andava forte già dalla primavera quando vinse in una giornata di neve la tappa più dura della “Coppi e Bartali” a Serramazzoni. Troppo presto per chi ha concentrato tutte le sue aspettative sul Tour de France. Terzo gradino del podio per un sorprendente Bernard Kohl, classe 1982, giovane ma non troppo, una sola vittoria ma di prestigio il campionato Austriaco nel 2006 a soli 24 anni. Una piacevole sorpresa, perché lo si è visto soffrire, lottare, crederci. Emblematica la sua faccia, distrutta dalla fatica, sulla Alpe d’Huez, ma piena anche di soddisfazione per essere rimasto insieme ai migliori. Una faccia sfigurata ma che ha dato la sensazione di “pulizia”. http://www.cyclingnews.com/photos/2008/tour08/index.php?id=/photos/2008/tour08/tour0817/bettiniphoto_0029452_1_full. E’ stato comunque un Tour pieno di protagonisti nel bene e nel male. I fratelli Schleck hanno dato prova della loro classe, entrambi possono ambire al podio e al gradino più alto del Tour.Soprattutto Andy. La crisi sull’Hautacam è stata passeggera, forse inventa per non avere tropi capitani in squadra. Ma le potenzialità mostrate sulle Alpi sono indiscutibili. Decine di chilometri di salita a tirare il gruppo, arrivando al traguardo in piene forze con la voglia di scattare ancora. Incredibile Cristian Valdevelde, prima maglia Rosa del Giro quest’anno, arrivato a Milano forse con anche due ore da Contador, al Tour è arrivato quinto, a tre minuti da Sastre e se non fosse stata per una caduta sulle alpi, forse il podio sarebbe stato alla sua portata.Per noi italiani un vero disastro. Cunego partito per vincere non è mai stato in condizione di lottare neanche per rimanere a ruota dei migliori. Rovinose cadute lo hanno mandato a casa prima di Parigi. Una delusione, la sua forma è vistosamente indietro, le gambe tornite non sono certe quelle di uno scalatore e anche a Pechino, per lui, la vedo molto dura. Abbiamo vinto tre tappe. Era meglio non vincerle. Riccò primo a Super Besse e a Bagnere de Bigorre è stato trovato positivo alla nuova Epo, la CERA. Una sola iniezione te la lascia in circolo un mese. Piepoli, primo ad Hautacam, confessa di aver preso le stesse cose di Riccò, che però smentisce. Una grandissima tristezza. Proprio ora che al Tour Riccardo non era neanche arrogante o strafottente come al giro. Già il Giro, come lo ha corso il Giro? Il doping è un cancro che aleggia in ogni vittoria del ciclismo. Non voglio credere che Sastre abbia vinto perché era della “scuderia Sainz”. Voglio credere che abbia vinto perché i dopati sono stati fuori e lui, che era il primo dei perdenti, ora ha la strada”pulita”. Non voglio credere che la Spagna stia facendo man bassa di torfei in tutti gli sport(calcio, basket tennis, ciclismo), perché è l’unico paese senza un vero programma contro il Doping. Perché è il paese dove è nata e che ha insabbiato l’Operation Puetro. Non voglio credere che i francesi non vincono più perché in Francia doparsi è reato e allora sono tutti troppo “Puliti”. Non voglio credere che gli italiani, come nelle barzellette, siano gli unici che si dopano e gli unici che si fanno beccare. Non voglio crederci, ma che fatica…

21 luglio 2008

20 luglio, io e il Potter....

E' arrivato anche quest'anno, e come tutti gli altri è una giornata normale che gli altri ti fanno diventare speciale, specie per i messaggi di auguri che arrivano e persone che non senti da tanto tempo che ti chiamano per ricordarti che sei più vecchio di un anno.....

e vabbè, in fondo ti consoli sapendo che renderai pan per focaccia alla prima occasione!! ;-))

Per non far sembrare la giornata diversa dalle altre, mi accordo col Potter per una pedalata liberatoria da ogni stress e decidiamo di andare presto così poi si torna altrettanto presto per assolvere gli obblighi che "certe date" ti impongono!!

