16 ottobre 2017

L'Infinito Inossidabile Magnani!

Era la vigilia della Sportful, ci eravamo appena alzati da tavola dopo la cena leggera pre-gara. Cento e passa grammi di pasta a testa e altrettanti di prosciutto, perché va bene i carboidrati, ma anche le proteine sono importanti.

Maurizio era uscito in giardino poco dopo di noi e in piedi, accanto alla sua casa di Sossai, guardava la valle verso Belluno e i monti dell’altro versante. Cominciò a indicare cima per cima, a dirci il nome e quando da ragazzo le aveva arrampicate, tutte.

Il sole era ormai nascosto dietro a quelle guglie, gli ultimi raggi di sole filtravano su Sossai ,quando finito il racconto, sicuro Maurizio affermò: “Ho deciso, domani faccio il lungo.”

Ci guardammo, perplessi ma con la faccia di chi sapeva già che ci avrebbe provato.
Non ci sorprese per niente quella dichiarazione, nonostante già dallo scorso anno affermava che si sarebbe limitato solo al corto, se avesse partecipato. Conoscevamo troppo bene gli istinti dell’Inossidabile, quegli stessi che mai lo avrebbero fatto girare per il corto.

Il giorno dopo Maurizio a metà Rolle, dopo centoventi chilometri percorsi, scese umilmente dalla bici, la caricò sul carroscopa e tornò a casa, seduto comodo sui sedili posteriori.

Ci aveva provato e non ci era riuscito. Non era la prima volta e molto probabilmente non sarebbe stata neanche l’ultima.

Ma nonostante questa sconfitta Magnani è rimasto l’Inossidabile, ha raccolto le sue infinite energie e con la sua immutabile andatura dei ventidue chilometri orari ha solcato in lungo e largo le salite romagnole, conquistando per la quarta volta lo scudetto del Circuito Romagnolo.

L’Inossidabile Magnani è il punto di riferimento che ogni ciclista dovrebbe avere.

Il tempo passa, il tempo cambia, cambiano le energie, le motivazioni, i riferimenti.

Ma quando sei ciclista vero come l’Inossidabile c’è una cosa che non cambia mai.
La voglia irrinunciabile dell’impresa.

Grande Inossidabile Magnani, grande Maurizio! 

15 ottobre 2017

Sabato d'Autunno

La nebbia si sveglia con il sole, si alza da terra ma non va lontana, schiacciata dai primi raggi che già scaldano una mattina comunque fresca.

Si ricomincia così a pedalare, dopo due settimane di riposo forzato, con la voglia che solo l'inevitabile calo di condizione riesce a contenere.

Un po' di strada pianeggiante costeggiando la collina senza immergersi nel nebbione della bassa, i primi metri in salita e l’aria che cambia già. Non vi è neanche più l’odore di umidità, e sulla pelle arriva una piacevole sensazione di tepore che ti fa deporre nelle tasche manicotti e antivento, e lì te li farà lasciare.  

Tra vigne che piano piano, nonostante il cocente sole d’estate, cominciano a vestirsi d’autunno, si sale e si scende per i colli modenesi girando intorno a Marano per poi prendere il fondovalle, arrivare alla Casona e attraversare il fiume, lì dove in Estate sembra di essere a Riccione.

Già dopo il ponte si capisce che cosa ci aspetterà, con la strada che sale con pendenze elevate svegliando la fatica delle salite passate. Dopo qualche centinaia di metri scegliamo di seguire la destra, consci del fatto che non sarà facile ma sapendo bene che a sinistra sarebbe molto peggio.

La strada spiana, costeggia il monte, ci gira intorno, scende di nuovo a valle guardando negli occhi la lucentezza del Panaro e poi risale, di fianco ai grandi Sassi di RoccaMalatina, inerpicandosi per il bosco tra spianate in sterrato, muri verticali, ponti in Pavé e borghi dalle case in Sasso.

In cima davanti a noi i Sassi e una stradina sterrata indicata come percorso turistico che ispira una pedalata eroica.

Ma le energie si fanno al lumicino e le poche rimaste le esauriamo tra la salita di MonteOrsello e la pianura che porta a casa.

