Era quello che mai avrebbe fatto un lungo.
Era quello che fare più di 100 chilometri, é da pazzi.
Era quello che piuttosto che fare una Sportful lunga, sego la bicicletta.
Era quello che gli ultimi 5 km del Manghen voleva scendere dalla bici e aspettare l'elicottero.
Era quello che non si puó uscire se piove.
Era quello che alla Nove Colli non voleva partire.
Era quello che la Nove Colli la finì, tutta sotto il temporale.
Era l'anticiclismo.
Lo rimane.
É quello che quest'anno ha conquistato il Prestigio di Cicloturismo.
Nella vita si puó cambiare, ora speriamo non rovini un altro Sport.
Bravo Guido!
le uscite, gli eventi, le foto di un gruppo di appassionati di strada e MTB di Casalecchio di Reno
30 agosto 2015
Cambiamenti miracolosi
25 agosto 2015
Classifica Sociale
Dopo le ferie di Agosto, il 6 settembre la "gara" ricomincia!
08 agosto 2015
Zappata Francesco alla Gran Fondo del Montegrappa
Complimenti per il Terzo posto di categoria!
Grande Francesco Zappata!
07 agosto 2015
Abetone al contrario, da fare!
L'alba tra il Belvedere e il Serretto poco prima di cambiarmi, con quella leggera brezza fresca che porta il sole a svegliarsi e che cerco di tenermi stretta, almeno con il ricordo, diretto verso una giornata bollente sui pedali.
L'Abetone da La Cá lo conosco a memoria dal versante Toscano, mai l'ho affrontato da quello Modenese. L'idea e la paura è che il giro sia più duro rispetto al Toscano e alle 7 parto per scoprirlo.
Borracce riempite con la fresca acqua de La Cá e discesa veloce e fresca verso Fanano. Da qui dieci chilometri di salita che invogliano a spingere, ma é presto e piú che salire di gambe é meglio salire di testa. Sono da poco scoccate le otto quando arrivo a Sestola, quasi nessuno in giro e la discesa verso Monte Creto arriva subito. Monte Creto é molto piú popolata e l'odore che esce dai bar e dal forno mette parecchio in difficoltá, con un notevole sforzo riesco a fermarmi solo per riempire la borraccia e a ripartire immediatamente.
La discesa finisce presto, imbocco la Statale dell'Abetone e del Brennero verso Pievepelago cominciando a salire. Fatta al contrario dava l'idea di essere salita vera, in realtá pur salendo sempre leggermente, l'ascesa fino a Pievepelago, passando da Riolunato, é molto agevole e veloce.
É piú discesa a scendere, che salita a salire.
Attraverso il bel borgo modenese e comincio a salire verso il Passo toscano. Undici chilometri che all'inizio mi fanno un pó soffrire poi la gamba si scioglie affrontando meglio le improvvise e quasi impercettibili, ma cattive, impennate che portano in cima al paese, dove un signore di nome Fausto Coppi, si scoprì al mondo!
Il fresco dei quasi 1400 metri dell'Abetone é giá un bellissimo e nostalgico ricordo a La Lima dove, dopo la lunga ma veloce discesa, cominco a salire verso il Passo dell'Oppio.
Quasi 9 chilometri tutti al sole che sembrano infiniti, con l'unico sollievo di qualche goccia d'acqua che mi cade addosso dal cestello di un elicottero, occupato a riempire alla Diga per spegnere un incendio verso il fondo della valle.
Dall'Oppio a Ponte Petri neanche una pedalata o quasi, ma da qui a Porretta la strada é lunga e il vento è contro. La discesa é frenata e praticamente devo sempre pedalare, una fatica che neanche al contrario ho mai fatto.
É piú salita a salire, che discesa a scendere.
Porretta é un forno, mai peró quanto salire da Silla a Gaggio Montano. A Silla, trangugio un gel, ma a Gaggio è giá assorbito e le forze cominciano a scappare.
A Gabba, dopo otto chilometri di salita, ne trangugio un altro, mentre a Querciola mi rinfresco e riempo il litro e mezzo d'acqua finito da Porretta.
