Non occorre prenotarsi!
le uscite, gli eventi, le foto di un gruppo di appassionati di strada e MTB di Casalecchio di Reno
06 aprile 2018
Prossime pedalate
Non occorre prenotarsi!
07 marzo 2018
23 febbraio 2018
Inno alla Bicicletta! Scott Foil 2.0
Era un sabato inoltrato di Febbraio nel 2012, aveva nevicato su tutta Italia, l’unica zona libera era sui Colli Euganei. Ti presi da Paolo in settimana e non ti feci neanche scendere dalla macchina se non arrivati a Monselice, poco meno di 10 gradi, un’umidita tagliente e le strade bagnate.
Eravamo in tre più Rafael che scese dal trevigiano per fare un giretto con noi.
Fu un bel giro, una novantina di chilometri sui Colli Euganei tra nebbia, pioggerellina e rivoli d’acqua che tagliavano la strada.
Ultima salita, scolliniamo e la discesa comincia con un’ampia curva a destra. Stavo ancora spingendo, forse troppo, sfioro il freno e tu cominci ad intraversarti. Ti sento andar via ma ti tengo, sei mia, al primo giro non possiamo subito litigare, e ti riporto da me, con me. Rimaniamo in piedi, bastava poco per cadere sul gelido asfalto padovano, ma insieme ce l’abbiamo fatta.
E così è stato per i successivi sei anni.
Perché, e non mi era mai successo, sei stata l’unica che mai mi ha tradito, l’unica che mai mi ha fatto assaggiare quel ruvido grattugiare della pelle sull’asfalto, l’unica che ho cavalcato senza mai farmi disarcionare.
Cadere in bicicletta è fisiologico, capita a tutti prima o poi, come capita a tutti i bambini di sbucciarsi le ginocchia, l’importante e rialzarsi subito.
Eppure tu no, tu sei stata speciale, ti ho portato in giro per l’Italia e l’Europa, hai solcato stradoni dritti come la San Vitale o gli Stradelli Guelfi e budelli di montagna come il duro Mortirolo o la dolce Sassetta toscana. Ti sei buttata lungo discese veloci, come quelle del Rolle o tecniche e complicate come lo Stelvio Svizzero.
Mi hai sentito esultare sul traguardo della Liegi o dell’Oatzaler e mi hai sentito soffrire sui pedali sotto la pioggia gelida del Manghen. Mi hai accompagnato in volata per rimanere sotto le 8 ore alla Maratona, e mi hai sopportato nei miei giri pazzi tra mare e montagna, asfalto, strade distrutte, caldo asfisiante e freddo polare.
Domenica è stato l’ultimo giro, ancora strade bagnate, neve ai lati che sciolta trasformava la strada in fiumi. Ma come sempre non hai fatto una piega. Poco prima di Natale in Rotonda Biagi ti avevo forzato un pò, chiudendo troppo la corda e tu innervosita ti eri avvicinata a Lorenz con il posteriore. Ma anche quella volta ti ho riportato da me e con Lorenz incredulo siamo andati a casa.
Domenica ti ho trattato con i guanti nessun rischio, solo il penultimo tornate di Monte Pastore preso sovrappensiero senza guardare quella Golf che arrivava dalla bassa. Sono riuscito a destarmi in tempo, ho chiesto scusa alla Golf ma poi ho subito chiesto scusa a te.
Non potevamo rovinare tutto l’ultimo giro e per premiarti ti ho portato su per lo sterrato di Marescalchi. Quante volte passavamo davanti a via Rosa e quanto volte eri tentata dal farmi girare lungo le vigne di Tizzano.
Come a dirmi: “Ma la Mtb Scott la porti, perché me no?”.
Meritavi questo premio e te la sei goduta tutta quella salita senza spostare un sassolino dal terreno, senza sprofondare nel fango delle curve poco ghiaiate.
Ora è tempo di lasciare spazio alle nuove leve, Paolo vi ha fatto conoscere, tu l’hai sicuramente messa a suo agio e lei da giovane e rampante bicicletta ti avrà sicuramente preso come riferimento, esaltandosi nelle sue giovani e moderne geometrie.
Eguagliarti sarà pressoché impossibile, ma si chiama come te e sono sicuro che riuscirò anche con lei ad avere lo splendido rapporto che abbiamo avuto noi due.
Tu non ti fermi, non ti puoi fermare, non è nelle tue caratteristiche, svalichi l’Appennino e vai a pedalare in quella terra unica che spesso abbiamo pedalato insieme. Come me passerai ad una giovane appassionata a cui potrai insegnare tutto quello che abbiamo imparato insieme.
Non cambiare mai, grazie di tutto, buona lunga vita!
09 febbraio 2018
Domenica 11 Febbraio
07 febbraio 2018
16 Febbraio 2018 Pedaliamo Indoor
05 febbraio 2018
18 Marzo 2018

Km 45, dislivello circa 700 m.
