14 febbraio 2009

14 Febbraio 2004


Accadde esattamente 5 anni fa, Marco Pantani lasciava questa vita terrena e andava in fuga verso le cime più alte del cielo, quelle che solo lui saprà scalare con quello scatto sui pedali a cui nessuno riusciva a resistere, strappandosi di dosso e gettando la bandana prima e poi l'orecchino, come per dare un segno che nulla lo poteva fermare dall'andarsene....ed anche quel maledetto 14 febbraio nessuno è riuscito a fermarlo o forse, leggendo i libri che sono stati pubblicati dopo la sua scomparsa, nessuno ha voluto veramente farlo.

Lo hanno lasciato prima solo e poi lo hanno spinto al gesto finale, nella desolazione di una solitudine che ancora oggi grida vendetta, nel silenzio di quella triste camera del residence Le Rose, che oggi nemmeno esiste più, come se qualche oscuro grande fratello di Orwelliana memoria, avesse voluto cancellarne gli ultimi momenti di una vita vissuta in salita, sempre all'attacco, sempre in prima linea, dove l'arrivare primo sul colle di giornata era solo un modo per accorciare la sofferenza della salita, parole del Pirata.

E proprio quel soprannome, gli calzava a pennello, per la sua spavalderia nel modo di correre e soprattutto di dimostrare che "quando la strada comincia a salire Pantani è il più forte" come disse il compianto Adriano De Zan, che sicuramente sarà con lui per raccontarne ancora le gesta sull'olimpo degli Dei dove corrono i grandi come Binda, Girardengo, Bartali ed un altro grandissimo scomparso prematuramente, l'Airone, quel Fausto Coppi che, come Pantani, aveva saputo conquistare le folle con le sue imprese in salita, e soprattutto per aver vinto giro e tour nello stesso anno.

Marco ci ha lasciato cinque anni fa, se ne è andato solo, come aveva fatto tante volte nelle gare che aveva vinto, lasciando dietro di sè sentimenti contrastanti, ma con una certezza che ci ha fatto capire quanto significasse per lui la bicicletta e l'amore per quello sport che lo aveva reso famoso portandolo allo zenith del successo per poi scaraventarlo nella polvere della vergogna, senza aver provato nemmeno per una volta che fosse realmente colpevole.

Sette procure si sono accanite contro quel ragazzo di 172cm e soli 54kg di peso che sin da bambino aveva dimostrato che gli bastava un solo cavalcavia per sfuggire a tutti. Nemmeno ai peggiori criminali o mafiosi è stato riservato un trattamento così offensivo quanto svilente.

Ma nonostante i mille esami, le innumerevoli insinuazioni, ancora oggi esiste un dato che lascia amarezza e rabbia in corpo nei tifosi che lo hanno perso, ma non dimenticato: mai una volta è stato trovato positivo a qualunque sostanza dopante. Dopo la morte è stato analizzato il suo midollo ed il medico che ne ha effettuato il controllo ha confermato quanto sostenuto per anni dallo stesso atleta; nessun tipo di sostanza dopante è mai stata assunta da Marco.

Solo la cocaina era presente, sostanza che lo ha portato via da quel mondo che, lo aveva prima illuso e poi ripudiato.

Marco era pulito, e in tanti lo sapevano anche prima della famosa mattina di Madonna di Campiglio, quando qualcuno decise che il "pelatino a Milano non ci doveva arrivare" come ha scritto qualche anno dopo Vallanzasca nel suo libro, adducendo al fatto che anche la malavita sapeva.

Ruppe un vetro con la propria mano quella mattina, e nel ritorno a casa fermandosi in un ospedale gli venne rifatto l'esame del famoso valore incriminato dell'ematocrito, ed il risultato fu, che era nella norma, smentendo quanto affermato dalle analisi ufficiali che fra l'altro erano state effettuate contravvenendo alle regole, utilizzando infatti per il prelievo una sola provetta e non due, e soprattutto non utilizzando un contenitore adeguato per conservarle alla giusta temperatura.

Nessuno si oppose a quel massacro, nemmeno coloro che avrebbero potuto farlo, quei giornalisti che sino al giorno prima ne avevano osannato le imprese e si erano fatti belli nell'avere come amico Marco Pantani, e questa è un'altro triste capitolo del nostro paese.

Ciao Marco, una frase serve a farti capire quanto ancora sei presente nei tifosi che ti hanno seguito ed ammirato nel tuo incedere sui pedali negli anni della tua gloria: "rimanere per sempre nel cuore dei tuoi cari, non vuol dire morire"!!!

Tu sei ancora presente nel cuore di tante persone, ed oggi nel cimitero dove riposi, le porte rimarranno aperte un'ora in più per permettere a tutti di portarti la loro testimonianza di affetto e rispetto, quello che pochi infami non hanno avuto per un grandissimo Campione quale sei stato.

E so che saranno in tanti a renderti omaggio, perchè nessuno dei tuoi tifosi ti ha dimenticato, grande Campione....


Un tristissimo Sandrino

3 commenti:

Enrico Pasini ha detto...

oggi e per sempre Marco Pantani

Anonimo ha detto...

ciao sandrino, non per rompere, ma solo per aggiungere se possibile un elemeno in piu'' visto che sono anch'io straconvinto che con pantani siano successe cose molto losche..
da quanto ho letto sul sito sportpro a firma di eugenio capodacqua l'autopsia ha rilevato che "nell'ultimo periodo" (6 mesi / un anno) non erano state assunte sostanze dopanti; cosa assolutamente credibile visto che il pirata non correva piu'. Sul prima non si puo' sapere, pare.
Per quanto riguarda le provette di quella mattina ci sono diverse versioni e sicuramente moltissima confusione. Comunque una bruttissima cosa, mi ricordo avendolo anche incrociato varie volte in allenamento il suo sguardo un po' triste e malinconico che malissimo c'azzeccava con il pantani fuori di testa che sfasciava suv in centro a cesenatico.. Ciao Andrea
Andrea

Anonimo ha detto...

avete visto il museo di marco? super.sono stato anche fortunato perche ho dormito praticamente in un hotel a 100 mt.come i suoi traguardi