31 agosto 2008

UNA LUNGHISSIMA ESTATE




Me la ricorderò per un pezzo questa estate del 2008. Anche quando il ginocchio avrà finito di sfiammarsi e le croste delle vesciche apertesi nel sottosella si saran tutte staccate, continuerò a sognarla. Ormai son dieci giorni che ho terminato la 1001 MIGLIA, "la più lunga randonnée d'Europa" per dirla con il linguaggio promozionale dell'organizzatore. Non so che cosa mi lascierà, nel tempo, questa esperienza densissima, meravigliosa e raccapricciante assieme. Non ho ancora avuto il tempo di fissare i ricordi ed elaborare le emozioni di questa cavalcata contro il tempo lunga 1608 km, in giro per mezza Italia. Troppo diversa dalla Parigi-Brest-Parigi che ho affrontato l'anno scorso: in Francia la tradizione di una manifestazione ultrasecolare, il numero impressionante dei partecipanti (5300), l'entusiasmo e l'appoggio fattivo delle persone lungo tutto il percorso, l'estremo rispetto degli automobilisti, ma anche la pioggia implacabile per quattro giorni. In Italia un'organizzazione presuntuosa ma in alcune circostanze assai carente, 200 partecipanti in tutto che pedalavano anonimi e dispersi sfidando l'idiozia e l'alterazione psicotropica di molti automobilisti; però lo spettacolo di tanti luoghi attraversati, in grado di allentare per molte ore la morsa della fatica bestiale, il sole e il caldo per cinque interminabili giorni.
Ma andiamo con ordine...La mia estate del 2008 è iniziata in gennaio. Non si può certo pensare di affrontare una pedalata di 1600 km senza una adeguata preparazione! Per cui ho cercato di ripetere quella dell'anno scorso pur senza partecipare a tutti i "Brevetti" che sono obbligatori per iscriversi alla PBP (200, 300, 400 e 600 km). Alla 1001 MIGLIA ho potuto infatti iscrivermi in quanto "reduce" della PBP 2007. Comunque, in solitudine o con alcuni amici e amiche, ho percorso alcune volte distanze tra 200 e 300 km, compresa qualche uscita notturna, cercando occasioni e luoghi sempre diversi, perchè io non riesco proprio a pedalare sempre negli stessi posti. Ma il momento decisivo dell'estate, quello che immediatamente ha prodotto sensazioni e ricordi bellissimi, si lega alla "SUPER RANDONNEE" di Cuneo (27-29 giugno 2008). I dati bruti possono dare una pallida idea di che cosa sia questa manifestazione: 510km, ma soprattutto 10500 metri di dislivello. Per capire veramente di che cosa si tratta, bisogna mettersi a pedalare dentro a questo anellone che parte da Cuneo e vi ritorna dopo aver scollinato il Colle della Lombarda, il Col de La Bonette, il Vars, l' Izoard, il Monginevro, il Sestriere, la Colletta di Paesana, la Colletta di Isasca, il Sampeyre e infine una roba che si chiama "la Piatta" ma è una piccola carognetta tipo Luminasio... La soddisfazione enorme non si lega soltanto al fatto di aver completato il percoso entro il tempo massimo, di non aver mai provato sensazioni di fatica insopportabile e di aver goduto del'incommensurabile bellezza diurna e notturna dei paesaggi alpini; ...la cosa incredibile è aver condiviso fino in fondo questa esperienza con Marco (FLOWERS), che è riuscito a terminarla con successo senza aver mai, in precedenza, pedalato di notte e per più di duecento chilometri. In più, è pure riuscito a guidare il furgone fino a casa mentre io ronfavo beato, poche ore dopo terminata la gara.Sulla tenuta dell'alltra mia compagna di avventura, Ausilia, non avevo tanti dubbi: lei addirittura ha fatto tutto il percorso in MTB (ma è una campionessa delle 24 ore).
Un giorno dopo aver terminato la SUPER RANDONNEE, ho inviato il pagamento dell'iscrizione alla 1001 MIGLIA, ben cosciente di tuffarmi in una mezza pazzia...
Domenica 17 agosto, Nerviano (periferia della periferia di Milano), ore 21e45. Comincia la prima di una serie di cinque notti in bicicletta, intervallate da albe rosate, lunghe e a tratti caldissime giornate, tramonti sanguigni. Tantissime ore in sella, tante per procurarsi da mangiare divorando cibo con la velocità di un bidone aspiratutto, poche quelle disponibili per il sonno, quasi sempre consumato in situazioni di fortuna (chioschi di benzinai, prati delle rotonde... solo la quinta notte, cosciente di avere finalmente un adeguato margine di tempo mi sono concesso un sonno di quattro ore su una branda che mi sembrava un letto di piume al rifugio Pianazze, nel piacentino). Strada facendo ci siamo infatti resi conto che l'organizzazione aveva disposto i dormitori in punti assolutamente inutili per tanti di noi, che ci arrivavano o troppo presto o troppo tardi per dormire. Così mi sono arrangiato, immaginando che una volta smaltita la fatica la soddisfazione di chi è riuscito a fare la 1001 MIGLIA in totale autosufficienza sarà ben più grande rispetto a quelli che se la sono fatta usufruendo di un Camper d'appoggio ai controlli (è ammesso dalle regole), viaggiando quasi scarichi, trovando la "pappa pronta" e il luogo adatto per un salutare riposino.
Venerdi 22agosto, Nerviano, ore 20e30. Ritorno alla casella del via in compagnia di una ciclista incredibile, conosciuta poche ore fa sul ponte di chiatte che attraversa il Ticino. Olga, che dopo aver spaccato la sua bici in carbonio la seconda notte lungo una discesa dal fondo cosparso di buche grandi come crateri lunari (che genio l'organizzatore!), ne ha noleggiata una a Passignano in acciaio massiccio, adattissima per l'Eroica... In mezzo tanta Italia orribile e splendida, otto Regioni, ventuno Province. Milleseicentootto chilometri e diciottomila metri di dislivello. Amici vecchi e nuovi coi quali ho pedalato per molti tratti, perdendoli e ritrovandoli lungo la via. Infinite sensazioni, dall'angoscia disperata alla beatitudine. Serbatoio immenso di incubi e di sogni che resteranno sempre con me.
Alessandro