C’è chi svolta per l’ultima ascesa verso San Martino e chi ormai ha raschiato anche il fondo del barile e chi dopo due settimane di ghiaccio svaccato sul divano poteva fare anche meno.

Ma quando la voglia di pedalare è incontenibile le gambe girano con la testa e i dolori svaniscono come se neanche fossero esistiti.

Perché la bicicletta è più un mezzo di locomozione, è più che uno sport, è più che un passatempo.

La Bicicletta è una medicina.



12 ottobre 2017

e-Pedalata di Domenica 8 ottobre 2017

E-Bike Bologna Casalecchio di Reno
Due ore e quaranta miuti per percorrere 39 chilometri di sentieri e sterrati bolognesi con 1.200 metri di dislivello.
Grande invenzione le e-bike!
malinibici.it a Casalecchio di Reno Vendita e assistenza.

06 ottobre 2017

Coppa Toscana e Giro delle Regioni: Due Brevettati e Classificati!

La voglia di provare a fare un po' di agonismo e un po' di classifica, conoscendo i nostri limiti, incastrando lavoro, famiglia e il tempo per allenarsi in bicicletta.
Così io e Lorenz, l’anno scorso di questi tempi, abbiamo deciso di iscriverci a due brevetti con classifica, la Coppa Toscana e il Giro delle Regioni. Granfondo mai fatte, in una terra in cui spesso splende il sole e che novanta volte su cento, attraversato l’appennino dopo Pian del Voglio, è anche un pochino più calda.

Cinque granfondo per la Coppa Toscana, sette per il Regioni, tre delle quali uguali. Andavano completate per entrare in classifica 4 Granfondo su 5 in Toscana sempre dello stesso tracciato, 5 su 7 nel Regioni sempre dello stesso tracciato.
Diavolo in Versilia a Camaiore, Cecina e La Spezia, quelle uguali, in più per la Coppa Toscana anche la sempre bella Granfondo di Firenze e la nuova scoperta, bellissima, la Granfondo di Arezzo con lo sterrato dell’Alpe di Poti.
Carpaneto Piacentino, Desenzano, Albinea e Piacenza le altre che facevano parte del Giro delle Regioni.

Il livello tecnico che abbiamo trovato, soprattutto in Toscana, è stato veramente elevato e considerando che le prime tre si sono corse tutte in marzo, quando ancora per molti, (noi compresi), le uscite infrasettimanali se le stanno solo sognando, sia io che Lorenz non possiamo che essere più di soddisfatti.

Nella sua Categoria Lorenz chiude quindicesimo, su più di ottanta iscritti, mentre io undicesimo su una cinquantina.

Avevamo scelto il Toscano perché comodo, come trasferte e perché speravamo in tiepide giornali di fine inverno. Le trasferte sono state comode, ma il primo raggio di sole che abbiamo incontrato è stato nell’ultima Granfondo, ad Arezzo, a metà Maggio. Neanche una goccia di pioggia comunque e organizzazioni veramente eccellenti.

Nel Regioni invece nella sua Categoria Lorenz colleziona un buon ottavo posto su una sessantina di iscritti, mentre io mi fermo al decimo posto su una quarantina.

Eravamo curiosi di vedere cosa potevamo fare e l’esperienza è stata sicuramente molto positiva, bella e faticosa, come la bicicletta deve essere. Ma alla fine quello che contava di più era il divertirsi.
E quello non è mancato mai.

Penso che la foto qui sotto sia proprio esplicita di come alla fine ci si possa divertire insieme, ognuno con le proprie capacità e con i propri stili.

Siamo sul muro di via Salviati a Firenze. Mancano pochi metri all’arrivo e Lorenz mi sbuca mezzo sorridente da dietro, mentre sto raschiando le ultime energie dal fondo delle mie gambe.
Avevamo percorso l’ultima salita insieme. Io la conoscevo già lui invece no perché l’anno prima era fermo per il secondo femore rotto. Ad un certo punto, alla fine del primo chilometro vedo che accelera.
Lo avverto che era una salita bastarda che non finiva mai, finiva male e non portava subito ad una discesa.
Lorenz rallenta, si mette alla mia ruota poi perde qualche metro, qualche decina di metri e sull’ultimo strappo non lo vedo più.

