27 maggio 2015

Doppia Domenica

Marco si alza, la strada é asciutta, fa colazione veloce si veste ed esce in veranda per sentire la temperatura. Piove. Telefona a Tony che é giá all'Agip (400 metri in linea d'aria) e non piove. Marco prende la bici ed esce, arrivando per ultimo al ritrovo, cosa insolita. Il gruppetto dei cinque parte, andatura regolarmente lenta, ma non per Marco. Comincia a capire giá prima di Mongardino che non sará una Domenica facile.

Sono le 430 a Cesenatico. Il cielo butta giù secchiate d'acqua da piú di 24 ore. Guido si alza apre la finestra e guarda i fulmini fendere il mare. La notte è stata breve, ha tenuto Lorenzo al telefono per ore, cercando di capire come vestirsi in caso, certo, di brutto tempo. Guido si veste e va a fare colazione. Fuori diluvia e ci sono dieci gradi.

Alle 830 a San Biagio Enrico e Aureliano aspettano gli altri. Ci sono anche Fabio Ferri, partito all'alba dai monti del Pignoletto e Cristian Leoni, partito notte fonda dalle profondità di Allocco. Bosso dietro a tutti, sembra avere poca spinta. Spinta ne ha il cielo, che comincia a far cadere le prime gocce. Dopo un Mongardino asciutto i quattro Zolesi, più SteVar Baccigotti, si rifugiano sotto il portico del Centro Commerciale. I dubbi sono piú delle gocce di pioggia. Bosso torna a casa, Enrico e Aureliano aspetteranno un possibile miglioramento, Potter propone di nuovo Mongardino poi si vedrá, Tony tornerebbe dalla Dany, Marco proverebbe a prendere la Bazzanese, sicuro che verso il Modenese la pioggia cada piú lentamente. Per una volta la sicurezza di Marco viene ascoltata, la stessa sicurezza che ci diceva, che stava sbagliando.

530 e Cesenatico é un brulicare di ciclisti che nonostante la pioggia entrano nelle griglie per sfidare i colli Romagnoli. Tra loro Guido. Fermo nella sua griglia, dopo essere entrato in quella sbagliata, sguardo avanti, divora la strada con gli occhi immaginando già di tirare, immaginando giá di sudare. Abbassa lo sguardo un attimo e osserva la sua mano, attaccata al manubrio, farlo tremare come se fosse sul Pavé della Parigi-Roubaix. Rialza lo sguardo e prova a non pensare a quanto freddo fa. E dire che a Fabio l'aveva detto che era meglio stare a letto.

Marco sbagliava, non piove meno dalla parte Modenese, non piove proprio. Non pioveva giá dopo cinquecento metri da San Biagio e la strada era perfettamente asciutta. Questa volta un bravo non gli e lo può togliere nessuno. Ma non gli migliorerá la giornata.
Nonostante qualche diuretico di troppo preso da Tognetti, la Bazzanese scorre veloce sotto le due ruote. L'assenza di Galluzzo si fa sentire in testa al gruppo, ma Lorenzo e Potter cercano di non farla notare. Marco infatti non la sente e non ci mette molto a richiamare i trenta all'ora. Le gambe proprio non gli si sciolgono, la lingua invece non gli si secca mai.

Il cielo continua a piangere sulle colline romagnole, Guido ha aspettato Fabio e ora lo affianca lungo le strade della Nove Colli. Fabio il Prestigio lo ha già conquistato e vuole riprenderselo, ma stavolta le prime tre ore d'acqua l'hanno stravolto e comunica a Guido che al bivio, girerà per il corto. Guido non ci pensa due volte dicendo a Fabio che andrà con lui. Ma Fabio prontamente lo sprona, che poi vuol dire lo insulta, dicendogli che con la condizione che ha, fare il corto é uninsulto al ciclismo. Capo chino Guido lo saluta e gira per il lungo. Smette di piovere, in cielo si aprono squarci d'azzurro  mostrando i primi raggi di sole. Anche il cielo non crede ai propri occhi.

