Mattina serena, non c’è la nebbia ma l’umidità la taglia con
il coltello. I gradi sono qualcuno in più rispetto alle altre mattine ma si
rimane comunque troppo vicini allo zero. Si sale subito verso Nughereto e dopo
poco metri di salita, l’umidità sparisce lasciando una gradevole sensazione di
tepore. Ci si ferma al primo incrocio davanti casa del Prof, si aspettano i
ritardatari e Paolo che forse si è fermato a funghi o a carciofi. Si scende
verso il borghetto nascosto nella valle e si prende la cavedagna, che porterà
in Via Moglio, ma solo dopo una scorciatoia nella vigna e una “razzata”
lanciata da Paolo nei miei confronti e presa in pieno in fronte. Sembro Gesù
sulla Croce con la corona di spine, ma vado avanti, non sono Sandrino lui
avrebbe chiamato l’elisoccorso.
Saliamo Via Moglio e poi giu alla Chiesa di Mongardino. Da
qui sentiero bellissimo in mezzo al bosco e ai campi fino davanti al Mulino. Si
procede con calma, ma quando la strada sale c’è sempre chi prova a spingere e
in discesa i freni si toccano il meno possibile. Insomma ci si diverte. Paolo
ci porta verso Sant’Anna vuole fare una strada che porta a Rasiglio, ma non
ricorda dov’è l’imbocco. Così ne prendiamo una al 25%, in cemento, che porta
dentro un podere dove un cavallo ci guarda e si mette a ridere. Non si arrende,
però, entra nel campo del contadino che gentilmente indica la direzione giusta,
su lungo il campo al 45 %. C’è chi riesce ad arrivare in sella anche dopo la
metà, per gli altri, bici a mano e camminare con i polpacci che si gonfiano e
ringraziano. In un modo a nell’altro riusciamo lo stesso ad arrivare a Rasiglio
e da qui a riscendere a Sant’Anna attraverso il bosco. Tony a fine sentiero
ricorda bene la strada, attraversa il Torrente Olivetta provocando uno
Tsnunami, tira dritto in curva arrampicandosi lungo la collina fino a fermarsi
e ricadere giù come una mela matura!
Paolo purtroppo con la telecamera è gia avanti e si perde la più bella ed
esilarante caduta degli ultimi 10 anni.
Si torna all’incrocio di Mongardino e qui ci si divede, la
maggior parte verso il monte di Sasso, in cinque verso San Lorenzo. Saliamo
lungo il sentiro del Cai sull’altro versante rispetto alla strada asfalta, tra
bosco e campo ogni volta che lo faccio mi sembra di essere un partigiano che
osserva la mossa degli avversari. Il sentiero tira ma si fa tutto sulla sella,
ammiri le case di San Lorenzo come in strada non potrai mai fare, la vigna
abbandonata ha qualcosa di romantico e il bosco di faggio appena piantato da la
sensazione di un asilo in festa.
Dopo questa vena poetica arriviamo sulla strada asfaltata, salutiamo
Cella che sogna Tagliatelle e mangierà Tortellini, ( puvrein), e scendiamo
verso Zola. Sotto la Chiesa di San Lorenzo prendiamo il sentiero sulla
sinistra, arriviamo ad una strada che mai avevo fatto e di cui Tony mi aveva
gia parlato. Proprio Tony s’invola lungo la terra mista a ghiaia e dopo tre
chilometri tra case rurali e un condominio fantastico, arriviamo a Ponte Ronca
in fondo alla strada di Cà la Ghironda. Estasiato da questa nuova scoperta, che
ho praticamente, dietro casa saluto tutti e contento torno a casa, con 45 km
fatti con calma ma apprezzando a pieno la bellezza della bicicletta su ogni
terreno!
Qui il video del punto più "difficile" della discesa nel bosco di "Rasiglio":
2 commenti:
Tanta "cagnara" per qualche graffietto insignificante...
Io non ho chiamato nessuno nemmeno quando mi sono smontato le spalle, altrochè elisoccorso...
Salutoni Sandrino
ps: ti saluta Finelli!! ;-))
No no Sandrino io gli ero dietro e quella Carogna di Paolino gli ha mollato il ramo di spine altezza faccia (cosa nn si fa per rimanere in testa). Per fortuna che siamo riusciti a fermare subito l'emoragia e dopo pochi punti di sutura siamo ripartiti. Oggi capisco perchè ha avuto i ladri in negozio........
Chissà se domenica andiamo.........
Chicco
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