Basterá per arrivare a casa dopo più di 130 km e 2700 metri di dislivello.
Un giro che pensavo piú duro, che in realtá finisce con un dislivello inferiore rispetto al contrario che supera i 3000 metri. Questo giro peró scala salite piú lunghe e dure, come Sestola e l'Oppio, la differenza la fa la salita Regina, l'Abetone.
Qui vi é la differenza.
La Lima é piú basso di Pievepelago e per questo arrivare al Passo é piú lunga, 16 km contro gli 11. Come difficoltá non vi è molta differenza anche se da la Lima le pendenze sono piú costanti riuscendo quindi a tenere un'andatura più regolare.
Un giro sempre e comunque bellissimo che ora si dovrá fare in compagnia.
22 luglio 2015
Giovedì Pizzata!
Giovedì 30 Luglio ci troviamo alle 2030 da Soldati a San Lorenzo per la pizzata di buon Estate. Chi vuole venire lo dica, entro Lunedí 27, qui o su Facebook, o contatti Lorenzo Zanarini che prenoterá.
20 luglio 2015
Prunetta e birra
Le prime luci del mattino si sono levate già da un pó a Lizzano in Belvedere, quando i ragazzi si ritrovano sotto la Cupola della Chiesa.
Chi é venuto da Bologna avverte una piacevole sensazione di fresco, chi scende da La Cá invece, arriva al ritrovo giá grondante, nonostante i 5 chilometri fatti, siano stati di sola discesa.
Sono le otto e ai 600 metri di Lizzano ci sono 27 gradi, il sole batte forte, ma il verde dei boschi appenninici regala ossigeno prezioso a chi veniva da giorni di afa e umiditá.
La discesa verso Silla è veloce e mentre pedalano in direzione Porretta c'e chi vorrebbe fermarsi per un caffé. La richiesta però rimane inascoltata e una volta arrivati a Ponte della Venturina svoltano a Destra direzione Pracchia.
La strada si restringe, da una parte la Montagna dall'altra il fiume, il Reno. Curve e controcurve salgono piano ma costanti, portando i nostri appassionati ciclisti verso i monti toscani. Attraversano gli ultimi paesi emiliani e i primi toscani e dopo la tanta sospirata pausa caffè, raggiungono la vetta della prima salita, il Passo dell'Oppio, con quell'ultima rampa dura e irregolare a spezzare il dolce ritmo che da Pracchia aveva rilassato e agevolato la pedalata.
La picchiata su San Marcello Pistoiese è rallentata dal traffico di una Domenica calda anche dalla parte del Tirreno e mentre i cartelli continuano a indicare "Abetone", a poche centinaia di metri dall'inizio della storica salita, i cinque svoltano a sinistra seguendo le indicazioni Montecatini, Prunetta.
Salita lunga, quasi undici chilometri, ma non impossibile, praticamente tutta all'ombra, con rampe al 7%, intervallate da tratti in falsopiano, due-tre per cento la pendenza, dove la gamba rinfrescata dalla piacevole temperatura del sottobosco, gira con facilitá.
Per qualcuno gira veloce, in cerca di un riferimento su Strava, che finito il giro troverá, paragonando il proprio tempo, trentatre minuti, con quello del primo, un certo Giovanni Visconti, 24 minuti poco più.
Per altri gira con piú calma, o forse piú lentamente, ma con egual fatica.
In cima, per tutti, prima della discesa con rischio caduta a causa di due dossi "invisibili" non segnalati all'uscita di una curva, una meritata borraccia di splendida acqua fredda alla fontana, nel centro del Paese.
Mentre c'é chi non ha sete e neanche fame, peró un panino al prosciutto lo divorerebbe, ma solo per sfizio, il giro riprende veloce.
Discesa verso il ritorno in Emilia sulla stessa strada dell'andata, con quelle curve a volte leggiadre, a volte ignoranti, spinti dal vento nel relativo fresco che il fiume, regala dal basso. All'improvviso peró al primo strappo, l'Emilia da il bentornato ai ragazzi, l'aria si fa bollente e il vento sparisce come se il suo lavoro fosse finito al confine regionale.
