07 agosto 2015

Abetone al contrario, da fare!

Il sole non era ancora sorto quando il caffè sgorgava dalla macchinetta, lo yogurt con i cereali e i panini con la marmellata non ne volevano sapere molto di andare giú verso lo stomaco, ma con un pó di buona volontá ci sono riusciti.
L'alba tra il Belvedere e il Serretto poco prima di cambiarmi, con quella leggera brezza fresca che porta il sole a svegliarsi e che cerco di tenermi stretta, almeno con il ricordo, diretto verso una giornata bollente sui pedali.
L'Abetone da La Cá lo conosco a memoria dal versante Toscano, mai l'ho affrontato da quello Modenese. L'idea e la paura è che il giro sia più duro rispetto al Toscano e alle 7 parto per scoprirlo.
Borracce riempite con la fresca acqua de La Cá e discesa veloce e fresca verso Fanano. Da qui dieci chilometri di salita che invogliano a spingere, ma é presto e piú che salire di gambe é meglio salire di testa. Sono da poco scoccate le otto quando arrivo a Sestola, quasi nessuno in giro e la discesa verso Monte Creto arriva subito. Monte Creto é molto piú popolata e l'odore che esce dai bar e dal forno mette parecchio in difficoltá, con un notevole sforzo riesco a fermarmi solo per riempire la borraccia e a ripartire immediatamente.
La discesa finisce presto, imbocco la Statale dell'Abetone e del Brennero verso Pievepelago cominciando a salire. Fatta al contrario dava l'idea di essere salita vera, in realtá pur salendo sempre leggermente, l'ascesa fino a Pievepelago, passando da Riolunato, é molto agevole e veloce.
É piú discesa a scendere, che salita a salire.
Attraverso il bel borgo modenese e comincio a salire verso il Passo toscano. Undici chilometri che all'inizio mi fanno un pó soffrire poi la gamba si scioglie affrontando meglio le improvvise e quasi impercettibili, ma cattive, impennate che portano in cima al paese, dove un signore di nome Fausto Coppi, si scoprì al mondo!
Il fresco dei quasi 1400 metri dell'Abetone é giá un bellissimo e nostalgico ricordo a La Lima dove, dopo la lunga ma veloce discesa, cominco a salire verso il Passo dell'Oppio.
Quasi 9 chilometri tutti al sole che sembrano infiniti, con l'unico sollievo di qualche goccia d'acqua che mi cade addosso dal cestello di un elicottero, occupato a riempire alla Diga per spegnere un incendio verso il fondo della valle.
Dall'Oppio a Ponte Petri neanche una pedalata o quasi, ma da qui a Porretta la strada é lunga e il vento è contro. La discesa é frenata e praticamente devo sempre pedalare, una fatica che neanche al contrario ho mai fatto.
É piú salita a salire, che discesa a scendere.
Porretta é un forno, mai peró quanto salire da Silla a Gaggio Montano. A Silla, trangugio un gel, ma a Gaggio è giá assorbito e le forze cominciano a scappare.
A Gabba, dopo otto chilometri di salita, ne trangugio un altro, mentre a Querciola mi rinfresco e riempo il litro e mezzo d'acqua finito da Porretta.
Basterá per arrivare a casa dopo più di 130 km e 2700 metri di dislivello.
Un giro che pensavo piú duro, che in realtá finisce con un dislivello inferiore rispetto al contrario che supera i 3000 metri. Questo giro peró scala salite piú lunghe e dure, come Sestola e l'Oppio, la differenza la fa la salita Regina, l'Abetone.
Qui vi é la differenza.
La Lima é piú basso di Pievepelago e per questo arrivare al Passo é piú lunga, 16 km contro gli 11. Come difficoltá non vi è molta differenza anche se da la Lima le pendenze sono piú costanti riuscendo quindi a tenere un'andatura più regolare.
Un giro sempre e comunque bellissimo che ora si dovrá fare in compagnia.

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