07 gennaio 2018
Su da Casaglia giù dai Bregoli.

Arrivato al bivio con discesa dei Bregoli, non ho resistito, ho voltato a sinistra, e....sono arrivato al Parco Talon. Da li a casa poca strada.
Con una Gravel si può.
06 gennaio 2018
Il Grande Gian!
6 Gennaio 1965 nasceva a Bologna un ciclista vero, le cui pedalate avrebbero solcato in lungo e in largo le strade del Bolognese, dell’Italia, dell’Europa e se Dio vorrà del mondo intero.
Buon Compleanno al grande Gianluca Lamberti, che oggi compie 53 anni e lo fa macinando un altro centello, un filino umido sul nostro Appennino.
Il grande Gian in questo 2018, dopo la mia dipartita agonistica in quel del BikeStudio, grazie alla sua leggerezza, 60 kg con i baffi e la sua datata esperienza, 53 anni sono gli anni migliori per andare forte in bici, sarà il Capitano del Club Malini sulle strade delle Granfondo Italiane.
Insieme a lui la “giovane” promessa Ramon Stefanelli, in quello che potrebbe essere il suo anno, chissà, forse, mah, non ci scommetterei, il gregarione Stefano Baccigotti, che sembra desaparecidos, ma che dicono si stia allenando sul Teide, e l’indomito under “23”, Filippo Roda, che tra notturne in bici e notturne sulle montagne, in alpinismo con gli sci o senza Filippo non si ferma mai, trova pure il tempo di andare forte nelle Granfondo.
Per il Neo Capitano Lamberti un anno da vivere alla Grande!
Auguroni Gian!!!
12 novembre 2017
Ricordi con il sorriso.
L’ho visto seduto dietro di noi, stessa compagnia ma tavoli diversi, tra fiumi di vino in calici traboccanti e piatti di pesce che si svuotavano in velocità proibitive anche per una Formula uno.
Un saluto veloce e le chiacchere non potevano cadere che su una cosa.
La bicicletta e le uscite con Malini.
Perché Giuseppe è la bicicletta, quando ne parla gli occhi si fanno grandi, le mani cominciano a muoversi e le gambe, anche sotto il tavolo, a pedalare.
Me lo ricordo come se fosse ieri, è passato qualche anno ma neanche tanti, sempre presente a Bruscoli, arrivava dopo di noi, non si cambiava, mangiava quanto noi, beveva quanto noi, poi inforcava la bicicletta e tornava a Bologna, come in un normale rifornimento di una granfondo, mentre noi scendevamo in macchina e le mogli guidavano.
Mi ricordo di lui, lui si ricorda di me, e li seduti ad un tavolo di un magnifico ristorante sull’Adriatica alle porte di Cervia racconta la storia di una delle tante gite al mare, ma questa incredibilmente avventurosa.
Dovevamo andare a Cesenatico, ma poco prima di Ravenna, sulla San Vitale, il gruppo si sfaldò. Tra chi diceva di svoltare a destra e chi a sinistra per un attimo ci si separò e naturalmente la decisione che presero quelli davanti fu sbagliata.
Ricordo che Fabio bucò, aveva il tubolare e nonostante l’intervento di una bomboletta per paura che si tornasse a sgonfiare, cominciò a tirare come un forsennato. E noi dietro. Poi a dargli i cambi. Metti mai che si dovesse far venire a prendere. Ai quarantacinque sull’Adriatica qualcuno cadde anche, ma nessuno se ne accorse.
Non se ne accorse neanche Giuseppe, perché in quel momento era già staccato.
Giuseppe era rimasto staccato da parecchio, e quando capì che non sarebbe più riuscito a rientrare chiamò Paolo chiedendogli dove fossimo, che lui era in centro a Ravenna. Paolo rispose che eravamo già al ristorante e che stavamo iniziando a mangiare, che se non voleva arrivare fin lì, si poteva fermare a La Campaza a mangiare qualcosa che gli e lo avrebbe rimborsato per l’equivoco avvenuto.
Ma Giuseppe il giro doveva finirlo, declinò l’invito di Paolo e disse di aspettarlo al ristorante, avrebbe preso una piadina e una birra e sarebbe arrivato.
Giuseppe arrivò, con il sorriso stampato in volto, che stavamo finendo il dolce. Si sedette e dopo piadina e Birra mangiò il dolce anche lui.
Giuseppe è un giovane signore di ottanti anni che ancora in bicicletta ci va e i suoi seimila chilometri se li è fatti anche quest’anno. Parlando di cambi elettronici, freni a disco e bici super leggere il discorso finisce su mio zio, organizzatore perfetto di questa magnifica mangiata di pesce.
“Ma te l’ha detto tuo zio Alessandro che ha comprato l’Ebike?”