In cima inaspettatamente trovo il vecchio Frigieri, cianotico, disidratato, affamato. Anche il cambio di maglia non gli ha giovato alla sua tecnica. Lo chiamo, lui mi guarda e sta zitto, guardo dietro ma Lorenz non arriva, mentre davanti a me un gruppetto se ne va.

Non ci penso due volte, Guido e Lorenz dietro, non succedeva da qualche anno. Parto a tutta e non mi fermo più, non mi volto più indietro fino a questa foto.

Lorenz mi affianca, io trovo la forza di dire:”Eh no.”, e faccio una piccola volata.

Arrivo ridendo sul traguardo, mi prendo del bastardo ma anche Lorenz ride, mentre, se ci fate caso, nella foto si vede una bicicletta alla mia ruota. È di un anziano, molto magro, vestito tutto di verde, che si nasconde per sorprendermi all’ultimo metro, senza però riuscirci.
Taglia il traguardo con una smorfia che non si capisce se è un sorriso o un ictus.

Alla fine era un sorriso, quello che solo la bicicletta ti sa regalare.

27 settembre 2017

Domenica? Tutti al Mare!

Ormai ci siamo
Domenica Tutti al Mare
Ultimi aggiornarmenti
Causa visita del Papa a Bologna dobbiamo cambiare percorso, e cambio Ristorante (Cristallo chiuso per Ferie)
Ritrovo presso Malinibici ore 07.20 puntuali, ore 07.30 si parte.
2° Ritrovo presso la Rotonda di via Sabena del Lazzaretto Bologna (fuori dal tunnel dell'Ospedale Maggiore) ore 08.00
Si prosegue per Punta Marina.
Ore 12.00 circa arrivo presso Ristorante Molinetto, via Circonvallazione Canale Molinetto 139/b Punta Marina Terme, telefono 0544 430248.
Rientro in Treno: Usciti dal ristorante si va a destra sulla ciclabile che porta a Ravenna e da qui in Stazione FS circa 10 km per 25 minuti.
Treni disponibili ore:
Partenza 15.33 e arrivo a Bologna Centrale 16.54
Partenza 17.33 e arrivo a Bologna ore 18.54
Ricordatevi i luchetti!!!

24 settembre 2017

I magnifici 4 Prestigiosi 2017 del Club.

Ci aveva provato un paio d’anni fa. Si era allenato duramente, sotto e sopra la neve, poi all’inizio delle Granfondo un botto incredibile si era sentito dalle parti della Croce di Casalecchio. Niente di preoccupante, era solo la voglia di Pedalare di Stefano Baccigotti che era esplosa e andava in frantumi disintegrandosi in milioni di frammenti.

Ma oggi, dopo due anni a rimettere a posto quei frammenti, il grande Steve ha conquistato finalmente, dopo non poca fatica, il Prestigio di Cicloturismo!

Un applauso in più per Baccigotti, ma un applauso grande anche per gli altri tre che si cuciranno lo Scudetto della più famosa rivista italiana, sulle maglie fluo del Club.

L’infinito e mai domo Fabio Fornacciari, che ormai da anni tutta la stagione solca le strade italiane in lungo e in salita ogni tanto anche in largo.

L’incredibile Ramon Stefanelli che finalmente nonostante i suoi pazzi allenamenti comincia anche ad andare forte e per finire, ultimo ma primo sia come tempi, sia come conquiste con il terzo Prestigio consecutivo, il bello del Club, (e questo la dice tutta sulla bellezza del gruppo), il super Alessandro Galluzzo.
Applausi a tutti, per qualcuno di loro le Granfondo non sono ancora finite, ma il risultato più importante è stato raggiunto.

GRANDI RAGAZZI!