Sveglia ore 6,30, la mattina a Marina di Ravenna profuma di mare, e di pineta, ingurgito qualche biscottino ai cereali poi vesto i panni del nuovo completino acquistato la domenica precedente ed esco dal camping dove ad attendermi c'è......nessuno!!! :-O

Sono quasi le 7,00 ed il Potter, che di solito è Svizzero, non appare all'orizzonte. Decido di chiamarlo e con grande divertimento da parte mia, sento dall'altra parte del telefono una vocina sonnecchiante che mi risponde confessando che stava dormendo! :-)))
Mi metto a ridere e gli propongo di trovarci allora a Marina Romea così facciamo colazione insieme. Detto fatto, un bel cappuccio ed un bombolone al cioccolato sono conquistati come Pantani faceva col Mortirolo!!! La mattina inizia col piede giusto, penso io soddisfatto del dolcetto appena gustato.
Si parte per un bel giro in pianura e scopro strada facendo che il contakm non ha più voglia di funzionare e per tutto il giro rifiuterà ogni qualsiasi mia preghiera o sollecitazione, temo sarà opportuno ricorrere all'assistenza del Boss. Scopro fra l'altro che il compagno d'avventura ha lo stesso problema, siamo entrambi felicissimi di "mal comune", ma meglio loro che noi!!!
Ci mettiamo sulla strada per S.Alberto e la nostra velocità "a pelle" sembra buona. Vaghiamo per la pianura romagnola chiacchierando come due "pensionati" ma l'aria che arriva sul viso ed il ritmo delle pedalate non sembrano indicare che l'andatura sia di quelle da "impiegati I.N.P.S.".
Superiamo in bellezza la località sopracitata e continuiamo a pedalare sino a raggiungere ad un certo punto un paesino con un centro storico davvero degno di nota. Sia io che il Potter, non abbiamo fatto caso al cartello d'ingresso e giunti sulla piazza ci chiediamo come due matti dove siamo arrivati. Il matto più matto sono io perchè vedendo un ragazzo di colore col figlioletto seduti su una panchina, vado a domandare, come in un film di Totò, dove ci troviamo!!
B-A-G-N-A-C-A-V-A-L-L-O, scandisce l'uomo guardandoci con un gran sorriso e pensando a "come siamo messi"!!! Io mi rivolgo al Potter e ripeto: Bagnacavallo Potter, e lui di rimando: "certo Sandrino che hai scelto proprio uno originario del luogo per chiedere!!"
Morale, facciamo anche due chiacchiere con l'uomo che si mostra educatissimo e divertito della nostra presenza.
Dopo un paio di foto scattate alla piazza (dove fra l'altro è presente un cippo del paese dedicato ai suoi caduti e dove c'è scritto: BAGNACAVALLO ai suoi caduti, (bastava leggere)), riprendiamo la nostra pedalata sino a raggiungere la via S.Vitale che ci riporterà verso Ravenna. Una volta giunti alla città capoluogo di provincia, oltrepassiamo il ponte mobile (mai visto funzionare anche da Enrico) e prendiamo per Marina dove superiamo una fila di auto che vanno al mare, di una lunghezza impressionante.
Arriviamo in centro a Marina ed il Potter, per festeggiare il mio Birthday, mi offre una fantastica Coca Cola ghiacciata in uno dei bar coi tavolini all'aperto dove abbiamo modo di osservare qualche esempio di "fauna locale e stranger" davvero interessante.
finita la Coca accompagno il Potter al "traghetto" e ritorno al camping ad assolvere i doveri del festeggiato.
Calcolando con molta approssimazione il percorso, dovremmo aver fatto una 80/90 di km ad una velocità piuttosto sostenuta, penso che la media sia stata superiore ai 30kmh, ma magari il Potter saprà essere più preciso del sottoscritto.
Salutoni
Sandrino