29 agosto 2008

Hai presente quella strada...

Tutte le volte che si passa da Ponte Rivabella qualcuno dice "andiamo su di là" e tutti gli altri lo insultano giustamente.
Quel "su di là" è Via Amola, è la stradina che dall'incrocio per Calderino sale in mezzo dritta verso la collina.
Ieri sera per curiosità ho provato a salire di li. Dico subito che la salita non è lunga, d'altronde la quota massima del crinale è 350 metri quindi difficile trovare delle rampe di chilometri e chilometri.
Fatto sta che questa simpatica stradozza parte subito dura, e nei primi 1100 metri sale di 160, quindi facendo i calcoli la pendenza media supera il 14.5%; tenendo conto che ci sono brevi tratti in cui si "respira", con pendenze attorno al 10%, vuol dire che in alcuni punti si arriva al 18-19% senza problemi.
Vabbè, tanto è breve, e si tiene duro. Il secondo tratto è un po' più potabile, e prima di arrivare a una piccola discesa, la strada fatta è di 1600 metri salendo di 200 con pendenza del 12.5%.
Ormai ero convinto di essere arrivato in cima, quando dopo una discesa un cartello mi dice "18%": benessum! Allora ti attacchi al manubrio e scali quest'ultima rampa, alla fine della quale inizia la discesa a rotta di collo verso il fondovalle del Lavino.
Sono poi tornato via Mongiorgio (a proposito, la stradina che parte esattamente nel punto più alto della salita dopo 1 km diventa bianca, quindi son tornato indietro); anche Mongiorgio presa dalla Badia non è simpaticissima, l'avevo già fatta ma me la ricordavo più dolce.
Poi la strada dei ciliegi e su per Monte San Pietro per tornare a casa.
Alla fine solo 50 km ma con 850 metri di dislivello, degno di una microtappa alpina.