14 settembre 2017

Al Mare in Bicicletta

Al Mare in Bicicletta
Domenica 01/10/2017
Km circa 95



Programma:
Ritrovo presso malinibici.it alle ore 07.20 e partenza ore 07.30
Arrivo presso Ristorante Corallo a Punta Marina alle ore 12.00 circa
Rientro in treno per chi non ha accompagnatori:
Treno+bici a Ravenna: Orario Partenza 15.33 arrivo a Bologna 16.34
Prenotazioni prezzo malinibici.it 
Acconto per Ristorante (20,00€) entro Sabato 23 settembre.
Per il rientro in treno compreremo i biglietti in stazione.



31 agosto 2017

Otztaler 2017, l'impresa è fatta.

Inverno, Primavera, Estate a preparare questi tre giorni. E questi tre giorni sono arrivati. Ma è la Domenica il giorno più importante, ormai pensiero fisso da inizio Febbraio.

È arrivata dopo una lunga dormita un po' nervosa la giornata che aspettavamo da mesi. Non ci sono nuvole in cielo, l’aria è fresca e profuma ancora della pioggia caduta nella notte.

Ognuno ha le sue abitudini, ognuno le sue scaramanzie. Mentre Loris va in griglia alle 5:30 per essere davanti io e Matteo andiamo all’ultimo minuto per partire dietro.

La partenza è incredibile. Sono le 6:45 e Sölden brulica di persone che fanno tifo da stadio accompagnati dalla musica a tutto volume del palco di partenza. L’ansia sparisce, l’adrenalina si impossessa delle gambe e la cosa più difficile è trattenerla, perché in questa lunga giornata averne un po' di scorta sarà importante.

Le parti facili di questa manifestazione sono partenza e arrivo. Si parte in discesa si arriva in discesa. Il resto è tutto una conquista.

La prima salita, il Kuhtai, è lunga diciotto chilometri, trafficata dal gruppone ancora compatto soprattutto nei primi pendenti chilometri per uscire da Otz, poi è solo bosco, con il rumore dell’acqua che scorre a lato strada e le mucche in cima che pascolano libere, un po' intimorite da tutte queste bici.

La discesa è folle. Si possono toccare anche i cento km/h e in poco meno di mezz’ora si arriva in centro a Innsbruck. La si costeggia e poi si comincia a salire verso l’Italia, verso il Brennero.

Quasi quaranta chilometri di falsopiano a salire, tanto belli quanto logoranti e traditori. Spendere troppo in questa salita vuol dire rischiare grosso nei chilometri successivi. E non è facile trattenersi dall’andare dietro a gruppetti di passistoni tedeschi che sfrecciano lungo le curve della statale. Il tifo anche sul Brennero è incessante, ogni paese che si attraversa è un applaudire costante di folla entusiasta che ti incita a squarciagola.

Si entra in Italia e finisce la salita. Una piccola e veloce sosta al ristoro per riempire le borracce e mangiare un panino al formaggio e si riparte subito. Pochi chilometri, si arriva a Vipiteno e si comincia a salire sul Passo Giovo. Quindici chilometri per arrivare a duemila metri di altezza. Una salita agevole ma costante con gli ultimi tre chilometri a vista del passo che la rendono interminabile.

Dall’alto è uno spettacolo, il serpentone dei ciclisti intenti a salire rende animate anche le rocce, e lo scenario di un cielo che è strada per nuvole veloci, sopra a queste immense montagne, riesce a farti addormentare la fatica e rinvigorire la voglia di andare avanti.

E la voglia di andare avanti, di arrivare a Sölden, è tutto quello che serve per affrontare il Rombo, l’ultima salita di giornata.

Passo del Rombo per gli Italiani, Timmelsjoch per gli Austriaci, trenta chilometri, che vanno dai settecento metri di San Leonardo, ai 2500 del Passo.

Trenta chilometri di salita dopo quasi centoottanta già percorsi.

Trenta chilometri durissimi che mettono alla prova tutto te stesso. Primi sette chilometri agevoli, poi da Moso la strada diventa cattiva, inesorabile, si arrampica sui boschi tirolesi con violenza inaudita. Per sette chilometri non c’è pausa, non un metro di riposo, poi la strada spiana, prima lievemente, poi più convinta. Qualche chilometro di respiro, poi ai meno dieci la strada ricomincia a salire, si cambia versante e dai meno otto sono tutti al dieci per cento. Salgono lungo la montagna con drittoni che sembrano infiniti ma che si interrompono improvvisamente con decisi tornanti.