17 luglio 2008

10° Stralizzano

20 Luglio 2008
10 STRALIZZANO
RADUNO NON COMPETITIVO DI MOUNTAIN BIKE
Ritrovo:dalle ore 8.15 in Piazza a Lizzano in Belvedere
Chiusura iscrizioni: ore 9.00
Partenza:ore 9.15
Km:32
Dislivello:800 mt
Iscrizione:EURO 8 Tesserati EURO 10 NON Tesserati
Premiazioni:Le prime 5 società con maggior n° di partecipanti
Ad estrazione + Lotteria
Parcheggi:palazzetto dello sport
Docce:Spogliatoi tennis
Mangiare e premiazioni: Parco della rotonda
Info: 3406691941 328 2717958
Tecniche:
Il percorso non è particolarmente impegnativo, da Lizzano si sale fino a Monte Acuto delle Alpi quindi una discesa abbastanza tecnica ma molto piacevole ci condurrà al vecchio mulino della Squaglia, da qui si sale seguendo un sentiero a tratti insidioso ma non lungo e col fresco del fiume si arriva velocemente al rifugio della Madonna del Faggio. Un breve ristoro ci permetterà di ripartire col piede giusto, uno sterrato veloce ci condurrà al primo abitato (la Pennola) dove comincerà nuovamente la salita. Immersi nel verde ed in assenza di traffico arriveremo sul monte Piella, la bellezza dei sottoboschi sembrerà alleviare qualsiasi fatica, ma non è finita, dapprima una discesa poi un breve tratto in lieve salita ci condurranno nuovamente in un sentiero che sicuramente troverà la soddisfazione massima del biker amante della natura. Un free ride veloce a tratti, tecnico per pochissimi passaggi ma veramente entusiasmante per la costante e continua bellezza del tracciato. Il sentiero termina in un antico borgo (tresana) quindi passando nuovamente da (la Pennola) si scende a Castelluccio. Da qui un altro sterrato dove le bi-ammortizzate avranno la meglio condurrà il gruppo sotto Lizzano (Taccaia) La Stralizzano terminerà con una breve salita che immetterà i concorrenti direttamente all’arrivo (palazzetto dello Sport).
Varie:
E’ fatto obbligo a tutti i partecipanti di indossare il casco di protezione, di rispettare il codice della strada e di rispettare cose e luoghi.L’organizzazione declina ogni responsabilità per eventuali incidenti a persone o a cose che dovessero accadere prima, durante o dopo la manifestazione stessa.
La manifestazione è assicurata RCVT presso CARIGE ASSICURAZIONI Spa
Per quanto contemplato vige il regolamento UISP
Assistenza: Soccorso Alpino Corno alle Scale
Croce Rossa Italiana

14 luglio 2008

Uno dei Malini nelle terre di Di Luca….

Saluti a Tutti,
la settimana scorsa ero in quel di Carsoli (provincia di l’Aquila) per motivi lavorativi e visto che mi sarei trattenuto in toto dal lunedì sino al venerdì pomeriggio, ho pensato bene di portare con me l’amata Wilier e di usarla nel dopo lavoro sugli splendidi percorsi che si inerpicano in questa zona prossima al magnifico Gran Sasso.
Arrivato lunedì mattina, dopo l’alzataccia delle 4,30 ed affrontato il viaggio sino a Carsoli (circa 400km), ho concluso la giornata lavorativa alle 18,00 e montato in sella, dopo essermi consultato con la titolare dell’agriturismo in cui sono solito alloggiare, sono salito per una bella salitella di circa 12 km con pendenza media del 5% e massima del 10% che porta al Valico.
Considerando le circostanze, la non conoscenza del percorso e la luce che non sapevo per quanto mi avrebbe accompagnato, raggiunto i 1220m del Valico, ho preferito ridiscendere e tornare alla base soddisfatto comunque per la bella gita che alla fine è valsa un +25km sul mio strumento.
La sera successiva, dopo aver studiato meglio il percorso, grazie anche ad alcuni suggerimenti dei colleghi, sono partito per la gita che mi ero preposto e dopo aver superato prima i Colli del Bove e poi il Valico mi sono buttato a capofitto verso la località di Tagliacozzo. Giunto al paese, chiedo conferma della direzione e mi indicano una strada ancora in leggera discesa che mi porta per un paio di chilometri ancora a scendere, poi la strada comincia a salire di nuovo ed in modo costante, con alcuni tratti davvero fastidiosi a causa del vento contrario, giungo a Pietrasecca, dopo aver “svalicato” il Colle Civitella a 970m. Sono sulla via Tiburtina, quella che da Pescara porta a Roma, la strada è bellissima, larga, asfaltata da poco, e soprattutto poco trafficata per via dell’autostrada A24 che tiene lontani tutti quelli che hanno fretta di raggiungere la capitale. Bene, eccomi su questa arteria piena di verde ai lati, tutta in leggera discesa per chilometri che ti mettono in ritmo sin da subito e mi fiondo verso Carsoli ad una velocità che nemmeno pensavo di tenere per tanto tempo sino a qualche mese fa: viaggio dai 51 ai 56 kmh. Sembro un treno lanciato a tutta velocità, ed ogni tanto penso a quanto si divertirebbe Luca Laffi su questa strada, supero un trattore di slancio mentre un ragazzino seduto accanto al nonno che guida mi saluta sorridente mentre li affianco.
Arrivo a Carsoli in un baleno e riprendo a salire nuovamente verso l’agriturismo. In tutto la passeggiata è di 50km precisi precisi!!
Di li a poco, dopo una doccia veloce, mi ritrovo davanti ad un bel piatto di pasta fatta in casa e la serata si chiude parlando con i gestori di nuovi percorsi. In realtà salterò il mercoledì per problemi di lavoro, ma giovedì rifarò lo stesso giro arrivando prima alla base, forte della conoscenza del percorso e di aver affrontato la salita con maggiore determinazione.
Salutoni
Sandrino