Attraversate Porretta e Silla, la salita verso Gaggio é un forno che rende ogni pedalata un'impresa. I tornanti della vecchia strada che porta in paese, con il Corno sullo sfondo e neanche una nuvola in cielo, sono affrontati quasi con timore, grondanti e con i chilometri passati che ormai mordono le gambe e fanno venire a qualcuno voglia di un gelato, che peró non ha il coraggio di proporre.
Le fatiche non sono finite e in cerca di una sorgente fresca, con la speranza che sia anche gelata, si cominciano a inerpicare su una stradina interna al paese.
Comincia sotto un voltone, con un ciotolato che poi si trasforma in san pietrino per un chilometro circa, puntando dritto verso il cielo terso, quanto bollente.
Qui si vede quello che é un ciclista, le sue sofferenze, i suoi sacrifici, le sue illusioni dentro una fatica che in bicicletta non hai mai fine.
L'acqua alla sorgente é gelata e rigenera i ragazzi che ridiscendono sulla strada Principale e salgono a Querciola, ultima fatica prima di una meritata birra e di un agognato gelato. Povero gelato...
12 luglio 2015
Gita, anche per famiglie, Cicloalcolica per Domenica 19 Luglio
Partenza dalla rotonda Biagi alle 6/630 direzione Lizzano in Belvedere.
Ritrovo ore 730/8 a Lizzano in Belvedere nel parcheggio davanti alla Chiesa.
Scarico bici, si sale in sella e discesa verso Porretta. Poi giro in Toscana. Ponte della Venturina, Pracchia, Campo Tizzoro, Passo dell'Oppio. Discesa verso San Marcello Pistoiese e dopo un paio di chilometri, a circa uno da La Lima, svolta a sinistra direzione Prunetta. Salita di 12 chilometri pedalabile. Caffé poi discesa verso Le Piastre. Campo Giuliano, Sammomé, immissione sulla Porrettana Pistoiese, Passo del Signorino e picchiata su Porretta. Risaliamo a Gaggio Montano, Querciola, Vidiciatico e ritorno a Lizzano. Chilometri 120 circa.
Caricate le bici in macchina, pranzo alla festa Bavarese e ritorno a Bologna.
Puó andare?
09 luglio 2015
Maratona 2015 noi c'eravamo
Vigilia di Maratona.
C'é chi decide di sgambare e c'é che chi decide di passeggiare.
Sotto al KronPlatz l'aria é pura e il sole batte forte, ai piedi della salita del Furcia i bikers salgono con le divise aperte e l'ombra che si incontra nel cammino é fresca e anche ristoratrice.
C'é tranquillitá tra le Ciase di San Vigilio, quella tranquillità che solo in Montagna si puó assaporare.
Pomeriggio di Vigilia Maratona.
Prima di ritirare i pacchi gara un bel pranzo da sportivi ci sta. Canederli, Tagliatelle alla Selvaggina, tagliere di speck e formaggio, un bel pezzo di strudel e naturalmente weissbier ad annaffiare il tutto. Si prende la seggiovia e si va sul massiccio Santa Croce. Panorama spettacolare e verrebbe voglia di mettere gli scarponi per andare a camminare tra questi boschi e queste rocce che parlano di millenni di storia. Ci limitiamo al classico, giá descritto, pranzo preGranfondo e riscendiamo a Badia.
Ritirati i pacchi gara siamo ufficialmente tra i partecipanti della Maratona delle Dolomiti 2015. L'organizzazione é maniacale quanto estremamente efficente. L'adrenalina sale, la notte sará corta, la voglia di pedalare sará difficile tenerla a bada fino alla mattina.
La sveglia suona alle 430. Nonostante l'adrenalina e la voglia di bicicletta la solita domanda che nasce a quest'ora, nelle Domenica di Granfondo, si ripropone schietta e sincera: "Ma chi ce lo fa fare". Nasce dal nulla e muore nel niente. Perché non vi è risposta.
Vestizione, colazione tra gli intrugli di yougurt di Lorenzo e i panini allo speck di Fabio e Potter, completamento di esigenze fisiologiche e si sale sul furgone direzione La Villa.