Non sei mai solo sul Rombo, anche se in realtà lo sei sempre. Solo con la tua fatica, con i tuoi pensieri, finché hai forza di farne.

Poi ai meno due chilometri alzi lo sguardo e vedi che dopo due tornanti e tre drittoni la strada improvvisamente sparisce dentro alla montagna. Non la vedi ma sai che lì c’è la galleria che ti porta in Austria, la galleria che segna la fine delle fatiche, anche se alla cima mancano ancora due chilometri, ma quasi tutti piani.

Arrivare a quella galleria è emozione grandissima, ti rendi conto di quello che hai fatto e le forze si rianimano pronte a guidarti in discesa. Ma l’Otzaler è speciale anche per le sorprese che sa regalarti quando ormai pensi di avercela fatta. La discesa non è continua, dopo qualche chilometro di picchiata, all’improvviso, una rampa in salita di un chilometro e mezzo al dieci per cento ti si para davanti come uno scherzo cattivo in una festa di laurea.

Ma la festa è già iniziata. Sono gli ultimi dieci minuti di sofferenza poi la discesa apre le feste e l’ultimo zampellotto a due chilometri dall’arrivo è pedalato con la forza dell’emozione. Esultare per quell’ultimo tratto di salita è naturale, come naturale è esultare all’arrivo, dove la festa che il pubblico e l’organizzazione ti riservano e riservono a tutti coloro che arrivano, è un’emozione che rimarrà per sempre.

Sentirsi eroe, è la grande forza dell’Otzaler, perché finirla, sportivamente ti fa sentire eroe vero.        

E un po' mi sono sentito eroe, sicuramente un’impresa che mai avrei pensato di fare. L’ho tenuta sempre lontana, per il periodo in cui si svolge e anche per la durezza. Poi quest’anno la decisione di farla, con mille dubbi, mille paure. Impossibile porsi un obbiettivo di tempo, volevo solo finirla anche se inconsapevolmente rimanere sotto le dieci ore sapevo me l’avrebbe fatta sentire ancora più Impresa.

Nove ore e tre quarti, la gioia è doppia e festeggiarla con sei birre, due panini allo speck, un piatto di pasta, uno di patate e salsiccia e una pizza, è il minimo.

Si arriva fino all’una di notte, scorre più birra che acqua nel fiume, che non è poca, poi si va a letto, con ancora l’adrenalina che la fa da padrone.

Ma adesso è veramente finita, è finita almeno fino alla prossima impresa.

11 agosto 2017

Appennino Bagnato

Nuvoloni bianchi e altri più grigi correvano alti nel cielo sopra Lizzano ,mentre i ragazzi scaricavano le bici dalle auto appena arrivati da Casalecchio. Le previsioni non erano preoccupanti anche se qualche meteo pessimista lo si poteva trovare.

Salendo verso Pracchia a buon ritmo nuvoloni più neri ci circondavano ed il cielo azzurro cominciava a restringersi. L’afa però la faceva da Padrona, nonostante il sole scaldasse solo a sprazzi, il calore che saliva dall’asfalto lasciava senza fiato e bagnava di sudore le nostre divise.
Eravamo in cinque e per la prima volta nella storia del Club Malini avevamo tutti le stesse divise.

A San Marcello Pistoiese riempivamo le borracce. Neanche quaranta chilometri ma la borraccia era già vuota. Guardavamo i monti verso Prunetta, nostra prima destinazione e qualche dubbio sul fatto che forse potevamo prendere l’antipioggia, ci assale. L’unico che per scrupolo o forse per età che l’aveva preso è Steve, che poco dopo aver imboccato l’incrocio per Montecatini, Piteglio e Prunetta, lo indossava grazie alla sosta obbligata da gocce grandi come chicchi di grandine che allagavano tutto.