25 agosto 2008

23-24 agosto, ci siamo...

L'ultimo weekend è stato quello del rientro, per la maggior parte di noi. Qualcuno, come me, non è mai uscito per cui non ha subito il trauma della fine delle ferie.
Sabato mattina in negozio c'è un bel gruppetto, con Pietrafesa e Collina a fare da guida, poi Luca, io, Luca "Scuma" (un mio amico), il Dottore, Mirco e Gianluca.
Si parte direzione val di Setta, salendo poi per Monzuno perchè i nuvoloni incombono.
Sulle prime rampe inizia a piovere. e Gianluca si mette in testa a spingere rischiando di slittare a ogni tornante. E dire che il Lamberti è uno di quelli che sostiene di non mettere il culetto sulla sella da un mese...
Il ritmo è regolare, ma a 4 km dallo scollinamento si impenna, e mi metto in coda a Laffi che ovviamente può sbancare quando vuole...tengo botta, il ginocchio per fortuna non cede e arriviamo a Monzuno in solitudine, braccati comunque a pochi metri da Scuma che, complice la preparazione a Riccione a base di pedalate e fritto, esibisce una gamba che fa paura in prospettiva.
Salutiamo il Dottore mentre il resto del gruppo scende verso Loiano. Aureliano che sente i muscoli caldi propone di seguire il crinale in direzione San Benedetto.
Bellissima strada, personalmente non l'avevo mai fatto, ma le poche macchina e la quota che si mantiene alta tra saliscendi continui costruiscono un percorso piacevolissimo.
Arrivati a Madonna dei Fornelli si fa riserva di acqua e si scende verso Rioveggio.
Io e Scuma tiriamo fino ai 4 km dai Cinque Cerri, poi è l'incubo...prima Mirco e poi Luca si mettono davanti e non si scende dai 50 km/h. Aureliano paga il forcing in salita e si stacca, io arranco, il ginocchio pizzica, ma tutti teniamo duro e da Sasso a Casa è una passeggiata salutare.
Settembre si avvicina, il finale di stagione incombe...la domanda è: Massimo Tommasi (beccato in MTB a fare allenamento differenziato), Sandrino e Potter, come li troveremo?
La mia personalissima opinione è che saranno davanti per tutto l'autunno, la preparazione al mare e ai monti ha sicuramente pagato...
Domenica altro gran bel giro, ma adesso vado a letto.
Alla prossima puntata

