04 settembre 2016

Gente di bici. Granfondo Scott di Piacenza

Gente fotogenica non ne abbiamo, per fortuna.

Ma di simpatia non manchiamo. E allora le alzatacce alle 5 della Domenica mattina sono spazzate via dalle risate e dalle cazzate dette tra le macchinate, le soste in autogrill per l’immancabile caffè che ti sveglia tanto è buono e la preparazione, vestizione pre-Granfondo, un breafing in cui l’unica costante è il sorriso stampato in viso.

Poi ognuno a testa bassa, nella lunga pianura piacentina che porta in appennino, tra un bellissimo pezzo in tangenziale e strade provinciali ruvide e insidiose ma comunque larghe.
In una giornata talmente afosa che se alzi lo sguardo dalla strada puoi notare le zanzare prendere il sole in riva ai fossi con uno spritz tra le zampette.

Iniziano le salite e si inizia a grondare. Chi soffre meno, chi vorrebbe i tergicristalli sugli occhiali, chi dopo pochi saliscendi è già bagnato più delle due ore d’acqua prese ad Albinea ad inizio Giugno e chi e costretto a fermarsi in ambulanza perché è prosciugato.

I Colli Piacentini sono stupendi, anche se di tempo per guardare ce ne è veramente poco. Tra lunghe salite da spingere e strappi durissimi da evitare di mettere il piede a terra, le strade, se così possono chiamarle dato il loro stato, (nel Bolognese possiamo baciarci i Gomiti), scorrono sotto le ruote, tra campi senza un filo d’ombra e freschi boschi rigeneranti.

E poi ancora pianura, la stessa dell’andata con la stessa tangenziale ad esclusivo uso e consumo dei Granfondisti, che in un gruppo di 25, (tirano in quattro naturalmente…), rimangono in perfetta fila indiana tra la banchina e la riga bianca. Evento eccezionale, che ha dell’incredibile visto che è l’unica volta che avevano la strada tutta per loro.

Evento che chi scrive ha provato a cambiare, spostandosi nei suoi lunghi turni a tirare verso  il centro della carreggiata, invano, perché ad ogni cambio si tornava sulla riga bianca.

Ma i ciclisti sono così, gente strana, al limite della pazzia, che da noi ha una caratteristica che è ancora più strana, una caratteristica che questo mondo sta perdendo.

Ridere, ridere e ancora ridere.

Al 2017, ridendo! 

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