Pochi minuti fermi e passato il temporale ripartivamo. Ramon ispirato dalla salita e dalla partenza di un settore di Strava partiva con furore, tirando dritto all’incrocio per Piteglio che gli avevo segnalato all’inizio della salita.

Lo chiamiamo, lo aspettiamo e scendiamo verso il pittoresco paese Toscano. Qualche chilometro di discesa avvertivano che poi si sarebbe saliti parecchio. Solo noi per strada salendo verso Casa Monte , parlando e accelerando solo gli ultimi chilometri con Tognetti e finalmente Ramon scatenati.

Tutti insieme salivamo a Macchia Antonini splendido bosco dove incontravamo di nuovo essere umani  dopo svariati chilometri di assoluta solitudine. Prunetta è trafficata nonostante il cielo plumbeo, dopo una sosta veloce per acqua e selfone di gruppo ripartivamo in discesa , costeggiando il Reno appena nato e fermandoci a Le Piastre dove le nostre strade si sarebbero separate.

Lorenz, Gianluca e Ramon scendevamo a Pistoia per risalire poi dal Signorino mentre io e Steve scendevamo verso Pracchia cominciando a tornare indietro. Il cielo dalla parte dell’Orsigna era nero come pece ma su di noi scendevano solo poche gocce e il fastidio più grande che davano era quello di bagnare la strada.

Nonostante la strada bagnata scendevamo veloce verso Ponte della Venturina da dove si vedevano fulmini potenti scaricarsi verso Silla. Il tempo di arrivarci e fortunatamente il temporale era già andato verso la città, mentre dalla strada scendevamo fiumi di acqua schiumosa.

Salendo verso Gaggio il cielo si era aperto e un blu azzurro intenso dominava sopra le nostre teste. Il sole scaldava l’asfalto rendendo la salita una sauna che con grande fortuna di spegneva a Gabba, quando tre minuti di acquazzone mi bagnavano, per la prima volta in questo 2017, mentre ero intento a spingere quasi a tutta per evitare il temporale che montava dal Corno.

Ma il temporale scendeva e evitava la mia strada. A Querciola mi giravo verso Silla e la paura mi assalì. Si vedeva solo nero, nero e fulmini che squarciavano il nero.

Pensavo ai ragazzi a cosa stavano incontrando a salire dalla Porrettana e pensavo a me, che quel giro lo avevo proposto, e che per impegni familiari non avevo potuto completare.

I ragazzi avrebbero preso un battello d’acqua e la salita da Pistoia al Signorino se la sarebbero ricordati per un po'. Io tranquillizzato dal fatto che tutti stavano bene, cominciavo già ad immaginare il giro di Sabato.

La Porrettana da Pistoia, asciutta. Speriamo…

19 luglio 2017

Domenica perfetta pedalando in Appennino

C’è un cielo azzurro che ricorda la maglia della nazionale quando esco di casa. Un azzurro che non vedevamo da un po', attanagliati dall’afa e dal caldo. Ma un po' di vento ha ripulito tutto come una spugna su una lavagna e ha rinfrescato come non eravamo più abituati. Dal bosco esce l’odore della felce bagnata e del terreno umido che finalmente respira. Metto l’antivento e scendo a Lizzano.

Discesa fresca come mai avrei sognato, a Lizzano già si respira un’altra aria ma sempre molto piacevole. I ragazzi sono già pronti a partire, anzi io ero anche un poco in ritardo e Steve mi stava già venendo incontro. Scendiamo a Silla dove prendiamo un caffè veloce, forse anche troppo veloce, ma la voglia di pedalare è tanto e non può essere un caffè a fermarci.

Che poi, volendo, il caffè potevamo prenderlo al chilometro cinquanta, in centro a Pistoia, ma Steve non aveva fatto colazione e non poteva assolutamente prendere la prima salita, di quasi venti chilometri, senza caffeina in corpo.

La Porrettana, da Ponte Della Venturina fino alla Galleria del Signorino, è un incanto dentro a molti quadri. In ombra per buona della giornata regala scorci magnifici, con case in sasso circondante da verdi giardini e poco sotto il fiume che scorre tranquillo, ma vivo.