17 agosto 2008

Cimonicino,Passo del Lupo, Pratignano, è quasi impresa

Poteva essere una bella impresa riuscire a scalare Cimone, Lago di Pratignano e Cavone in giornata. Negli ultimi nove chilometri però le gambe mi sono mancate e mi sono fermato a casa.
Giornata autunnale nella mattinata, nuvole nere e cariche d’acqua viaggiavano veloce nel cielo. Sono partito lo stesso e nonostante i manicotti e l’antivento, i 14 gradi in discesa mi hanno fatto soffrire parecchio. Sceso da Rocca Corneta, arrivato sulla fondovalle del Panaro, ho cominciato la salita verso il Cimoncino. In centro a Fanano, invece di salire a Sestola, sono andato dritto, seguendo le indicazioni, Canevare, Cimoncino. La salita parte subito durissima e per almeno due chilometri non scende sotto il 10/12%. Poi spiana, salendo sempre regolare. Non conoscendola l’affronto piano. La mia scelta sarà giusta, alla fine saranno almeno dieci chilometri e solo qualche piccola discesa mi lascia respirare. Ogni tanto il bosco si apre e il Cimone maestoso m’invita a salire. All’incrocio con il lago della Ninfa, svolto a sinistra e dopo cinquecento metri circa, ecco il piazzale degli impianti, con il bellissimo panorama dell’Appennino, dal Corno al Cimone. Ridiscendo all’incrocio e salgo al “Lago della Ninfa”, altri due chilometri almeno, in una stradina strettissima, dove la gravità ti mette alla prova. Poco prima del lago ci sono cento metri di strada sterrata, che finiscono subito in un bellissimo asfalto portandomi al Passo del Lupo. La discesa verso Sestola è velocissima, curve ampie, pendenza elevata e penso che la prossima volta la farò in salita. Da Sestola continuo la discesa verso Fanano, poco dopo il paese giro a sinistra seguendo per Trignano, Lago di Pratignano. Mezzo chilometro di discesa, e all’incrocio vado a sinistra. Comincia subito un’altra salita, nel paese di Serrazzone, svolto a destra verso “Lago Pratignano”. La salita si fa più dura, ma sempre abbastanza pedalabile. La stradina s’inerpica lungo il “Monte della Riva”, il cui crinale fa da confine alle province di Modena e Bologna. Dopo cinque chilometri circa la pendenza si fa dura, una serie di tornanti come lame arrotate mi abbattono pian piano le energie. La strada poi si fa sterrata e torno giù. A Serrazzone svolto a destra, in una bella strada tra boschi e campi che mi porta a Trignano. Unica difficoltà un chilometro forse meno al 12/14%.Da Tignano svolto a sinistra, dopo tre chilometri di discesa eccomi sulla strada che porta a “Lizzano in Belvedere”. Per sei chilometri la strada non spiana un attimo. Anche se la pendenza non è eccessiva, al 4%, mi consuma come una candela. Seguendo le indicazioni per Vidiciatico, dopo un falsopiano svolto a destra verso Farnè. Ancora falsopiano, poi un chilometro di discesa e l’inizio della salita che porta a “La Cà”, per me a Cà Corrieri. Due chilometri all’otto per cento di media, che si concludono con uno strappo di trecento metri al 14%. Ed è proprio qui che i miei sogni s’infrangono contro la durezza delle mie gambe. A “La Cà” manca ancora un chilometro, al Cavone nove, mentre a casa 200 metri. Le gambe si fermano ai 200 metri, insieme ai miei sogni ed ad una mattinata ora stupenda.

