15 febbraio 2015

Piove, si esce e non ci si bagna

"Sono un filo in ritardo, arrivo."
"Sono giá all'Agip, piove, sicuro?"
"Si facciamo quel che riusciamo, quando siamo fradici torniamo a casa"
Esco dal garage e raggiungo Steve all'Agip, qualche goccia scende ma niente di preoccupante, il sedere è già bagnato per via dell'acqua in strada che schizza dalla ruota posteriore, i piedi, invece, asciutti, grazie al doppio giro di pellicola trasparente intorno alle scarpe. Steve ha già i piedi belli bagnati e intelligentemente ha lasciato anche la mantellina a casa. Io l'ho indosso, ma in negozio, dopo aver firmato, la tolgo, per qualche goccia non ne vale la pena, mi bagno il doppio, di sudore.
Partiamo appena scoccano le nove, convinti che nessun altro esaurito possa presentarsi. Invece, poco dopo, si presenta Cristian Leoni, che firma e va verso San Lorenzo, dove prenderà un batello d'acqua che lo convincerà a tornare a casa. Noi invece inseguiamo un raggio di sole che spunta ad est, attraversiamo la città lungo i sempre rossi semafori dei viali, fino alla Pulce, convinti che in Val di Zena sia un tempo migliore. Infatti proprio all'imbocco in curva della valle, un muro di nebbia ci accoglie. Lo attraversiamo passando le case e appena la strada torna dritta verso Zena, la nebbia sparisce e la visibilità torna eccellente. Proviamo a spingere un pò lungo la Valle, ma non é semplice, il freddo indurisce i muscoli e le gambe non girano con piacere. Tra cumuli di neve, fossi straripanti, rami e alberi che invadono la carreggiata, arriviamo a Zena e svoltiamo a destra verso Zula. Steve approfitta del primo troncone per fare potenziamento, io mi scaldo affrontandola allegra, come il secondo pezzo, infreddolito dalla discesa dell'AltaVelocitá. Veloce planata verso Pianoro, veloce si fa per dire visto le condizioni della strada e alla fine rischiamo la sorte girando a sinistra e un chilometro dopo a destra, verso Brento. Salita non proprio di stagione, quattro chilometri che cominciano con qualche sali e scendi e continuano con pendenza fissa tra il dieci e l'undici per cento. Dopo il paese svoltiamo a destra verso Badolo e da qui continuaiamo a scendere verso i Cinque Cerri. Finita la discesa l'indecisione su dove proseguire ha vita breve, ci facciamo infatti attrarre da due squarci azzurri, meravigliosi, nel cielo. La paura che siano specchietti per le allodole, della serie che quando poi ci siamo sotto si chiudono e verrà giù di tutto, ci fa tentennare, ma le gambe seguono l'istinto e proseguono verso Vado. L'istinto sarà premiato. Vado, Gardelletta e poi verso La Quercia, attraverso il marciapiedi perché la strada, NUOVA, è chiusa, causa una voragine, la cui fine non si vede, tanto è profonda. Attraversiamo La Quercia tra le case in sasso, una sulla porta ha un cartello, "10 mila Euro ed è vostra per la vita". Le case de La Quercia hanno due tetti, il proprio e la nuova Variante di Valico. La Modernitá uccide il vecchio, che sia giusto o no, non è questo il luogo e il contesto per dirlo, ma sicuramente mette tristezza. Monte Sole è sempre impegnativa, ma anche mistica e affasciante. Lo spettacolo dall'incrocio per Casaglia e Creda è mozzafiato. Verso est monti e campi ancora ricoperti di neve, verso ovest, invece, il verde torna a far capolino, dopo una settimana di ghiaccio e neve. La temperatura è piacevole, visto il contesto, nove gradi che abbandoniamo per raggiungere l'umida, ma non troppo, Porrettana, che é in condizioni sempre più drammatiche. La storica Statale scorre veloce sotto le nostre ruote, tra pozze, buche impressionanti e ghiaino, puntiamo dritti verso la nebbia che si staglia nel cielo di Casalecchio. Ma oggi dove passiamo noi, la pioggia non scende e anche la nebbia a Casalecchio sparisce. Sarà la barba di Steve, forse, non lo so, ma alla fine finiamo con quasi 120 km, quasi 1500 metri di dislivello e soprattutto, quasi asciutti.
Solo per veri Ciclisti.

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