“Eh si ne parlavamo prima, perché dice che così può tornare a far salite.”
“Neanche io riesco più a far salite. Ho però qualche anno più di lui. Ma fa lo stesso. Prendo la bici e faccio i miei giri, San Giovanni, Manzolino, Le Budrie, massimo San Savino. L’importante è salire in sella e spingere con le proprie gambe. Poi la bicicletta è sempre bellissima!”
Immenso Giuseppe!
16 ottobre 2017
L'Infinito Inossidabile Magnani!
Era la vigilia della Sportful, ci eravamo appena alzati da tavola dopo la cena leggera pre-gara. Cento e passa grammi di pasta a testa e altrettanti di prosciutto, perché va bene i carboidrati, ma anche le proteine sono importanti.
Maurizio era uscito in giardino poco dopo di noi e in piedi, accanto alla sua casa di Sossai, guardava la valle verso Belluno e i monti dell’altro versante. Cominciò a indicare cima per cima, a dirci il nome e quando da ragazzo le aveva arrampicate, tutte.
Il sole era ormai nascosto dietro a quelle guglie, gli ultimi raggi di sole filtravano su Sossai ,quando finito il racconto, sicuro Maurizio affermò: “Ho deciso, domani faccio il lungo.”
Ci guardammo, perplessi ma con la faccia di chi sapeva già che ci avrebbe provato.
Non ci sorprese per niente quella dichiarazione, nonostante già dallo scorso anno affermava che si sarebbe limitato solo al corto, se avesse partecipato. Conoscevamo troppo bene gli istinti dell’Inossidabile, quegli stessi che mai lo avrebbero fatto girare per il corto.
Il giorno dopo Maurizio a metà Rolle, dopo centoventi chilometri percorsi, scese umilmente dalla bici, la caricò sul carroscopa e tornò a casa, seduto comodo sui sedili posteriori.
Ci aveva provato e non ci era riuscito. Non era la prima volta e molto probabilmente non sarebbe stata neanche l’ultima.
Ma nonostante questa sconfitta Magnani è rimasto l’Inossidabile, ha raccolto le sue infinite energie e con la sua immutabile andatura dei ventidue chilometri orari ha solcato in lungo e largo le salite romagnole, conquistando per la quarta volta lo scudetto del Circuito Romagnolo.
L’Inossidabile Magnani è il punto di riferimento che ogni ciclista dovrebbe avere.
Il tempo passa, il tempo cambia, cambiano le energie, le motivazioni, i riferimenti.
Ma quando sei ciclista vero come l’Inossidabile c’è una cosa che non cambia mai.
La voglia irrinunciabile dell’impresa.
Grande Inossidabile Magnani, grande Maurizio!
15 ottobre 2017
Sabato d'Autunno
La nebbia si sveglia con il sole, si alza da terra ma non va lontana, schiacciata dai primi raggi che già scaldano una mattina comunque fresca.
Si ricomincia così a pedalare, dopo due settimane di riposo forzato, con la voglia che solo l'inevitabile calo di condizione riesce a contenere.
Un po' di strada pianeggiante costeggiando la collina senza immergersi nel nebbione della bassa, i primi metri in salita e l’aria che cambia già. Non vi è neanche più l’odore di umidità, e sulla pelle arriva una piacevole sensazione di tepore che ti fa deporre nelle tasche manicotti e antivento, e lì te li farà lasciare.
Tra vigne che piano piano, nonostante il cocente sole d’estate, cominciano a vestirsi d’autunno, si sale e si scende per i colli modenesi girando intorno a Marano per poi prendere il fondovalle, arrivare alla Casona e attraversare il fiume, lì dove in Estate sembra di essere a Riccione.
Già dopo il ponte si capisce che cosa ci aspetterà, con la strada che sale con pendenze elevate svegliando la fatica delle salite passate. Dopo qualche centinaia di metri scegliamo di seguire la destra, consci del fatto che non sarà facile ma sapendo bene che a sinistra sarebbe molto peggio.
La strada spiana, costeggia il monte, ci gira intorno, scende di nuovo a valle guardando negli occhi la lucentezza del Panaro e poi risale, di fianco ai grandi Sassi di RoccaMalatina, inerpicandosi per il bosco tra spianate in sterrato, muri verticali, ponti in Pavé e borghi dalle case in Sasso.
In cima davanti a noi i Sassi e una stradina sterrata indicata come percorso turistico che ispira una pedalata eroica.
Ma le energie si fanno al lumicino e le poche rimaste le esauriamo tra la salita di MonteOrsello e la pianura che porta a casa.
C’è chi svolta per l’ultima ascesa verso San Martino e chi ormai ha raschiato anche il fondo del barile e chi dopo due settimane di ghiaccio svaccato sul divano poteva fare anche meno.