Un'altra Domenica al mare

Ore 5:45 di Domenica mattina, esco in terrazza per fare colazione, un forte odore acre mi entra nel naso, sono le raffinerie della Baiona. Il vento tira dalle montagne e lo porta al mare e sentirlo appena alzato non è stupendo. Ancora vento sarà un’altra dura giornata in bici.
Ore 7:30 sotto casa d’Enrico Pietrafesa a Pinarella, oltre a Tony, c’è anche Morini e un signore romagnolo che si aggregherà con noi. Sta aspettando un altro ragazzo di Bologna. Arrivato Tony lo riconosce, è un tal Monari che da giovane andava molto forte a piedi. Scoprirò che ora, sui 40 anni, va anche forte in bici. Partiamo direzione Savignano sul Rubicone con l’intenzione di andare verso Ponte d’Uso. I primi chilometri sono tutta pianura, percorrendo stradine secondarie sull’argine del Rubiconde. La media è sui 30 31 km/h, Morini andrebbe anche un pelino più piano ma io e Pietrafesa non caliamo. Il vento per adesso non è fortissimo e arriviamo a Svignano senza neanche accorgercene.Qui tra strade di colline e superando tanti gruppetti di ciclisti raggiungiamo il fondovalle che va a Ponte d’Uso.E’ quello che si fa in discesa alla Nove Colli, che porta al Gorolo l’ultima salita. Infatti ci passiamo di fianco, ma tiriamo dritto volentieri, anche se il percorso è molto vallonato e la velocità resta tra i 31 e i 28 km/h con il vento contro. Ora a tirare con me c’ è Tony Paone, inossidabile, seguo la sua andatura. Più tardi, quando Enrico gli farà notare come va bene controvento, dirà che andava con il mio passo. Arriviamo a Ponte d’Uso e decidiamo di andare a scalare Monte Tiffi, una delle salite della Nove Colli. Corta ma terribile, dista da li un paio di chilometri di pianura poi all’improvviso comincia a salire inesorabile, con pendenze che sfiorano il 16%.
La comincio piano, sono tre chilometri soltanto, il tratto centrale forse è il più pendente, con un paio di tornanti che non lasciano respiro. Monari resta a ruota e poco prima dell’ultimo muro mi passa davanti. Resto lì ma sono fuori giri. Ci sono due tornanti che formano un esse cerco di lanciarmi un pochino e poi ecco l’ultimo muro. Un cartello segna il 10% ma secondo me è anche al 12-14%. Dal 26 passo al 23 e comincio a spingere, Monari non tiene il passo e si stacca. Arrivo in cima, dopo questi infiniti 300 metri, che sento il cuore in gola e lo stomaco pure. In pochi minuti arrivano tutti, ci abbeveriamo nella calda fontana e scendiamo sempre dallo stesso versante. Ritorniamo a Ponte d’Uso, giriamo a sinistra e saliamo a Sogliano.Questa è la discesa del Barbotto. Come salita è molto pedalabile ma lo sforzo del Monte Tiffi ha lasciato il segno. Procediamo compatti, tranne il romagnolo, che si avvantaggia di un centinaio di metri. Poi dopo un tornante allungo un pelo, Tony pensa a un mio scatto e in due pedalate riprende il romagnolo. E io volevo farla piano. Riprendo Tony e il romagnolo, li sorpasso, metto giu qualche dente e dai 19km/h passo ai 25km/h. Solo Monari mi resta a ruota e ci rimane anche quando metto il 53 e scatto ai 30 km/h. Aspettiamo gli altri al bivio del Barbotto e continuiamo a salire verso Sogliano. Da qui si comincia a scendere.Fino a Borghi però è tutto un saliscendi. Tra campi di grano e boschi agevoli, salitelle si intervallano a pedalabili discese. Le classiche Boazze. Infatti Pietrafesa, a ogni salitella, parte da dietro e le affronta a tutta. Ma Tony non ci sta e non gli lascia spazio. Resta il fatto che Pietrafesa le vince tutte anche se faticando. Da Borghi in poi è tutta discesa. Questa volta il vento non ha fatto scherzi e non si è girato. L’abbiamo a favore, con il mare sullo sfondo e le vigne di Trebbiano e Sangiovese ai nostri lati scendiamo ai 60 fino a Savignano. Da qui con un po’ di borbottii di Pietrafesa arriviamo a Cesenatico ai 45km/h. Passiamo anche di fianco a casa Pantani. Non entriamo, se ci fosse stato Sandrino ci saremmo fermati a pranzo, ma così non vogliamo disturbare.Mi accompagnano alla macchina a Cervia tutti e quattro, dopo 100 km a quasi i 30 di media. Ci si vedrà Domenica prossima, con l’intenzione di andare a Torriana, il paese dove vive Riccò. Quattro possibili salite per arrivarci, una più cagata dell’altra.