Dal Signorino a scendere si entra in un nuovo mondo. La Toscana era iniziata già attraversato il Reno ma sapeva ancora molto di Emilia, qui invece scendendo verso Pistoia, all’improvviso i castagni, gli aceri e i faggi fanno posto a distese verdi scure di ulivi. Le indicazioni per gli agriturismo si sprecano ma noi dobbiamo solo circumnavigare Pistoia per risalire verso l’Emilia, verso l’Acquerino passando da Candeglia.

Arriviamo alla borgata Pistoiese in breve tempo, dopo una piccola, forzata, deviazione sui colli. Dal semaforo si può dire che inizia la salita. Anzi era già forse iniziata all’incrocio precedente.

Arrivare in cima sono quasi quattordici chilometri, Strava fa partire il settore al bivio, quando la strada si impenna vicina e spesso sopra al dieci per cento. Rimane così a lungo fino ai meno tre km quanto tra costoni di roccia finalmente spiana.

Sali e guardi il cielo perché questa strada non molla mai, dai primi chilometri immersi in campi di ulivi si passa a bellissimi castagni, poi a giovani querce fino ad arrivare in cima, quasi a mille metri, circondati da freschi da Abeti e faggi. Quando il panorama si apre capisci bene quanto stai salendo. Pistoia si fa sempre più piccola fino a nascondersi dietro la montagna che hai appena scalato, mentre appare Prato e le prime case di Firenze. Il panorama è uno spettacolo, staremmo lì ore ad ammirarlo, ma la salita ha richiesto parecchio sforzo e l’acqua scarseggia.

Cominciamo a scendere verso l’Acquerino ma per la fontana dobbiamo faticare ancora, un ultimo strappo, cattivo, e finalmente possiamo dissetarci.

Dopo tanta salita arriverà anche tanta discesa. Ma non funziona proprio così, perché si scende poco per brevi tratti e poi si risale per altri brevi tratti, molto pendenti. Succede a Monachino, prima che la strada ritorni a due corsie c’è un chilometro al dodici per cento che ti accoltella le gambe alle spalle come il peggior serial killer dei film e succede due chilometri prima dell’incrocio per Treppio quando la strada, dopo un po' di relax, si inclina nuovamente e lo fa di cattiveria sfiorando i tralicci dell’alta tensione che per i più sensibili fanno sentire watt non desiderati.

Dall’alto di questa cattiveria della natura si può ammirare una bellezza inventata dall’uomo, con il lago di Suviana a dominare il panorama in tutta la sua maestosità, quasi fosse un grande lago Italiano.

Scendiamo verso Porretta dalla strada che finisce a Ponte della Venturina e forse questo tratto è il più riposante che incontriamo dall’Acquerino. A Silla si ricomincia a salire. Le indicazioni parlano chiaro, Lizzano quindici chilometri, Corno alle Scale ventisette.

Nella vita ognuno può avere le sicurezze che vuole, Steve ha la sicurezza di fermarsi a Lizzano, dove lo aspetta la morosa che poco prima di Crociale ci supera in macchina facendosi sentire molto bene. Io, Lorenz e GianLuca, invece, abbiamo la certezza che una giornata così bella, limpida e pure fresca, in estate non la troveremo mai più e allora ci sembra doveroso, quanto giusto, raggiungere la fine della strada ai 1600 metri delle Piste del Corno alle Scale.

Trenta chilometri di salita che saliamo veloci quasi sempre insieme fino agli ultimi tre chilometri, a Madonna dell’Acero, lì dove la strada impenna al quattordici per cento e non torna più giù fino al Cavone.

Lì guardando il Santuario ognuno spinge con le forze che gli sono rimaste, venerando santi, Dei e Madonne in cui crede. Al lago del Cavone Gianluca molla e allora l’ultimo chilometro lo facciamo solo io e Lorenz. Sembra poco, ma dopo trenta chilometri di salita con gli ultimi tre al quattordici per cento, anche quello strappo che passa sotto alla pista da sci più lunga dell’EmiliaRomagna fa soffrire in una maniera atroce, e alla fine per chi ha rinunciato, non c’è poi molto rimpianto.