11 agosto 2008

Attraverso i boschi Pistoiesi

Giornata stupenda sull’Appennino bolognese: neanche una nuvola in cielo e temperatura frizzante che ti sveglia, se il caffé non fosse stato sufficiente. Sono quasi le otto, da “La Cà” scendo verso Porretta, passando da Querciola, Gaggio Montano e Silla. Praticamente tutta discesa, poco più di venti chilometri in mezz’ora, quindi una media che sfiora i quaranta orari. Non ho il contachilometri, ma ormai certe strade le conosco a memoria. Salgo verso il passo, la Porrettana non è molto trafficata, dopo aver fatto forte il tratto che arriva a Pavana rallento un pochino, gustandomi lo splendido panorama che le montagne tosco-emiliane offrono. Attraverso Taviano, sono già in provincia di Pistoia, dopo pochi chilometri arrivo a Bellavalle. Qui giro a destra cominciando la salita che porta a Sambuca Pistoiese. Il cartello indica due chilometri e sono di tutto rispetto, dopo il primo tratto agevole, la strada sale impietosa tra il 10 e il 14%. Supero un incrocio e continuo a salire, arrivo a Sambuca dopo aver passato una chiesina con una bellissima vista sul paese. Salendo sono circondato dal bosco pieno di rumori. Gli animali, però, giocano a nascondino e non si fanno vedere. Scatto due foto alla stradina ciottolata che porta al castello e scendo. All’incrocio, invece di scendere sulla Porrettana, salgo. Un signore, davanti alla chiesina, mi ha detto che da lì posso arrivare a Collina, anche se dovrò attraversare otto chilometri di strada battuta. Provo ad andare a vedere. Da subito la salita è impegnativa, prima di arrivare al sentiero battuto non so quanti chilometri dovrò salire. La strada è veramente dura, non scende mai sotto l’8% con impennate improvvise, all’uscita dei tornanti, anche del 15%. Almeno è asfaltata da poco. Indicativamente saranno almeno cinque chilometri, infernali, ma molto affascinanti. Gli odori del bosco sono fortissimi e nonostante la fatica e il sudore grondante, la resina dei pini e la lavanda, ti arrivano fin dentro i polmoni, rinfrescandoti dal caldo. Arrivo ad un incrocio, scendo, ed al paese di Posola, chiedo indicazioni. Un signore intento al suo orto, con accento fortemente toscano mi dice che se voglio scendere verso Pracchia devo risalire fino all’incrocio, salire sul crinale e prendere la strada sterrata fino alla trattoria Silvana. Mi dice anche che con la bici da corsa posso farla. Risalgo allora verso il crinale. La strada sterrata arriva dopo un chilometro abbastanza duro. Sembra affrontabile, abbastanza battuta, anche se devo tenere gli occhi aperti per la presenza di qualche sasso, che potrei chiamare anche masso. Un paio di chilometri dopo, però, la terra si fa più ghiaiosa e una salita mi costringe a scendere. Duecento metri e si apre davanti a me tutta la valle del Reno con il crinale del Corno alle Scale a fargli da cornice. Un vero spettacolo, ammirato anche da due anziani signori in passeggiata, mi tranquillizzano sulle condizioni stradali a loro dire ottime, dopo la discesa. La signora mi chiede come faccio se mi succede qualcosa, gli dico che al massimo chiamo a casa e mi faccio venire a prendere, ma dovrei avere un po’ di sfortuna. Comincio a scendere, facendo molta attenzione alla strada, quando all’improvviso il manubrio mi si allenta e comincia muoversi tra le mani. Scendo dalla bici e comincio a camminare pensando alla signora ed alla sua bella gufata. Faccio qualche metro in sella, ma, con le sollecitazioni dello sterrato, sono costretto a scendere. Arrivo finalmente sull’asfalto, dopo più di tre chilometri camminati. Salgo sulla bici e con i freni tirati, scendo verso il paese. Neanche un chilometro, in un piccolo borgo di case chiedo ad una signora se possiede un mazzo di brugole. Per fortuna risponde affermativamente, le recupera in casa e posso sistemare il manubrio. Ringrazio e scendo verso Pracchia. La discesa è lunga, fatta in salita ci sarebbe da soffrire parecchio, anche se l’altro versante rimane più duro. La discesa verso Porretta è molto veloce, anche approfittando di un altro ragazzo, la cui ruota è molto comoda fino a “Ponte della Venturina”. Poi Porretta, Silla e di nuovo salita verso “La Cà”. Venti chilometri in un’ora, una buona media e sensazioni ancora più buone. Una bella scoperta anche l’assenza del contachilometri. Non sapere i chilometri percorsi non mi piace molto, ma sentire solo le sensazioni del mio corpo, senza altri riferimenti, mi ha reso più libero.

