24 aprile 2016

13 Colli verso il Mare

Un giro pensato due anni fa, quando un tratto l’avevo già percorso. Da Zola fino a Brisighella per i colli, poi 60 chilometri di pianura fino a Marina Romea. 180 km in totale.
L’idea di proseguire ancora per i colli fino a Bertinoro e poi dritti fino al mare. Un calcolo, ad occhio, che i chilometri avrebbero potuto superare i 200 km, arrivare sui 230, ma non di più. Ed invece…

Dopo due anni a pensarlo era arrivato il momento di provarlo e così una mattina di Aprile, grigia e dalle previsioni  infauste salgo in bici direzione Marina Romea. Direzione Marina Romea non proprio, perché in realtà la direzione iniziale è tutt’altra. Si sale verso l’Appennino, per i colli di Bologna, verso l’entroterra romagnolo. Invito qualche amico ad accompagnarmi per qualche colle, ma nessuno accetta.

L’indecisione su come vestirmi è grande, alla fine indosso il Gabba Castelli e relativi manicotti antipioggia. Serviranno solo negli ultimi 20 chilometri, ma tutto sommato, nonostante qualche salita dura e soleggiata, non ho mai sofferto troppo caldo e nelle discesa, sempre fredde e ventose, la scelta si è rivelata azzeccata, anche solo per la comodità di non doversi fermarsi a mettere l’antivento.

Alle sette di mattina l’aria è frizzante a Zola Predosa, il cielo è velato ma filtra qualche raggio di sole, mentre i primi nuvoloni si mostrano in lontananza. L’odore dei campi tagliati, bagnati dalla rugiada del mattino sarebbe quasi romantico, se non mi facesse prudere il naso in maniera ossessiva.

Il primo colle, Mongardino, scorre sotto le ruote con calma, le viti di Pignoletto prendono il primo sole della giornata e salire così presto al mattino per i suoi tornanti, è sempre meraviglioso.
Attraverso Sasso Marconi, i bar cominciano ad affollarsi e l’odore di paste invade l’aria. Verso

Badolo, secondo colle di giornata, sei chilometri agili, vi è un po' di traffico, sono i primi arrampicatori pronti ad andare ad occupare la roccia più famosa del Bolognese.

Scendo veloce verso Pianoro e dal centro risalgo subito verso Botteghino di Zocca, un chilometro d’ascesa poco impegnativa ma dalla cui cima si può ammirare la bellezza dell’Appennino tosco-romagnolo. I primi gruppi di ciclisti cominciano ad affollare i colli, riconosco qualche amico, che bello tirato si allena in vista della Dieci Colli.

La quarta salita è Monte delle Formiche, da Zena non è impegnativa come da Monterenzio, ma si fa comunque dare del lei, 4/5 chilometri con tratti al dodici per cento. È la prima salita dura di giornata che però è solo l’antipasto della successiva, la quinta, Villa di Cassano. Sei chilometri, con i due centrali al quindici per certo costanti e i successivi tre in falsopiano mai a scendere.

Dopo la discesa arrivare a Sassoleone è quasi una passeggiata, salita dolce prima in falsopiano poi con pendenze che non superano il 3%. Sosta alla fontana e via verso Fontanelice, discesa di un chilometro poi la strada risale. Due chilometri che sembrano facili ma sono al 7% e non mollano un attimo, meritando di entrare a far parte dei colli scalati in questo pazzo giro, la settima per precisione.

Finita la discesa si arriva a Fontanelice e si sale subito, verso il centro del paese. Si attraversa la statale e inizia l’ottava scalata di giornata, il Prugno. Questo è il vero confine tra Emilia e Romagna, anche se nell’imolese si sentono già Romagnoli e non certo Bolognesi, o forse orgogliosamente si sentono solamente e puramente, Imolesi. Sette chilometri di salita costante al 5%, tra vigneti e boschi. In cima, a sinistra l’Emilia, davanti la Romagna, tanto vento e qualche nuvola bassa.

Discesa agile, e in centro a Casola Valsenio svolta a sinistra e via verso la nona salita, l’Albano. Insieme al Prugno è la strada della Lavanda. Le viti intanto cominciano a farsi verdi, Sangiovese, Trebbiano e Albana si preparano a prendere il sole estivo. Salita non dura, ma che non ha riposo, si scende veloci verso Zattaglia e in fondo al rovinato falsopiano a destra si ricomincia a salire.

