09 aprile 2017

Un Sabato in bicicletta, tra salite e tigelle.

Il ciclismo, ma forse è meglio dire la bicicletta, perché tra i due termini c’è una sottile, ma neanche troppo differenza, è un continuo adattarsi, reinventarsi e riscoprirsi. La bicicletta è esperienza e di questa esperienza il novanta per cento è soprattutto ascolto. A meno che non si sia dalla nascita campioni, non si impara da soli ad andare in bicicletta. I consigli, le avventure, le esperienze di chi pedala ed ha pedalato, come lo stai facendo tu, sono essenziali per poter continuare a pedalare.

In questo adattarsi e reinventarsi, succede spesso che i programmi che si fanno, possano saltare. Perché spesso la bicicletta inganna, è traditrice e ti fa dimenticare che non è la sola cosa che esiste al mondo. Può essere anche la seconda. E se ti capita di dover saltare una Granfondo, già programmata la Domenica, puoi sempre sfruttare il sabato per provare a sostituirla.

Ci pensi un po’, chiami gli amici, proponi il giro e il sabato ti trovi davanti ad un ginseng fumante al bar, poco prima di partire, e lo cominci a ridisegnare perché ti fanno notare che forse hai esagerato un poco. E un poco ti dispiace, ma lo sapevi anche tu, sparare alta la proposta vuol dire realizzare alla fine qualcosa di comunque importante. Un po' come nelle aste, o nel poker, si bleffa, e se ti fan giocare, giochi. Sei lì per quello.

Doveva essere MonteMaggiore, Zappolino, SantaCroce, diventa Guiglia, Zocca, Passo Brasa, che sembrano tre salite, ma sono poco più di una. Una sola la si può considerare Guiglia-Zocca, l’altra, Passo Brasa, è il nome di tutta la Statale che porta al Passo, da Zocca è intervallata da un paio di velocissime discese, ma alla fine la si può quasi considerare una salita unica di trenta chilometri.  Lo scenario è splendido in una giornata senza nuvole e calda, con un po' di vento, naturalmente sempre contro, che rinfresca ma non raffredda. La neve sulle cime di Cimone e Corno è ancora presente ma la primavera sta nascendo anche in montagna con le prime fioriture dopo un inverno rigido ma poco generoso.

La compagnia è importante in un giro serio. Tre BikeStudio e mezzo, il mezzo è vestito Malini e due Malini ufficiali. Una sorta di gemellaggio che ormai è nato da qualche anno e ne viene ufficializzato davanti ad una tigella al prosciutto e a due bottiglie di vino, vuote, scolate dal CornoAlleScale Bike nel tavolo di fianco da Massimo, a La Dispensa de La Cà, dopo una salita che ogni volta che ci si porta un forestiero, lascia tanto male alle gambe quanto il cuore caldo. Da Farnè a LaCà, in mezzo alla Foresta, passando tra casolari in sasso, anziani castagni  e querce secolari, fonti e pozzi, ti porta in una dimensione che è fuori dal tempo e non ti fa ascoltare la fatica. Si doveva salire fino al Cavone ma il tempo è tiranno e prima o poi si deve tornare a che a casa.
In ogni compagnia c’è chi stupisce e dopo anni non smette di farlo. In questa compagnia c’è il Mezzo ,che di nome fa Guido, iscritto BikeStudio, vestito Malini, finita la Tigella dice di dover essere a casa alle 15. Sono le 13, mancano 70 km e per fortuna non si è saliti oltre. Voler fare un giro Lungo, partendo tardi, andando piano, fermandosi a mangiare, arrivando a casa presto, è da Guido.

Ed è da amici riconsegnarlo a casa alle ore 1510, dopo una Porrettana fatta a rotta di collo, invece di fare altre due salite, con un vento contro che ti torturava, lungo una strada che il giorno prima della Parigi Roubaix non ne ha fatto certo mancare gli effetti.

E finisci il giro, in solitario sulla salita di fianco a casa con le viti che ogni giorno si colorano di nuove verdi foglie.

Arrivi a casa con 170 km e più di 2000m di dislivello, hai ammirato la neve che ormai è sempre più rada sui monti, il primo sole veramente caldo che ti regala la libertà delle maniche corte e la prima abbronzatura da muratore, tante chiacchere e qualche salutare trenata sui tuoi monti.

Perché si può girare l’Italia in lungo e in largo ma belli come loro non ce ne sono in giro.     

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