Ore 6, siamo in griglia. Gli elicotteri della Rai volano sulle nostre teste, la temperatura é sui 15 gradi, gli antivento si possono riporre in tasca e storicamente, ci rimaranno per tutta la Maratona. Alle 630 in cielo si aggiunge un altro elicottero, appeso ha una specie di cannone che con un fragoroso colpo da il via alla Granfondo. I primi partono veloce, le telecamere sono tutte per loro, anche se i veri protagonisti sono i restanti novemila dietro, che si allenano nel tempo libero e pagano fior di quattrini per partecipare a manifestazione come questa. Tra loro anche un ragazzo tedesco, che é poco davanti a noi. T-Shirt normale e scarpe da ginnastica ai piedi. Ci guardiamo meravigliati e un pochino divertiti, convinti si limiterá al corto di 55 km. Invece a Granfondo finita controlleremo, in scarpe da ginnastica e maglietta ha percorso il lungo in poco meno di otto ore. Dimostrazione del fatto che il ciclismo non é solo tabelle, alimentazione e tecnicismi, ma soprattutto testa e volontá.
Alle 705, dopo trentacinque minuti dai primi, partiamo anche noi in ultima Griglia. Chi parte a tutta chi del suo passo, il giro del Sellaronda passa quasi senza accorgersene. I tornanti del Pordoi sono uno spettacolo difficile da dimenticare. Mentre l'elicottero volteggia sopra le nostre teste, che ti giri verso la cima o verso l'inizio, l'unica cosa che si vede é un lungo serpentone di ciclisti che salgono silenziosi e concentrati.
Sella e Gardena non lasciano il tempo di rifiatare e la discesa verso Colfosco é talmente veloce che una volta a Corvara sembra quasi di non averla mai fatta. Il passaggio a fianco dello striscione d'arrivo, per risalire di nuovo il Campolongo, é una silenziosa e ordinata processione. Talmente silenziosa che quando una signora applaude, un simpatico granfondista gli fa i complimenti ringraziandola per il gesto. In poco meno di un secondo tutti i numerosi spettatori applaudono, dandoti una carica che ti accompagnerá sul Campolongo e per tutta la discesa verso Livinalongo e il Colle SantaLucia. Questo tratto nell'altimetria é l'unico punto segnato, quasi, come pianura. In realtá é tutta salita, che peró é solo un breve riscaldamento verso il Mostro di giornata, il Passo Giau. 9,9 km al 9% di media. Chi ci metterà un'ora, con il contachilometri fisso sui 9 all'ora, chi in poco meno di un ora e chi in quasi due ore, per tutti, una volta finito, le gambe si sentono libere lanciandoti nella bella e tecnica discesa verso l'ultimo ostacolo di giornata il Passo Valparola. Dieci chilometri di Falzarego che sarebbero anche agevoli, se non fosse che le gambe sono di marmo dopo il Giau e uno verso il Valparola, sul dieci per cento, una rasoiata che peró, finita, ti da la consapevolezza di avercela quasi fatta. Lunghissima discesa verso San Cassiano e La Villa, nella sicurezza delle strade chiuse e aperte soltanto agli iscritti della Maratona e Mur de Giat da fare tutto di un fiato, possibilmente in bici, ma se proprio non ce la si fa anche a piedi. Trecento metri al 20% che dopo 140 km e 4000 metri di dislivello, con il traguardo a tre chilometri, forse, pur di finirla, si possono fare anche sui ceci.
La gente dietro alle transenne che ti Applaude, le Miss che ti mettono la medaglia al collo, indirizzandoti verso il pasta party e l'immediata voglia di rifare il giro, nonostante Le gambe non rispondano piú una volta tagliato il traguardo. Emozioni difficili da immaginare ma che questo evento, organizzato alla perfezione, riesce a trasmettere come nessun altro riesce a fare.
Non sappiamo quando torneremo alla Maratona, ma una cosa é certa, ci torneremo!
Le foto sono giá nella galleria, basta cliccare sul pulsante qui a destra Fotogallery
29 giugno 2015
Un Gelato in Compagnia
Martedì 30 Giugno un Gelato in Compagnia!