L’unico rimpianto rimane una volta arrivati alle macchine e vestiti. Perché la festa Bavarese non fa orario continuato e quando arriviamo davanti alle cucina, verso le 15, troviamo le tende abbassate. Si rialzeranno alle 19. Come noi, altri ragazzi in cerca di una birra, virano sui bar ai lati della via.

Tralasciando delusione e polemiche, dopo 140 km e 3000 metri di dislivello, la fame è troppo grande per arrendersi.

La Cà e la Dispensa di Massimo distano solo pochi chilometri. Prendiamo la macchina e alle 15:15 abbiamo davanti ai nostri occhi un tagliere di affettati nostrani, tigelle vere, grandi e panose e soprattutto 4 bottiglie di birra Gaggiolino, ottime per reintegrare le fatiche ciclistiche.

Che poi, io, la Festa Bavarese me l’ero già goduta venerdì sera, e dopo lavoro un litro di birra e un bel stinco con patatine, furono come trovare oro nel Reno. 

Ma la delusione dei miei amici, che non hanno potuto godere di tanto ben di Dio è durata veramente poco.

Perché, poi, alla fine, che ne sanno i Bavaresi di come si recupera un giro in bicicletta sui nostri monti?

17 luglio 2017


Una bella pedalata notturna in compagnia.
Martedì 25 luglio 2017
Ritrovo presso il nostro negozio alle ore 19,45
Partenza ore 20,00
Pedalata in compagnia sulle prime colline bolognesi.
Rientro ore 22,00 circa, dove ci attende con pizzata! 
Costo pizzata 13,00€ portare soldi spicci!
Si consiglia l'uso delle luci anteriori e posteriori, e l'uso del casco.
Noi ci andiamo....e tu?
Questa è una pedalata tra amici, su strade comunali, provinciali, quindi vige il regolamento stradale.
Si declina ogni responsabilità per eventuali incidenti di qualsiasi natura, dovessero verificarsi prima, durante e dopo la pedalata.
Per motivi organizzativi la pedalata si effettuerà con un minimo di 15 partecipanti, comunicare la propria presenza,  (Pedalata e Pizzata) entro sabato 22 luglio 2017, al numero 339 388 5920.
La pedalata è aperta a gli iscritti al Club e ai clienti del nostro negozio

05 luglio 2017

Ecco i migliori scalatori di Re Monte Capra

La classifica, stilata e controllata dall' UCI.
Grazie a tutti Voi di aver partecipato, 
Stiamo preparando le premiazioni.......
Grazie ai Fotografi: 
Paolo Anesa, Pasini Enrico, Baldini Gabriele, Rino Lolli
Grazie al Cronometrista all'arrivo: Pietrafesa Enrico.


vi terremo informati!

Re Scalatore, aspettando le classifiche

Un sinonimo che si può dare alla bicicletta è difficile da trovare, ma non così difficile come uscire da lavorare, prendere questo mezzo così semplice e così magico e farsi cinque chilometri a tutta cronometrati, o quasi, insieme ad altri 30 pazzi, lungo uno storico colle bolognese.

E il bello di tutto ciò è che se a caldo la cosa principale era la classifica, quando il caldo passa e la mente si libera dalle fatiche dei tempi, dei watt, delle pedalate e dei battiti, a nessuno o quasi importa più.

Non importa quasi più niente, tranne stare in compagnia, a mangiare e bere e chiacchierare, come se fosse la prima volta che ci si incontra.

E allora si fa mezzanotte e mezzo seduti ad un tavolo che si stava abbandonando un ora prima, poco prima che la cameriera iniziasse il giro degli amari.

E se la cameriera inizia, ci vuole qualcuno che questo giro lo finisca. E chi meglio di un gruppo di scaltri ciclisti può finire un giro?

E il Giro degli Amari dopo il Re Scalatore l’abbiamo finito noi, parlando di tutto e soprattutto di niente, con il sorriso protagonista di una recita che non potrà mai finire.

Perché in attesa delle classifiche e delle foto, ( le mie prima o poi arriveranno) il sinonimo di bicicletta ve lo abbiamo trovato noi.

È amicizia!