08 luglio 2008

Quattro Malini in cerca di salite

Domenica mattina sono le sette a Marina di Ravenna. E’ appena finita la “Notte Rosa”, in ogni rotonda almeno due giovani dormono, sfiniti dalla lunga festa. Penso che mentre io esco in bici, loro devono ancora rientrare a casa. Mi sento un po’ fuori dal mondo, ma preferisco di gran lunga così. Recupero Sandrino in macchina e andiamo a Pinarella, dove ci ritroviamo, con non poche difficoltà con Enrico Pitrafesa e Tony Paone. Partiamo, Enrico dopo aver consultato un libro su alcuni giri da fare partendo da Cervia, decide di portarci a Monte Cavallo salendo da Teodorano. E’ un giro che già conosco, affrontato la prima volta due anni fa con Gengi, Walter e Cella in una giornata dai 40 gradi e passa. I primi 25 chilometri sono di pianura li affrontiamo allegri sui 35 km/h, con anche un fastidioso vento contro. Arriviamo a Panighina, un signore ci affianca e chiede se può provare a starci a ruota. Ci giriamo ed esterrefatti quasi lo salutiamo:”ciao Aureliano”. L’uguaglianza è strabiliate, praticamente il sosia romagnolo. Peccato che appena la salita inizia lui si stacca, forse suggestionato dalla lieve cellulite di Paone. Arriviamo a Bertinoro, la salita va su a strappi tra il 10 e il 14%, è all’ombra circondata da cipressi e pini e la resina che cola tra i tronchi annuncia il caldo. La fatica si è fatta sentire e sudati fradici continuiamo verso il Polenta. Tutti insieme saliamo i tre strappetti al 14% e ci involiamo in discesa verso Fratta Terme. Da qui verso Meldola attraverso un falsopiano in salita pedalato abbastanza forte. Poi breve discesa e finita, una fontana ci dà l’occasione per fermarci. Riempiamo le borracce e parliamo con due cicloamatori che ci spiegano un’altra salita per Teodorano, leggermente più dura. Preferiamo rimanere secondo i nostri programmi e ci dirigiamo verso l’inizio della salita che dista da lì tre chilometri. Il ragazzo della fontana ci segue, mentre l’altro torna verso casa. Iniziamo a salire io, Tony e Sandro e poco più indietro Enrico con l’altro ragazzo. Fino a Teodorano la salita è molto pedalabile anche se quasi tutta al sole, solo alcuni tornanti offrono un poco d’ombra.verso il paese accelero, staccando gli altri. Ci fermiamo un attimo e mentre Enrico prosegue noi salutiamo il ragazzo, ringraziandolo della compagnia. Mancano ancora tre chilometri alla vetta di Monte Cavallo, ci lanciamo all’inseguimento del Pietrafesa che però non si vede. L’ultimo chilometro è veramente tosto, più o meno al 14%, con alcuni tornanti che tagliano le gambe. Nonostante l’abbia presa a tutta, ai 18 km/h, di Pietrafesa vedo solo la sagoma. Ci ricombattiamo solo all’inizio della discesa presi in giro da Enrico arrivato solo a Monte Cavallo( non c’è un cartello che indica che è Monte cavallo, ma da tutti è chiamata così). Dopo la discesa arriviamo a Borello. Le borracce sono già vuote, cerchiamo un bar, che arriva dopo pochi chilometri. Chiediamo quattro Coca cola, ma il giovane barista ottantenne ci da una bottiglia da 1.5 litri, perché così risparmiamo. L’onestà di chi non ha più bisogno di niente. Prendiamo anche due bottiglie d’acqua e cominciamo a scendere verso Cesena. Un gruppetto di quattro signori ci supera e noi ci accodiamo, sperando che ci portino verso Cervia. E’ quasi tutta discesa, ma la velocità non è elevatissima, sui 40 km/h perché un leggero vento infastidisce molto. Arrivati fuori città, dopo una decina di chilometri, mi riesco ad orientare. Ringraziamo per il passaggio e comincio a menare verso il mare. La velocità, nonostante ora sia solo pianura è sempre fissa sui 42-38km/h. Il vento man mano ci si avvicina al mare aumenta d’intensità, facendo calare notevolmente l’andatura. A cinque chilometri da Cervia sono a tutta, ma la velocità non supera i 31km/h. Vedo il grattacielo di Milano Marittima, nonostante mi stia avvicinando, rimane sempre troppo lontano. Con molta fatica porto i ragazzi a casa dopo 110 km fatti alla media dei 27.5km/h. Un bel giro, da concludersi con un bel pomeriggio sotto l’ombrellone.

