29 dicembre 2009

Tra cielo e acqua al Corno alle Scale

Un’unica nuvola avvolge la montagna e la bagna, nonostante non faccia scendere una goccia di pioggia. Le strade sono fradice, i sentieri fiumi. La forestale tra, Poggiolforato e Madonna dell’Acero, è solo sasso, foglia e acqua. La neve caduta in quota la scorsa sera è già nel Dardagna e nei torrenti che si buttano nel fiume. La strada s’impenna varie volte, invasa dai torrenti e dai rami che, caduti per il vento e per il ghiaccio, fanno da rotaie alle ruote. Rimanere in sella è un miracolo a cui non sono destinato. Un unico rumore nelle mie orecchie, acqua. Da sinistra il fiume, con tutta la sua portata spacca la Riva, rendendola maestosa e profonda. Da destra i torrenti che per la maggior parte dell’anno non esistono, ora alimentano il Dardagna che più a valle farà nascere il Panaro. Poi la strada fa spazio al bosco e ai mille sentieri che portano alle cascate e a Madonna dell’Acero. Seguo quello indicato per le Mountain Bike, ma dopo pochi metri sono già con la bici in spalla e sarà così fin sotto al Santuario. La fatica è notevole, ma il fascino del bosco è sempre coinvolgente. La nuvola è un bellissimo materasso sotto di me, anche un raggio di sole ha illuminato le foglie morte e i sassi del Corno sembrano brillare. Se non sapessi che è il 29 dicembre penserei di essere in fine settembre. Cinque gradi, assoluta assenza di neve e scirocco. Lungo la strada dei Signori, che scavalca il monte e collega le due valli Dardagna con Silla si ritorna dentro la nuvola. La strada è ripida e d’incanto la neve la ricopre, compatta ma sottile, distrutta dalle mie grasse ruote. Non vi è solco che non sia inondato dall’acqua, che scende potente ma elegante in ogni anfratto, creando giochi e cascate tutte da fotografare. Raggiungo il rifugio dei Bagnadori, occupato da un’allegra compagnia di ragazzi intenti a battagliare con la poca neve presente. Con la paura di prendere piuttosto che una palla di neve, un sasso in fronte, torno indietro e riprendo la forestale verso RioRì. Discesa bella e veloce, molto veloce visto l’assenza dei freni. Alla fontana una coppia mi chiede se può salire o c’è molta neve. Li riassicuro di neve se ne vede poca e forse, quando saranno saliti, la nuvola l’avrà già mangiata tutta. Mi ributto verso La Cà con pochissimi chilometri, ma tutti di meravigliosa salita, immersa nei boschi di questo pazzo inverno.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

non so a te ma a me lo scirocco d'inverno manda giu' di testa.. qui a BO ha piovigginato tutt'oggi
fin quando stai su?
ciao
andrea

Enrico Pasini ha detto...

Direi fino AL 5 con qualche buttata a Ponte Ronca. Qui oggi 11 gradi gran vento su in mezzo alle piste al posto della neve c'è il fango. Domani se il vento me lo concede arrivo allo Scaffaiolo. Il 31 dicembre chi lo avrebbe mai detto?

Sandrino ha detto...

Gran bella descrizione, bravo Potter, mentre leggevo mi sembrava di sentire il profumo del bosco ed i rumori delle foglie bagnate che venivano pestate dalle ruote della bici...Ad un certo punto ho pure avvertito un vociare confuso di persone che cercavano un ciclista Fortitudino che gli aveva indicato la strada sbagliata... ;-))
salutoni
Sandrino