Decimo colle di giornata, direzione Brisighella, in cima il Monticino, primi chilometri impegnativi, con pendenze anche al 10%, poi falsopiano che invita a spingere, ma che sapientemente non spingo. A Brisighella i chilometri percorsi sono già 130, da qui in poi il percorso sarà quasi sconosciuto. Sulla carta mi aspettano altre 5 salite, ma capisco già, che forse, l’obbiettivo è esagerato. Riempio la borraccia nella bella fontana di Brisighella e risalgo subito verso l’undicesima salita di giornata, il Casale.

L’ho già pedalato ma la memoria mi gioca brutti scherzi e proprio non la ricordo. Salita vera, impegnativa, taglia in due la collina portando la strada a Modigliana. E dal centro di Modigliana una delle salite storiche della Romagna, il Monte Trebbio. Cinque chilometri al sette per cento, il primo mai sotto il dieci per cento e nelle gambe i chilometri si cominciano a fare sentire.

In fondo alla discesa i chilometri percorsi sono 160. Comincio a dubitare di finire tutto il giro pensato. Guardo Google Maps per vedere quanto mi manca a Predappio svalicando la collina. Mi dice 13 chilometri e decido di seguire le sue indicazioni. Forse avrò letto male io, o forse nelle indicazioni c’era qualche strada sterrata non richiesta, resta il fatto che arrivo a Predappio dopo più 20 chilometri, scalandone 8 di salita, il Baccanelli, che Strava dice essere al 4%, ma solo perché a metà vi sono due brevi discese che spezzano il ritmo. Per il resto strappi al 15% che non mi aspettavano e che mi fan venire la nausea di altra salita.

A Predappio mi fermo al bar, dove con gli amici in Estate ci fermiamo sempre per un caffè prima del ritorno. Mi faccio due mini panini, una pepsi e riparto direzione Forlì. Probabilmente, se in centro avessi svoltato a destra, salendo a Rocca delle Caminate, avrei saltato qualche chilometro ma come detto, con la salita, per la giornata, avevo finito.

Mi aspettano 80 km di pianura che fortunatamente fino a Forlimpopoli, quasi tutti a scendere, ho trovato con il vento a favore, facendomi ritrovare anche una buona gamba, pronta a spingere bei rapportoni.

Ma appena attraversata la via Emilia, come sempre, il vento gira, non lo trovo contro ma laterale e più dei 35 orari non li riesco a fare, a tratti non riesco a superare i 30.
È una strada che conosco a memoria, mai come in questo momento mi mancano i miei amici delle tirate estive, Romy, Leo e pure Sandrino. Ma che abbia 80 km nelle gambe, o 230 come in quel momento, a Madonna dell’Albero una mini volata la faccio lo stesso. Dai 30 ai 32 allora, penso la migliore mai fatta in vita mia.

Da qui la strada si fa bagnata, attraverso Ravenna sotto una leggera pioggia, tra pozzanghere che indicano la fortuna che ho avuto in queste 11 ore di bici infinite, solitarie e stupende.
La foto sulla foce del Lamone, dopo averlo attraversato 120 chilometri prima, è d’obbligo ed è quasi una vittoria a braccia alzate.

13 salite affrontate, 250 chilometri percorsi con 4000 metri di dislivello, tutti da solo, con il Sole di Villa Cassano a scaldare, le nuvole del Prugno, il vento del Trebbio e la pioggia di Ravenna a farmi compagnia.

Fino alla prossima volta, quando le salite diventeranno 14, perché Rocca delle Caminate, la si può aggiungere!      





20 aprile 2016

Brevetto dell'Appennino, si avvicinano i Prosciutti.

Con la terza prova consecutiva del Brevetto dell’Appennino, la Granfondo di Firenze, si comincia a sognare in  grande, con la possibile entrata di due nostri atleti sul podio nelle loro categorie.

Due prove ancora da effettuare, la Cooperatori a metà Giugno e la Scott di Piacenza ad inizio Settembre, ma al grande Steve Baccigotti ne basta una sola per salire matematicamente sul podio.

Grandissimo recupero per Guido Frigieri che sale dalla quinta posizione fino alla seconda, davanti a lui solo l’irraggiungibile Zanetti. Per il buon Guido tenersi il secondo gradino e più che alla sua portata, saprà riuscire a non farsi prendere dalla foga? 

Salgo anche io dal 10° al 9°, il podio è inarrivabile, ma riuscire ad entrare nella Top Ten potrebbe essere già un ottimo risultato.