Ritrovo alle ore 21,00 presso la Gelateria di san Biagio in Via Pietro Micca, e non trovate scuse!
22 giugno 2015
La nostra Sportful 2015
Chilometro 2,2 della Granfondo piú dura d'Europa. Guido a ruota di tre ragazzi con divisa nera, dietro a lui, Lorenzo, Io, Galluzzo e l'amico Vincenzo. Partiti quasi per ultimi, con il primo chilometro fatto a piedi per la ressa nelle strettoie della bella Feltre, viaggiamo ai 37/38 km/h.
Mi affianco a Lorenzo e gli dico :"Queste sono partenze ideali, velocitá perfetta."
Neanche il tempo di dirlo e sono giá di fianco a Guido, gli busso sulla spalla e gli dico: "Vieni recuperiamo un pò."
La gamba improvvisamente comincia a mulinare il rapportone, intanto canto gli U2 che erano a tutto volume in griglia. La velocitá passa tra i 42/45 orari, costanti, con punte dei 55 in discesa. Chi prova a seguirci rimbalza nelle retrovie dei vari gruppetti, un ragazzo del Gruppo Anno Primo di Bologna all'arrivo ci dirá: "Ho visto una macchia Fluo che mi sorpassava come un lampo, non so come ho fatto ma sono riuscito a venirvi dietro".
Chilometro 16, inizia la prima salita, i diciotto chilometri del Cima Campo. Mi sposto e saluto i ragazzi, Guido, Lorenzo e Galluzzo si involano lanciati dalla mia lunga trenata. Io mi metto agile e del mio passo comincio la mia Granfondo, lottando con l'appannamento degli occhiali e con una domanda: "Ma Galluzzo dove sta andando con quei due?"
É questa l'immagine più significativa di una Granfondo che rimane sempre la più bella e dura d'Europa, quella macchia Gialla Fluo ( ERAVAMO TUTTI VESTITI UGUALI), che recuperava Gruppetti su gruppetti.
In realtà la nostra Granfondo era cominciata Sabato mattino poco dopo l'alba.
Sarebbe stato giusto dormire qualcosina di più per recuperare la levataccia della Domenica, ma Guido non era dell'idea. Passato da me e Galluzzo alle 7 poi da Lorenzo, alle 730 ritrovo con gli altri da Tony. Aveva pianificato tutto al millesimo e tutto incredibilmente é andato secondo il piano. Quasi tutto, non si sa infatti perché eravamo tutti convinti che a partire fossimo in nove, invece eravamo in otto. Come mai questo errore collettivo non l'abbiamo mica capito, forse mancava qualcuno, forse qualcuno aveva dato forfait? Non ci sembrava e siamo partiti lo stesso. Un furgone, due macchine, il primo obbiettivo é lo spaccio della Sportful a Fonzaso.
Brulicante di ciclisti risulterà essere l'obbiettivo più duro. Fabio si posiziona alle ore 11 davanti alle scansie degli antipioggia e dopo averli provati tutti, smanicati, con le maniche, solo antipioggia, anche antivento, la Elle che é troppo aderente, l'XL che é un pó larga, la versione fluo che si intona alla divisa, ma la nera peró che é proprio bella, alle ore 1155 decide cosa comprare e va a pagare.
Alla birreria Pedavena il tavolo Malini é giá apparecchiato, qui il dubbio che i conti non fossero sbagliati torna ad emergere. Il tavolo é apparecchiato per nove e noi continuaiamo ad essere in otto. Poco male, Guido si é sbagliato a prenotare. Mangiamo, beviamo, facciamo fondo per le fatiche che ci aspettano il giorno dopo.
Ritiro pettorale senza problemi ma con un giallo. Nel ritorno alla macchina un pettorale é attaccato al cartello dell'ultimo chilometro. É Del Club MaliniBici con scritto sopra Scoppiato. É di Steve, Stefano Baccigotti. Povero Steve, a proposito, dov'é? Sarà mica lui il nono che manca?