06 luglio 2008

domenica su per Ciano

Oggi giornata estivissima, bella calda fin dal mattino.
Alle 8.30 il gruppetto è corposo, con i redivivi Cella e Rocco a far parte del plotone.
Si parte direzione Bazzanese, poi verso Monteveglio, Zappolino, Castelletto e su per Ciano e Monteombraro.
Qui ci si divide, con io, Lorenzo e Luca che saliamo a Zocca, poi monastero, Tolè e ritorno ormai classico da Montepastore e Medelana; gli altri...non so.

La salita di Ciano di Zocca e Monteombraro
E' una bella e lunga salita che, partendo da Castelletto di Serravalle arriva prima a Ciano di Zocca e prosegue poi fino a Monteombraro, frazione di Zocca.
L'erta va dai 200 metri circa di Castelletto ai circa 670 di Monteombraro, con una distanza di poco più di 10 km, per cui la pendenza media è del 4.5%
Si divide in 2 parti, segnalate dal borgo di Ciano di Zocca a poco meno di metà strada; la prima parte è molto regolare, con rettilinei non duri intervallati da qualche tornantone largo e ben asfaltato (molto veloci e divertenti in discesa). Giunti a Ciano (dove seminascosta a sinistra nel piazzale del ristorante vi è una fontana molto gradita in questi giorni), la strada aumenta di pendenza con qualche strappetto più impegnativo, anche se non tale da creare seri problemi.
Circa 3 km prima di Monteombraro la strada spiana decisamente e sale tra calanchi, con qualche aumento di pendenza sporadico.
Subito prima del paese vi è però un insidioso rettilineo lungo circa 400 metri con pendenza abbastanza alta che toglie le ultime energie del ciclista fuori forma. Ormai però è fatta perchè dopo la curva a destra la fontana preannuncia la fine della salita.
Da qui si può scendere verso Savigno oppure proseguire un bel giro andando verso Zocca e prendendo poi a sinistra per Tolè e tornando lungo la fondovalle del Lavino.

02 luglio 2008

01 luglio 2008

La Notturna


Mercoledì 9 Luglio 2008

La Notturna

Gita in Mountain Bike di circa 18/20 Km
Ritrovo ore 20.15 Presso Malini Cicli
Partenza ore 20.30
Rientro previsto per le ore 22,00 circa
Al rientro, per chi interessato pizza e birra (8€)