04 agosto 2008

metti un sabato in salita

Domenica non sono uscito causa mare, ma sabato si.
In negozio alle 8.30 c'era solo Luca, degli altri nemmeno l'ombra. Poi ci raggiunge un mio amico (Morini per chi lo conosce) e si parte direzione Savigno.
Solita bazzanese, monteveglio e poi si taglia verso Fagnano per salire da Zappolino e sgranchire la gamba.
A questo punto Morini (che poi fa Stefano di nome) è gia cotto come un caminetto e si stacca...ciao. Un po alla volta speriamo prenda la gamba giusta per aggregarsi.
Comunque l'idea di Luca è di salire a Monteombraro, si, ma per la via delle piscine. Dice di voler approfittare di un sabato poco affollato perchè la salita è ostica e potrebbe essere mal digerita da molti, giustamente.
Quindi si prende come per salire a Ciano, ma prima del tornantone si va giu a sinistra.
Personalmente non l'ho mai fatto, ma mi fido delle parole di Luca e del sentito dire che la dipingono come mooooooolto dura.
Vabbè, andiamo. Prima c'è 1k e mezzo addirittura di discesa e pianura, poi ponticello a sinistra e via per la rampa.
Inizia subito dura, ma a strappi, irregolare, ostica, cattiva. Non si prende il ritmo, perchè la strada va su al 15% poi spiana un po, poi strappa di nuovo, poi un pezzo di rettilineo, poi un tornante, falsopiano e via di nuovo un gradino.
E' quasi tutta al sole, tira sempre, e in un paio di tratti duri ci sono dei lavori in corso e quindi ghiaia sconnessa...si sale come in MTB, a sedere, se ti alzi slitti ed è finita.
Luca ha un passo migliore del mio, ma non mi lamento, è sempre a 50 metri non di piu.
A un certo punto ce l'ho davanti, sale a passo d'uomo, è davanti ancora di 50 metri, ma anche piu in alto di 10. Mi sembra di prendere l'ascensore, mi arrampico, mi attacco al manubrio e spingo.
Fortunatamente (ma non lo sapevo) è l'ultimo sforzo, ancora uno strappo e si arriva in paese.
Bellissima salita, dura, ma di grande soddisfazione. Si sale di 400 metri in 4 km, quindi un buon 10% di media.
Per la cronaca ritorno da Zocca (dove abbiamo agganciato il Tasso), Cereglio, Tolè e Medelana, per un 108 km totali molto gustosi, con 1500 metri di dislivello.

03 agosto 2008

In differita da Bologna

Domenica scorsa al ritrovo non ho trovato nessuno, stavolta sento Mauro che mi assicura che troverò qualcuno (non lui).
8:30 da Malini (in ferie - mannaggia mi doveva dare la pompa!) ritrovo un accaldato gruppo che discute su come si vedevano le donne da giovani (va bene tutto) e come si vedono ora (selezione all'ingresso - stiamo invecchiando!).
Si parte per Guiglia per fare Zocca e Cereglio. Nella salita cerco di stare attaccato a Luca, Lorenzo, Bosso e Antonio Paone. Dopo i primi 3 km ai 22 mi stacco, dopo un pò si stacca Antonio subito raggiunto. A quel punto mi rendo conto che non riesco a pescare dai polmoni l'aria che vorrebbero le gambe e la testa. Ok, leggero attacco d'asma che mi rallenta manco fosse il vento che han beccato Enrico e Sandrino. Mi sorpassano prima Aureliano e poi Mauro 2 Colli (non è una granfondo).
Al baretto trovo Aureliano che saluta e mi accodo a lui. Ci facciamo Montemaggiore e noto di non avere più grossi problemi, forse ho tirato troppo su per Guiglia. A Ponterivabella saluto Aureliano che va in ferie in montagna chiedendogli di salutare Enrico che poverino deve rinunciare per un pò alla bici.
Il pensiero dell'acqua fresca della fontana di Monte Ombraro da cui non ho potuto attingere mi spinge a cercare qualche altra fontana, mi dirigo verso Badia e poi verso Montepastore. Nella salita (erano le 12 di oggi) il solleone è stato un gran domatore, ho però accettato la gerarchia con rispetto, quello che mi ha permesso alla fine di finire il mio giro di 110 km.

PS. A Badia ho incontrato Mauro e Bosso, quindi gli altri tre han fatto grandi cose.

