17 agosto 2011

Un pò di MTB anche per me



Camminare è inversamente proporzionale a pedalare. Non fa certo bene, a chi va in bici con una certa costanza, fare trekking o camminare per ore nei boschi in cerca di funghi, che tra l’altro non ci sono. Me ne sono accorto subito, appena ho preso la stradina di casa verso La Cà, che le gambe erano ancora a funghi. Neanche 800 metri per arrivare a La Cà, ed avevo già delle gambe di cemento. Poco male, ho scelto di uscire in MTB stamattina, apposta per pedalare, tanto e il più agile possibile. Dopo la sosta, per riempire le borracce alla fontana in paese, scendo verso Vidiciatico e dal centro comincio a salire verso Monte Pizzo, dalla Budiara. Una volta era sterrata, ora fino all’Agriturismo, è asfaltata, rendendo lo sforzo in MTB, per me abituato alla specialissima, ancora più evidente. La salita tira, va dagli 800 metri di Vidiciatico ai quasi 1200 della Budiara, in poco più di tre chilometri. La pendenza media ve la faccio fare a voi. Da qui inizia il tratto sterrato bellissimo, con poca ghiaia, quasi in terra battuta, che arriva al rifugio di Monte Pizzo. Sono esattamente sopra Lizzano, mi affaccio sotto la terrazza del rifugio, nel campo di decollo dei parapendii. Il paesaggio è mozzafiato. Salgo in sella e scendo pochi metri, prendendo un altro sentiero che va alle Tese e poi ai Prati di Budiara. Da qui provo ad inerpicarmi verso la Sboccata dei Bagnadori, è un percorso segnato MTB, ma dopo aver fatto 500 metri con la bici in spalla, preferisco tornare indietro e scendere a Vidiciatico. Non ho molta voglia di fare tratti a piedi e delle indicazioni per le MTB non mi fido, dopo l’esperienza di questo inverno, quando mi sono fatto mezz’ora di camminata tra sassi e alberi. Scendo a Lizzano dalla pedonale, che è poi la vecchia strada che collega il capoluogo a Vidiciatico e che d’estate chiudono. Una bella discesa che fatta al contrario diventa un muro vero e proprio e che potrebbe essere una bella variante per la Dieci Colli 2012. Da Lizzano vado a Pianaccio, il paese natale di Enzo Biagi dove ora riposa in pace. Oddio non so se in pace visto l’attuale livello del giornalismo italiano. Attraverso il paese e arrivo alla Segavecchia, quattro chilometri scarsi in duecento metri di dislivello mi portano sotto il Corno alle scale. Quando il bosco si apre lo scenario è meraviglioso, la Croce in metallo è lassù a 1954 metri. C’è solo un chilometro tra me e lei, pendenza media 100%. Esiste un sentiero che si arrampica lassù dalla Segavecchia. Finché c’è il bosco ti aiuti con alberi e rami, quando il bosco finisce una cordata ti aiuta a non tornare indietro, molto più velocemente di quanto sei salito. Naturalmente io non salgo dal sentiero, non mi va di fare tratti con la bici in spalla, mi abbevero davanti al rifugio e comincio a salire ai Bagnadori dalla strada forestale tutta sassi e ghiaia. Quattro chilometri e duecento metri, alla pendenza media dell’otto per cento, i primi tre al 12%. Anni fa avevo messo il piede a terra in vari punti, oggi invece complice anche un fondo stradale leggermente migliore, riesco a farla tutta in sella alla media record dei 7,5 km/h. Al rifugio dei Bagnadori in nottata un gruppo di ragazzi ha fatto festa. Ci sono più bottiglie per terra che foglie sugli alberi. Saluto l’unico ragazzo sveglio e mi dirigo verso Madonna dell’Acero. La “Strada dei Signori” è bella, sia in discesa che in salita e non ho problemi ad arrivare al Santuario. Da qui salgo al Cavone lungo quei tre chilometri che con la “corsa” sono durissimi, con la MTB lentissimi e infiniti. Mi supera un ragazzo con la specialissima, provo a stargli dietro per un centinaio di metri, ma il cambio fa le bizze e rinuncio subito ad un massacro annunciato. Riesco ad arrivare alle piste in modo comunque degno. E’ quasi mezzogiorno e la mia idea di fare Capanna Tassoni salta. Mi addentro comunque fino a sotto lo Spigolino lungo le piste. Qui, lungo il sentiero, un simpatico signore tiene in mano, fiero, un bellissimo Porcino. Mi fermo gli faccio i complimenti, mi risponde che è probabilmente l’unico della zona e che lo aveva trovato li a bordo sentiero e provava a cercare qualche fratello. Lo avverto di stare attenti alla forestale, oggi partono delle multe. Mi risponde di non preoccuparmi, lui ha il tesserino. Anche io ho il tesserino, ma oggi è mercoledì, è giornata di riposo, non si può raccogliere. Mi guarda, torna sul sentiero e se ne va. Rido e riprendo a pedalare fino all’incrocio per Passo del Lupo poi torno indietro. Nel punto in cui ho incontrato l’esperto fungaiolo mi fermo. Che voglia di scendere e vedere se i fratelli ci sono davvero, ma mi trattengo risalgo in bici e vado a casa contento. Nelle gambe 50 km, 1700 metri di dislivello, tornerò domami mattina a cercare i fratelli Porcini e a salutare la montagna. Chissà che lei non mi saluti con una bella “bollata”…


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