Villabianca, salita semplice, tra Vignola e Castelvetro, provincia di Modena, splende il sole tra nuvoloni bianchi e altri neri come la pece. L'Acetaia, la Trattoria e l'Antica Chiesa. Due chilometri di discesa e dopo poco sará ancora salita. Dal crossodromo a Ospitaletto, salita regolare, rotta, sconnessa e che non pedona. Tra i campi e i boschi Lorenz e Potter la prendono allegra. Tognetti sempre seduto, Potter sempre alla sua ruota. Nel tratto di bosco finale Tognetti allunga, Potter cerca di salvarsi e in cima, raschiando il fondo del barile riesce a riportarsi, quasi, di nuovo a ruota. Alla spicciolata arrivano anche gli altri, Tony battaglia con Steve, Marco pur di non farsi riprendere da Fabio, pedala stile Froome. Froome lo pagano per pedalare così, Marco pagherà.

Splende il sole sul Passo delle Siepi, Guido se la pedala e se la ride. Ancora una salita poi sullo sfondo dell'orizzonte vedrà il mare e l'impresa sarà compiuta. Non pensa a Fabio che sarà già docciato e in spiaggia, ma pensa a come attaccare il Gorolo, per poi, a tutta, scendere a Savignano. Rimane vestito, non si toglie la mantellina e neanche i manicotti, potrebbero asciugarsi e in quel caso chi gli crederebbe che ha finito la Nove Colli lunga?

La discesa da Coscogno al Fondovalle del Panaro é bellissima, tecnica e veloce al tempo stesso, rigenera Marco che é tra i primi a finirla. Si permette addirittura di scherzare con chi invece l'ha presa con calma. Con calma Marco si mette a tirare, spronato, cioè insultato, da chi lo aveva preso in giro. 35 km/h che diventano in fretta i 25, gamba stessa e crampo in atto. Dalla prima posizione sfila in ultima mentre Potter con regolaritá si mette davanti a tirare, superato, dopo poco, da un gruppo di modenesi che testa bassa, spingono assatanati. Dalla prima posizione all'ultima, dove si trova Marco, sfilano una serie di insulti, che son tutto uno spronare.

Si vede il grattacielo, Guido tira il suo gruppetto vedendolo diventare, di metro in metro, più grande e sentendo sempre più l'odore del mare entrare nel suo respiro. Non si accorge neanche dei due cavalchia prima del viale d'arrivo. Taglia il traguardo, prende la medaglia e quasi stenta a crederci di avercela fatta. In molti avranno lo stesso problema.

Marco vorrebe seguire Tognetti, Potter, Fabio e SteVar, su per Guiglia, ma una vocina, probabilmente della fatina trans Tony, gli dice che è meglio si faccia trainate a casa dal suo badante, probabilmente anche amante, Paone.
Mentre Fabio dopo Guiglia scende a casa a Fagnano,i tre rimasti, con ritmo poco amichevole, tornano a casa, non prima peró di aver chiuso il giro sciogliendo le gambe per San Martino. Pedalando tra le vigne di Pignoletto, il loro pensiero va in Romagna, chiedendosi chissà cosa avrá fatto Guido tutto il giorno a Cesenatico. Loro sono convinti, è impossibile che sia partito.

Un bel pezzo di Lonza nel piatto e un bicchiere di Prosecco davanti. Potter cerca di recuperare le fatiche dei 150 km appena pedalati, con un bel pranzo in famiglia, quando sente il cellulare vibrare. È un sms. Solo Guido manda ancora messaggi rinnegando whatsup. Ridendo, Potter apre il messaggio. Il sorriso si interrompe lasciando la bocca spalancata e gli occhi sbarrati. Il messaggio è di Guido ed è l'inoltro dei complimenti ricevuti dalla Nove Colli per aver finito la Granfondo lunga in 7 ore e 45 minuti. Guido sapeva che mai sarebbe stato creduto senza prove inconfutabili. Potter anche mentre sta scrivendo questa doppia storia, nonostante la prova fornita, continua a far fatica a crederci. Ma la realtá é che Guido, quello che "Io i lunghi non li faccio, voi siete pazzi", "Io con l'acqua non esco, voi siete scemi", ha finito una delle più dure, bagnate e fredde Nove Colli della storia. E allora non gli si può che dire una cosa, finalmente: BRAVO GUIDO!!!



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