01 novembre 2013

Dal silenzio della Natura alle risate in compagnia. A Cutigliano svalicando l'Appennino

Una giornata di festa, sei a casa e a che ora ti svegli?
Alle 5:35 del mattino per andare in Mtb in compagnia.
Mi sveglio e mi chiedo, come sempre in queste occasioni, ma chi me lo fa fare?
Nessuno. Però qualche nome in mezzo al bosco Paolo se lo becca, nello scendere a Cutigliano. Ma andiamo per ordine.
Il Giro organizzato da Paolo parte da Fanano, sale alla Croce Arcana, scende a Cutigliano, mangiata da Fagiolino, salita alla Doganaccia tramite la Funivia, due km di salita di nuovo alla Croce Arcana e discesa fino a Fanano alle macchine.
Io parto da La Cá sopra Vidiciatico, 900 metri di aria fresca e pulita. Sono le 6:40 del Primo Novembre. Voglio raggiungere i ragazzi con Paolo a Fanano dallo Scaffaiolo, arrivando a Fanano dalla Croce Arcana.
Il sole è appena sorto, ma non tutta la montagna ha potuto goderne il tepore. Il freddo è pungente, ma la salita che mi aspetta per arrivare allo Scaffaiolo non mi permette di sentirlo. Arrivare al Cavone è tutto asfalto, infinito asfalto che finisce alle Piste del Corno Alle Scale. Da qui lo sterrato che sale alle Malghe e poi al lago. Iniziarlo è traumatico, ma dopo 9 km all'8% di media, non ne faccio un dramma. Salgo del mio passo fino all'ultimo km dove prendo la bici a mano e spingo a piedi, per qualche centinia di metri. In cielo non c'è una nuvola, lo Spigolino è dorato, unico monte completamente illuminato dal sole. Mi volto e vedo La Croce del Corno che riluce. A lato la brina è ghiacciata, segnale che la temperatura è sullo zero. Il lago mi si apre subito dopo la curva. È limpido, carico d'acqua e riflette il cielo, il rifugio ed il Cupolino. Uno specchio in cui entro, perchè per attraversarlo, un piccolo guado a lato lo devo fare.
Dallo Scaffaiolo alla Croce Arcana, passando dietro lo Spigolino attraverso un single track con qualche tratto a piedi. Alla Croce Arcana scendo a Fanano. 15 km giá percorsi e 15 di discesa per raggiungere gli altri a Fanano. Li prendo giá in bici partiti da poco. Sono freddo ma bastano pochi minuti per scaldarsi. Altri 15 km di salita ma con il sorriso sulle labbra, in compagnia di 14 pazzi come me. Battute, risate, fermate in mezzo al bosco e a borghi che parlano un'altra lingua, una lingua d'altri tempi che troppo spesso noi non comprendiamo più, anzi, non ascoltiamo più. La Croce Arcana è l'arrivo in Paradiso. Aspettiamo tutti e scendiamo alla Doganaccia. Da qui in paese ci disperdiamo in mezzo al bosco. Io seguo Paolo. Fa il sentiero facile, il verde vuoi non seguirlo? No, non lo dovevo seguire. Maurizio l'Inossidabile Magnani non nasconde la sua gioia per il bel trekking bici a mano. Ma in fondo, arrivare a Cutigliano è spettacolare. Tra pezzi a piedi e una forestale un pò sassosa ma fattibile, planiamo sul paese toscano attraverso l'ultimo sentierino, un budello di 1 metro di larghezza con scalini e scaloni. Arriviamo praticamente in casa di qualche signore, al momento assente e scendiamo verso il ristorante, lungo strade completamente lastricate, ripide, che fan venire in mente quei video su Youtube delle gare DownHill in SudAmerica. Da Fagiolino il pranzo è ottimo, talmente ottimo che non ve lo racconto. La prossima volta venite con noi.
Finito il pranzo, con l'ultimo goccio di grappa barricata, saliamo alla funivia. Faccio l'asociale e salgo insieme ad alcuni bikers, lasciando il gruppo, alla prossima corsa. Alla Doganaccia, il sole è sparito, alla Croce Arcana una nube oscura tutto. Sembra di essere in un sogno, 50 metri di visibilità e il resto tutto bianco, dopo lo Spigolino mi fermo e ascolto. Ascolto il niente, non si sente niente, unico ad udirsi, il sibilo del vento, che  mi dice che non sono solo. E' Pace vera.
Allo Scaffaiolo la visibilità è ancora inferiore, tanto che all'altezza del vecchio rifugio perdo l'orientamento, ci metto qualche minuto a capire dove si trova il lago. Scendo veloce e poco prima delle Malghe le nuvole si diradano.
Si esce dal sogno e si torna alla realtà. Non prima però, nell'ultimo tratto di discesa verso casa, di togliere le mani dal manubrio, aprire le braccia e godermi il vento in faccia che mi bacia e mi dice, anche se non ce ne era bisogno, che ho proprio passato una splendida giornata.