Altri protagonisti del Club hanno solcato le strade Toscane questa Domenica.
Il grande Fabio Fornacciari, che più percorre chilometri, più diventa l’erede naturale dell’inossidabile Magnani.
Galluzzo che parte dalla prima griglia e riesce a non farsi recuperare dal sottoscritto.
Bufalo Scomazzon, parte dalle retrovie e con la sua potenza riesce a recuperare posizioni su posizioni, sorpassando Steve e Ramon, che nella veloce prova Fiorentina, diventata veloce per delle modifiche dovute alla giornata referendaria nazionale, passeggia senza dannarsi più di tanto l’anima.

Una bella Granfondo, nonostante il taglio delle salite più dure del Giogo e della Futa, che ha attraversato i dolci pendii del Mugello per poi salire fino all’acqua Panna, con otto chilometri di salita costante, ma mai durissima. Per poi ributtarsi verso Firenze, arrampicandosi su pendenze impegnative alle porte della città del Giglio, e finendo sulla durissima Via Salviati.

E dopo la gara sul Lungo Arno, tra una birra e una sbriciolona, c’era chi lanciava nuove mode.

Malini’s Style!

17 aprile 2016

Da oltre 25 anni Club MaliniBici
Eccoli qua........i più agonisti oggi alla Gran Fondo di Firenze, tra loro anche Ermanno che lasciata la MTB in garage, si cimenta sulle strade di casa......e udite udite.......nel dopo gara,invita BaccigottiPasiniStefanelliGalluzzo insomma tutti gli iscritti al club che oggi sono a Firenze, a Cena per una bella Fiorentina da lui offerta! Basta che lo aspettiate all'arrivo!
Mentre davanti al negozio, come solito da oltre 25 anni, BossoPietrafesa, Tognetti (ritornato in bici e promette scintille), e tutti gli altri tra cui le nuove entrate Rocca e Mosca, faranno una bella pedalata in compagnia sulle strade bolognesi.
La domenica mattina partire davanti al negozio, ormai è diventata una tradizione, molto spesso si aggregano anche altri ciclisti, non iscritti al club, e la cosa fa molto piacere, "non uscire da solo", aggregati al nostro gruppo!




11 aprile 2016

Granfondo di Carpaneto Piacentino e Classica Brevetto dell'Appennino

Tra filari di Gutturnio, Castelli Medievali, salite infinite, strappi tagliagambe, discese e strade distrutte, la bella Granfondo della Coppa Piacentina è scivolata via senza non poca fatica.
120 km 2400 metri di dislivello, praticamente tutti nei primi 100, una salita, la prima, di 20 km, pendenze dolci ma infinita, poi tante salitelle tra i 5 e un chilometro, con pendenze micidiali, dal 15 al 23%.
Proprio sul muro al 23%, chi scrive lo ha preso di gran carriera, ma cotto come un copertone non si era accorto di avere ancora il 53. È dovuto quindi tornare indietro per mettere il 39. Sarà stato il caldo.
Grande prestazione di Guido che sfiora l'entrata nei primi 100 arrivando 104°.
Sofferenti io e Baccigotti.
Io soffro i chili di troppo e le strade distrutte. In 10 anni di Granfondo mai avevo incontrato, per tutto il percorso strade ridotte come quelle Piacentine. Confermo comunque il piazzamento de La Spezia, arrivando sempre a cavallo dei 350° posto.
Baccigotti arranca dall'inizio ma come sempre porta a casa la pellaccia.
Nonostante le strade comunque bella manifestazione, molto ben organizzata, incroci presidiati, pericoli segnalati anche per terra e traffico quasi zero.

Ma le sorprese arrivano nelle Classifiche di categoria del Brevetto dell'Appennino.   
Nonostante la splendida prestazione Guido perde una posizione e da quarto finisce in quinta posizione.
Io guadagno quattro posizioni finendo al decimo posto, mentre Stefano consolida la terza posizione e se finirà almeno due lunghi nelle ultime tre Granfondo rimanenti, salirà di diritto sul podio.

A quel punto se portiamo a casa il Prosciutto con Steve, Guido può darsi ad altri sport, tipo il Bridge!

06 aprile 2016

Domenica 10 Aprile

Ciao 
se ti va di fare due pedalate con noi, sia con la Mountain Bike che con una E-Bike, domenica 10 aprile, ci troviamo a Sasso Marconi, presso il parcheggio su Viale Kennedy numero 3, (a sinistra prima della rotonda uscita sasso direzione Porretta), alle ore 08.30.
Partenza immediata per un’escursione sulle famose colline di Sasso Marconi, rientro al parcheggio per le ore 12,00.

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05 aprile 2016

Granfondo di La Spezia e quella Paranza...