Raggiungiamo in poco tempo la casa di Maurizio che gentilmente ci ha ospitato. In mezzo al bosco, sul versante sterrato del Nevegal, domina Belluno con vista sulle Dolomiti. Una vera perla sopra un tipico borgo alpino. Vecchie case diroccate con le scale in legno a ricordare il tempo che fu, di fianco a case in sasso appena ristrutturate nel rispetto di quel tempo che ci ha portato fino ad oggi. Una vera perla e una bellissima scoperta.
Pettorali sulle maglie e sulle bici, chip sulle ruote, ( tranne di una) e dopo una leggera ma bella camminata è giá ora di cena.
Maurizio oltre ad ospitarci ci prepara anche degli ottimi spaghetti in bianco, ideali per la fatica che dopo il sonno pedaleremo, accompagnati da un ottimo Merlot. Una bottiglia di vino in compagnia non puó mancare, anzi peccato fosse solo una.
Sono le 2030, Guido è giá sdraiato a letto. Noi spegniamo la tv e uscendo accendiamo uno spettacolo migliore, il sole si nasconde dietro nuvoloni minacciosi che avvolgono le Dolomiti come in un abbraccio, colorando montagne e cielo di colori caldi, quel caldo che invece in quel momento non c'é proprio.
Si va a letto tutti, con il dubbio del tempo che fará il giorno successivo. I siti meteo hanno messo parecchia incertezza, tra quelli che danno variabile, quelli solo pioggia e quelli solo sole. Mentre a valle nel paese di Castion fan festa con musica da Disco e fuochi d'artificio anche io riesco ad addormentarmi. La sveglia alle 5 si avvicina, il Manghen sta per arrivare.
Colazione tutti insieme, a turni nell'unico, ma accogliente bagno della casa e si sale in macchina. Si scaricano le bici, gonfiatina, olio alla catena e scarpini ai piedi. Tutti, tranne Maurizio, che sbuffando non trova il chip. Il chip l'ha lasciato a casa e nonostante i nostri inviti a provare a sentire se li affitano ancora o a partire lo stesso poi della classifica pazienza, saluta, sale in macchina e se va. Alle undici e un quarto sará giá a Bologna, dopo averci scarrozzato, ospitato fatto da mangiare la sua Sportful si conclude cosí, mentre noi con alterne fortune e diverse andature scaliamo i 4 Passi Dolomitici della Granfondo.
Lorenzo, che non voleva venire perché la gamba non é ancora quella dei vecchi tempi, migliora il tempo dello scorso anno.
Guido al secondo lungo della sua vita dopo la Nove Colli, lascia andare Lorenzo all'ultimo rifornimento del Croce d'Aune e da quel che ci é parso di capire, forse, dopo la Maratona, ritornerá a fare i medi. Ma forse e dico forse, abbiamo capito male.
Galluzzo all"inizio del Manghen si pone la domanda che io mi ero fatto all'inizio del Cima Campo. Ma dove se ne andava dietro Lorenzo e Guido? Allora decide di staccarsi, con la paura di crollare e quando sul Rolle lo riprendo, mentre ancora combatto con le scarpe nuove, il suo spirito si riprende e pur di non farsi staccare da me non molla un metro, o quasi, lanciandosi poi in discesa e facendo vittime chi provava a restargli a ruota.
Fabio invece a Paneveggio, a metá del Rolle, decide che nella vita ci si puó divertire anche senza fare fatica e sale sul pulman del CarroScopa.
Storie diverse, legate dai chilometri e dalle risate di un weekend in amicizia.
Sportfull 2015 e un gelato a tutti!
09 giugno 2015
6 G.f. non competitiva di Medicina
ritrovo per chi vuole andarci direttamente in bici è alla rotonda Biagi per le 6.15, invece per chi vuole recarsi a Medicina in auto il ritrovo è per le 7.30 zona partenza G.f.
Il costo è di 5€ mandate i dati personali più n tessera e chi fosse in possesso della tessera Optipass coccore il n.
Mandate un SMS a Guido
Entro giovedì.
Vi allego il link del volantino della manifestazione.
6° Gran Fondo Città di Medicina - http://www.ciclismomedicina1912.com/index.php?option=com_content&view=article&id=775:6d-gran-fondo-citta-di-medicina&catid=55:granfondo&Itemid=97