21 maggio 2017

Lungo Tosco-Emiliano.

Tante Granfondo, posti nuovi visitati in una regione tra le più belle, sicuramente una delle più vendute e  pedalate, e tanta buona e salutare fatica sui pedali accumulata. Eppure manca qualcosa a questo 2017, cosa?

I giri in tranquillità con gli amici, quelli dove non hai chip, non hai gruppi da inseguire o da cui scappare.

Ti trovi al solito bar, ad un orario che neanche durante la settimana lavorativa vedi sull’orologio, ma ci sono da macinare chilometri e allora meglio partire prima che arrivare dopo.

L’aria è fresca, le previsioni hanno fatto terrorismo tutta la settimana ma poi si sono assestate sul variabile senza pioggia. Nuvole ce ne sono in giro, di tutti i tipi, di tutte le forme, ma isolate e splendidamente bianche. In lontananza si fanno più grigie, ma pensi che non arriveranno e ti fidi delle previsioni.

Un po' di azzurro verso sud si vede, noi dobbiamo andare verso sud, il vento immancabilmente contro ci da speranza, le previsioni non sbagliano, al meteo non ci pensiamo più.

Salire a Montefredente è sempre bellissimo, immerso nei campi prima e nei boschi di quercia poi, si respira tranquillità vera, alla fontana riempiamo le borracce e scendiamo verso Pian Del Voglio.

Siamo in Appennino, tra l’Emilia e la Toscana, ma a salire sulla Futa da Pian del Voglio ci sembra di essere sulle Alpi. Pascoli verdi, cavalli e mucche che li popolano, boschi incontaminati e la strada che sale, non cattiva ma costante fino su al Passo dove ci fermiamo e ci vestiamo.

La discesa è lunga, anche se noi a metà svoltiamo a sinistra, affrontando la salita della sorgente e dello stabilimento dell’Acqua Panna. Poco più di un chilometro, che però fa male, dopo aver raffreddato le gambe durante i tornanti in discesa del Passo della Futa. Ma lo affrontiamo lo stesso con piglio allegro e ci ributtiamo in discesa verso Barberino.

Poca pianura in questo giro ma tutta concentrata in questo pezzo di Toscana dove rombano i motori. Ci dirigiamo verso l’autodromo del Mugello, ma senza mai arrivarci, aggiriamo Scarperia da un lungo viale che piano piano sale, annunciandoci l’inizio della salita protagonista di giornata, il Passo Giogo.

Questa ascesa l’abbiamo conosciuta qualche anno fa alla Granfondo di Firenze e subito ce ne siamo innamorati. L’abbiamo affrontata per l’ultima volta il mese scorso, proprio durante la gara fiorentina, in una giornata con un cielo minaccioso e undici gradi costanti per tutto il percorso.
Mentre iniziamo la salita Lorenz fa notare come cambino aspetto le stesse strade fatte in tranquillità, rispetto che in gara. Gli do ragione anche se il mio cuore non vede molte differenze. È quasi a tutta mentre pedala a ruota di Lorenzo. Il primo pezzo lo faccio con lui, poi a Ponzalla la pendenza si fa più cattiva e le fatiche della settimana lavorativa si ripercuotono tutte sulle gambe. Continuo a salire agile e lascio andare Lorenz qualche centinaia di metri. Poi la strada spiana leggermente e recupero, gli arrivo quasi a ruota quando passiamo di fianco all’Antica Osteria da Nandone Omomorto, che sta mettendo in linea la cucina per il pranzo, facendo uscire in strada odori invitanti. Vorrei fare una foto ma non ho la giusta lucidità per tirare fuori il cellulare e a La Maestà, quando la strada si fa di nuovo cattiva, saluto definitivamente Lorenz, anche se lungo gli ultimi tornanti che portano al Passo mi rimane sempre in vista.

In Cima aspettiamo GianLuca che arriva con qualche minuto di ritardo, affamato ma comunque fresco. Affamati lo siamo tutti e tre, appoggiamo le bici ai tavolini del ristorante e ci buttiamo dentro. Tre Panini Crudo e Fontina e la fame è saziata, anche se in realtà questi panini hanno un problema. Invitano a prenderne un altro, ed un altro ancora, ed un altro ancora.

Ma per quanto si stia bene seduti al sole dei 900 metri d’altezza del Giogo, con una coca e un panino in mano, bisogna cominciare a tornare verso Bologna e la strada, nonostante il Garmin segni già 100 km, è ancora tanta.

Discesa lunga e veloce verso Fiorenzuola, che attraversiamo con tranquillità pronti a salire a La Casetta e verso il Passo della Raticosa. Sei chilometri che portano dai 400 metri di Fiorenzuola ai quasi 900 della statale del Passo della Futa. La salita va su a gradoni, gradoni alti e pendenti che fanno smaltire il panino crudo e fontina e che ne richiederebbero un altro al rifugio sulla Raticosa. Ma non ci fermiamo, perché dopo il sole preso dalla parte Toscana, il meteo dalla parte Emiliana minaccia pioggia.

Un nuvolone nero circonda Monghidoro e altri stanno correndo veloci sul vento a rafforzare questa minaccia, che in discesa, verso il Fondovalle Savena, ci sembra ormai prossima.

Arriviamo all’imbocco della salita per Monzuno con la stanchezza che comincia a farsi sentire, ma incredibilmente asciutti, quando ad uno dei primi tornanti, un tuono risveglia le nostre forze.

Verso Monghidoro è completamente nero, noi siamo sul limite del temporale, ogni tanto arrivano di vento gocce nebulizzate che ci solleticano la faccia. Saliamo veloci, per quanto ormai le forze lo consentano e ci ributtiamo in discesa verso Vado. Allontaniamo il temporale, che rimane sul Savena e ci godiamo il sole in fondovalle del Setta. Ci restano trenta chilometri per arrivare a casa, naturalmente di vento contro, ma un vento che dobbiamo ringraziare, perché ci ha salvato da acquazzoni che ci avrebbero ridotto in salamoia.

Finiamo il giro contenti anche se abbastanza cotti. Abbiamo fatto una scappata in Toscana che ci è valsa 180 km e 3000 metri di dislivello. Un bel giro in compagnia e tranquillità, pedalando senza assilli ma con buona lena.

Uno di quei giri che una volta finiti, lo rifaresti subito, o quasi subito!     
  

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