Un piccolo spicchio di Luna a destra di San Luca è ancora alto nel cielo che comincia a prepararsi all’arrivo del giorno. Sono le sei di mattina della prima Domenica d’Aprile, tre biciclette e tre ciclisti su una Zafira attraversano la pianura Padana avvolta da un leggero strato di nebbia che bagna di rugiada il mattino e i campi circostanti. La Spezia è di là dall’Appennino, più si sale più la nebbia si dirada, mentre il primo raggio di sole spunta sulla Cisa innevata e si butta in mare.

La Spezia alle 8 di mattina è già sveglia, sul lungomare il traffico è intenso e nonostante manchino ancora due ore alla via qualche ciclista è già a pedalare verso le griglie di partenza. Il termometro segna 16 gradi e l’aria che respiriamo scesi dall’auto sa di salsedine ed entra con tutto lo iodo che contiene, dentro ai nostri polmoni. L’umidità e la cappa della Pianura sono già un lontano ricordo e dopo aver ritirato il pettorale e montato le biciclette, una foto in riva al mare, come sfondo il Golfo dei Poeti, non può mancare. Controlliamo e stabiliamo il nostro personale tempo massimo, le ore 15, orario di chiusura del ristorante al cartoccio I Pescatori. Una Paranza come Pasta Party non sarebbe da atleti, ma fa poi lo stesso.

La partenza è subito veloce, pochi metri di pianura e poi si comincia a salire per le stradine della città ligure e al terzo chilometro inizia la prima salita. Valico della Foce, tornanti dolci che tagliano la collina con l’Arsenale e le Navi militari sullo sfondo a rendere ancora più adrenalinica la partenza. Si suda e in molti sono a tutta per recuperare posizioni preziose e sprecare energie importanti.

Discesa breve e veloce, una serie di Sali e scendi che sono più salite non segnalate, che strappetti veri e propri, portano alla seconda salita di giornata, il Passo Termine dal versante di Pignone. Salita dolce all’inizio, con la pendenza che si incrementa, ma senza mai strappare, avvicinandosi verso la vetta che apre la vista sul Mar Ligure. A Soviore la picchiata verso Levanto è tanto spettacolare, quanto tecnica, chi non ha la discesa tra le sue corde tira i freni, chi ne è uno specialista si sfoga nelle curve e controcurve della strada delle Cinque Terre.

Si attraversa Levanto e si ricomincia a salire qualche chilometro, pendenze abbordabili che ogni tanto, come un dispetto, pizzicano le gambe, senza però mai tagliarle. In cima si torna verso Levanto, strada stretta, dissestata, in picchiata verso la bellissima cittadina in cui si ritorna, dall’altra parte della baia per ricominciare a salire verso la Cima Coppi e la cronoscalata di giornata.

Il passo di Guaitarola lungo 10 km lascia Levanto alle spalle e si arrampica lungo i terrazzamenti spezzini in riva al mare. Un mare che è una tavola piatta, calmo, il cui colore si fonde con quello del cielo nascondendo l’orizzonte. Pedaliamo in un dipinto, bisognerebbe fermarsi a scattare una foto ma l’agonismo ha la meglio e si scatta solo sui pedali, anche se fugacemente, cellulare alla mano, una foto la si prova a fare. In cima al passo si è poco dopo metà gara, 50 chilometri circa e il dislivello segna 1500 metri.

La Lunga discesa prima in falsopiano e poi più ripida, rilassa le gambe ma non la concentrazione che rimane alta tra le curve liguri. Si attraversa tutto l’entroterra spezzino, Borghetto Vara, Padivarma, Beverino fino all’ultima salita verso Visseggi, un paio di chilometri che terminano con un bello strappo sopra la città. Ci si butta in discesa, in quello che sarà l’ultimo sforzo, come Panorama il Golfo dei Poeti sullo sfondo, ma l’attenzione rimane alla strada, alle sue curve e alle sue condizioni disastrate, che rendono ancora più dura questa bella granfondo. La picchiata sulla Città e l’arrivo sul lungo mare rendono l’impresa ancora più bella.

Guardiamo il mare, ci cambiamo e andiamo a mangiare. Ai Pescatori la fila è infinita, al Pasta Party quasi.
Guido vuole la pasta, rifiuta il pesce dei pescatori e rifiuta anche il pesto e la porchetta del Party. Solo un filo d’olio sulle penne.

Lo seguiamo, mangiamo Pesto e Porchetta, usciamo e guardiamo i Pescatori che stanno chiudendo.

È ora di tornare verso le Due Torri, non senza ammirare ancora una volta quel mare che ci ha tenuto compagnia per metà pedalata e respirarne la sua salutare aria.

Una giornata quasi perfetta, è mancata solo una cosa, la Paranza!