Ma quando la voglia di pedalare è incontenibile le gambe girano con la testa e i dolori svaniscono come se neanche fossero esistiti.
Perché la bicicletta è più un mezzo di locomozione, è più che uno sport, è più che un passatempo.
La Bicicletta è una medicina.
12 ottobre 2017
e-Pedalata di Domenica 8 ottobre 2017
06 ottobre 2017
Coppa Toscana e Giro delle Regioni: Due Brevettati e Classificati!
La voglia di provare a fare un po' di agonismo e un po' di classifica, conoscendo i nostri limiti, incastrando lavoro, famiglia e il tempo per allenarsi in bicicletta.
Così io e Lorenz, l’anno scorso di questi tempi, abbiamo deciso di iscriverci a due brevetti con classifica, la Coppa Toscana e il Giro delle Regioni. Granfondo mai fatte, in una terra in cui spesso splende il sole e che novanta volte su cento, attraversato l’appennino dopo Pian del Voglio, è anche un pochino più calda.
Cinque granfondo per la Coppa Toscana, sette per il Regioni, tre delle quali uguali. Andavano completate per entrare in classifica 4 Granfondo su 5 in Toscana sempre dello stesso tracciato, 5 su 7 nel Regioni sempre dello stesso tracciato.
Diavolo in Versilia a Camaiore, Cecina e La Spezia, quelle uguali, in più per la Coppa Toscana anche la sempre bella Granfondo di Firenze e la nuova scoperta, bellissima, la Granfondo di Arezzo con lo sterrato dell’Alpe di Poti.
Carpaneto Piacentino, Desenzano, Albinea e Piacenza le altre che facevano parte del Giro delle Regioni.
Il livello tecnico che abbiamo trovato, soprattutto in Toscana, è stato veramente elevato e considerando che le prime tre si sono corse tutte in marzo, quando ancora per molti, (noi compresi), le uscite infrasettimanali se le stanno solo sognando, sia io che Lorenz non possiamo che essere più di soddisfatti.
Nella sua Categoria Lorenz chiude quindicesimo, su più di ottanta iscritti, mentre io undicesimo su una cinquantina.
Avevamo scelto il Toscano perché comodo, come trasferte e perché speravamo in tiepide giornali di fine inverno. Le trasferte sono state comode, ma il primo raggio di sole che abbiamo incontrato è stato nell’ultima Granfondo, ad Arezzo, a metà Maggio. Neanche una goccia di pioggia comunque e organizzazioni veramente eccellenti.
Nel Regioni invece nella sua Categoria Lorenz colleziona un buon ottavo posto su una sessantina di iscritti, mentre io mi fermo al decimo posto su una quarantina.
Eravamo curiosi di vedere cosa potevamo fare e l’esperienza è stata sicuramente molto positiva, bella e faticosa, come la bicicletta deve essere. Ma alla fine quello che contava di più era il divertirsi.
E quello non è mancato mai.
Penso che la foto qui sotto sia proprio esplicita di come alla fine ci si possa divertire insieme, ognuno con le proprie capacità e con i propri stili.
Siamo sul muro di via Salviati a Firenze. Mancano pochi metri all’arrivo e Lorenz mi sbuca mezzo sorridente da dietro, mentre sto raschiando le ultime energie dal fondo delle mie gambe.
Avevamo percorso l’ultima salita insieme. Io la conoscevo già lui invece no perché l’anno prima era fermo per il secondo femore rotto. Ad un certo punto, alla fine del primo chilometro vedo che accelera.
Lo avverto che era una salita bastarda che non finiva mai, finiva male e non portava subito ad una discesa.
Lorenz rallenta, si mette alla mia ruota poi perde qualche metro, qualche decina di metri e sull’ultimo strappo non lo vedo più.
In cima inaspettatamente trovo il vecchio Frigieri, cianotico, disidratato, affamato. Anche il cambio di maglia non gli ha giovato alla sua tecnica. Lo chiamo, lui mi guarda e sta zitto, guardo dietro ma Lorenz non arriva, mentre davanti a me un gruppetto se ne va.
Non ci penso due volte, Guido e Lorenz dietro, non succedeva da qualche anno. Parto a tutta e non mi fermo più, non mi volto più indietro fino a questa foto.
Lorenz mi affianca, io trovo la forza di dire:”Eh no.”, e faccio una piccola volata.
Arrivo ridendo sul traguardo, mi prendo del bastardo ma anche Lorenz ride, mentre, se ci fate caso, nella foto si vede una bicicletta alla mia ruota. È di un anziano, molto magro, vestito tutto di verde, che si nasconde per sorprendermi all’ultimo metro, senza però riuscirci.
Taglia il traguardo con una smorfia che non si capisce se è un sorriso o un ictus.
Alla fine era un sorriso, quello che solo la bicicletta ti sa regalare.