In diretta dal mare verso Brisighella

Prima domenica d‘agosto anche al mare, il traghetto che porta da Porto Corsini a Marina di Ravenna è vuoto. Ci sono io, altri due cicloamatori, due macchine e altri due ragazzi in bicicletta, forse pronti per cominciare la giornata lavorativa in qualche bagno. Sandrino è già fuori dal campeggio ad aspettarmi, questa volta è puntuale! Partiamo subito direzione Faenza, l’andatura è molto blanda, i chilometri previsti sono parecchi, poca salita ma tanto vento al ritorno verso il mare. Attraversiamo Ravenna passando dalla stazione e dalla Rocca Brancaleone e percorrendo qualche stradina secondaria raggiungiamo la San Vitale, ancora dentro la città. Superiamo la prima periferia, la zona industriale della Fornace Zarattini, da qui un lungo rettilineo di quasi 10 km ci porta all’incrocio per Russi. Sempre dritto, si attraversa il paese e si ritorna in aperta campagna tra peschi, albicocchi, filari di viti e alberi di Kiwi. Faenza arriva dopo una dozzina di chilometri e il ponte della stazione è quasi un sollievo, dopo più di 40 km di pianura. I viali della città e lo stradone che porta verso Rimini sono ancora deserti, sono appena le nove di mattina. Proseguiamo verso Modigliana, lungo questa strada collinare, tra campi, coltivazioni, cipressi. Dopo una decina di chilometri l’indicazione per Brisighella e l’inizio del Monte Carla. Poco più di un chilometro, ma un vero muro, con pendenze superiori al 12%. Alcuni tornati ti fanno penare, l’ora non è ancora tarda, ma il sole già si fa sentire e non c’è un centimetro d’ombra. Nonostante le varie grigliate della settimana, la gamba risponde bene e la riesco a fare tutta in apnea, senza esitazione. Sandrino arriva dopo poco, ma è abbastanza cotto. Scendiamo dalla ripida discesa e ci dirigiamo verso Brisighella. Un paio di saliscendi impegnativi presi a tutta, poi rallentiamo. Attraversiamo il paese invaso da ciclisti fermi a tutti i bar e attacchiamo il Monticino. Due chilometri e mezzo, contornati da cipressi, che salgono costanti al 10%. I tornanti si susseguono in rapida successione, più si sale e più sono duri. Salgo costante ma non posso sapere la velocità il contachilometri non funziona, a sensazione sono soddisfatto. Raggiungo lo spiazzo in cima ,gli ultimi trecento metri sono indicati come “Gran Premio della Montagna”, ma alla fine non c’è la riga. Aspetto Sandrino mentre ammiro le colline, bolognesi da una parte, toscane dall’altra, poi scendiamo dallo stesso versante e in stazione ci fermiamo a prendere una coca cola ghiacciata. Si parte in discesa verso Faenza. La “Brisighellese”, a parte un paio di strapetti, è molto veloce. Mentre chiacchieriamo, un nutrito gruppo di ciclisti romagnoli ci sorpassa e noi felici ci agganciamo. La velocità sembra elevata, ma si prosegue a strapetti e alcuni rallentamenti improvvisi mettono a dura prova l’attenzione. Il gruppo ci lascia poco prima di Faenza, ripercorriamo il ponte della stazione, ma invece di girare a destra, verso Russi, torniamo da Bagnacavallo. Dieci chilometri dritti di uno stradone largo e veloce. Il vento spira dal mare, ma non mi impedisce di andare ai 37 km/h, senza faticare troppo anche se il sole si sta facendo leone. Al primo semaforo di Bagnacavallo giriamo a sinistra verso Villanova e Glorie. Attraversati questi due paesi, tipicamente contadini, lungo la riva del Lamone raggiungiamo Mezzano. Prendiamo la destra, attraversiamo il ponte sul fiume e dopo 500mt giriamo a destra verso Traversara, San Alberto. Pianura sconfinata verso il mare, si sono superati i cento chilometri e ora il vento rallenta parecchio. Un lungo rettilineo ci porta a San Romualdo e dopo una bella tirata di Sandrino raggiungiamo la Romea. Dopo un piccola indecisione giriamo a sinistra verso la Baiona. Qui un lungo rettilineo, con a destra la zona portuale di Ravenna e a sinistra la bellissima valle, ci fa giungere a Porto Corsini, all’imbocco del traghetto. Saluto Sandrino, il suo contachilometri segna 130 km alla media dei 29 km/h, per me forse qualcosa in più. Va bene lo stesso, quando si arriva a casa, con la voglia di uscire di nuovo per una nuova avventura sull’amata specialissima.