04 maggio 2010

Randonnée della Romagna

Domenica 2 maggio, ore 21.45
Sulla corsia di emergenza dello stradone che collega Cotignola a Lugo, i fanali delle auto provenienti in senso contrario illuminano la pioggia che da otto ore non ha quasi mai concesso tregua. Sono le ultime pedalate per fortuna, poi io e Marco potremo dire d'aver concluso la prima Rando della stagione, nonostante questo tempo da cani...
Questa mattina all'alba siamo partiti in una quarantina da Lugo, con molta calma sapendo che il traghettino di Sant'Alberto inizia il suo servizio soltanto alle sette del mattino. La prima luce mostra un cielo striato, una visione ben più positiva di quella promessa dai vari meteo tutti concordi nell'annunciare acqua fitta per tutta la mattinata. Pure il vento, che increspa di onde aguzze la laguna di Comacchio, ci è per ora favorevole. Gli unici dislivelli sono le lievi gobbe dei ponti che scavalcano i canali, ed entriamo così a vele spiegate al primo controllo dopo cinquanta chilometri di pianura, ai Tre Ponti di Comacchio.
Ma gli altri ottanta chilometri di pianura che ci separano dal secondo controllo, alla Rocca di Dozza, sono tutti da guadagnare in una sistematica lotta contro il vento che ora abbiamo sempre diritto sul grugno o al massimo al traverso. Ed ecco finalmente profilarsi le morbide forme delle colline imolesi, ecco l'inizio della dolce ascesa che porta alla cittadina dalle pareti tutte affrescate di murales; ecco però anche le prime gocce di pioggia sull'acciottolato di porfido che discendiamo cautamente per ritornare sulla via Emilia.
La vera Randonnée della Romagna inizia qui, ai centotrenta chilometri che abbiamo già fatto in piano ne dovremo aggiungere altri centonovanta ben più impegnativi. Il percorso che gli organizzatori hanno studiato, in questo tratto ci ripaga della noia precedente: ad Imola intersechiamo il tracciato dell'autodromo grazie a stradine che risalgono le prime colline, prima dolcemente e poi con bruschi e ripetuti saliscendi, fino ad approdare nella valle del Senio a Borgo Rivola. Pioviggina, in modo del tutto sopportabile per ora, ma quel che preoccupa è l'addensarsi di nubi spesse e oscure verso l'alto crinale appenninico. Poco dopo Palazzuolo sul Senio, ecco un controllo a sorpresa con gradito ristoro volante: sembra incredibile, ma pure in queste manifestazioni ci può essere qualcuno che fa il furbo ed accorcia il percorso: che soddisfazione avrà poi a raccontare di averle terminate, mentendo a se stesso?
Ormai la pioggerella si è trasformata in una precipitazione continua e decisamente fredda: mi dispiace per i compagni d'avventura che non erano mai stati al Passo della Sambuca e con questo tempo da cani non potranno certo gustarselo. Tra la Sambuca e la Colla di Casaglia c'è di mezzo una ripida discesa e poi una brusca risalita, giusto per aggiungere dislivello dopo tutta la pianura. Al secondo valico aggiungo alla mia vestizione tutto quello che mi sono portato nello zaino e basta appena, con la pioggia che ormai si è trasformata in diluvio. In queste condizioni, dopo otto chilometri di discesa, è difficile non battere i denti dal freddo!
A Crespino del Lamone, il Bar che funge da terzo controllo sembra un porto di mare nel quale approdano e ristagnano diversi ciclisti sbandati. Ci rincuoriamo a vicenda, facendoci forza per proseguire un itinerario che in una situazione climaticamente più favorevole sarebbe gradevolissimo. Invece oggi non sembra il massimo della vita una volta arrivati a Marradi, anziché proseguire in gradevole discesa per Brisighella, risalire il Passo dell'Eremo (anche questo con un malefico doppio valico!) per poi discendere a San Benedetto in Alpe. In altre giornate qui si farebbe la voglia di immergersi sotto le cascate dell' Acquacheta, oggi invece la doccia è garantita sul sellino della bicicletta.
A Bocconi io e Marco divoriamo in un sol boccone quel che riusciamo a reperire in un barettino gestito da un'anziana signora, cercando di ritrovare energia in vista dell'ultima ascesa che ci attende, quella del Monte Busca. La digestione non è certo facilitata da un soggetto autoctono che brontola contro ciclisti e motociclisti, spalleggiato dalla vecchietta. A sentir loro, qui è una continua ecatombe: i motociclisti assatanati che valicano il Muraglione fanno strage di innocenti bambini, gli automobilisti locali che devono spostarsi per necessità si ritrovano tra i coglioni stuoli di ciclisti maleducati ("non parlo di voi, si intende") e ogni tanto ne schiacciano qualcuno, così poi l'assicurazione rincara, accidenti a loro!
E' davvero una liberazione salutarli e ripartire, con la pioggia che finalmente ci concede una pausa e con un doppio arcobaleno in cielo. Ma già sulle prime rampe del Monte Busca (che sarebbero dolcissime se non avessimo già pedalato per duecentosessanta chilometri), il miracolo si esaurisce, ed il cielo si richiude nel suo umido pianto. Almeno ci sarà foraggio in abbondanza quest'anno, penso osservando l'intenso verde dei prati. Al valico, all'interno del ristorante che funge da quarto controllo, c'è un tepore gradevolissimo ed un invitante odorino di commestibili buoni. Ma non è questo il nostro destino, dal compimento del nostro viaggio ci separano ancora una cinquantina di chilometri bagnati dalla pioggia e da illuminare, tra breve, con i nostri miseri led...
Proprio nel momento in cui ci ripresentiamo a Lugo al punto di partenza, che adesso è quello d'arrivo, un campanile che nell'oscurità non riusciamo a localizzare batte dieci colpi uno dietro all'altro. Che dite, ce lo siamo guadagnati questo piatto di maccheroni col ragù, questo bicchiere di sangiovese e questa salsiccia abbrustolita con la piada?

7 commenti:

loris marge ha detto...

Bella Prof, sei un mito.
Quando leggo di queste imprese rimango sempre sbalordito nel pensare che avete affrontato quelle distanze in quelle condizioni mentre io dopo 80/90 Km arrivo a casa che nemmeno mi conosco.
Congratulazioni sei un grande.

Enrico Pasini ha detto...

Grandissimo Prof più leggo queste cose più mi viene voglia di farle, ora quali sono le altre che farai?

Paolo ha detto...

Credo che il Sangiovese si "abbini" bene alla salsiccia abbrustolita e piada, non credo invece sia idoneo con la pasta al ragù. Complimenti per il giro, non c'è tanto da dire, dopo una prova così.

max ha detto...

Davvero complimenti per queste Randonnèe che hanno un sapore di ciclismo epico e antico....e di gesto atletico di tutto rispetto.

IL PROF ha detto...

Vi ringrazio dei complimenti, non faccio niente di speciale se non pedalare su tempi e distanze un po' dilatate...
Per quel che riguarda le prossime manifestazioni, sabato/domenica prossimi ci sarà un 400 che parte da Castelfranco e toccherà (in parte pedalando di notte) zone che conosciamo benissimo: San Giovanni, Budrio, Monghidoro, Sasso, San Lorenzo in Collina, Spilamberto, Serramazzoni etc. (come mettere assieme tre o quattro dei consueti giri domenicali). All'inizio di luglio vorrei invece partecipare ad una manifestazione tra Francia e Piemonte della quale per ora taccio (scaramanzia...).
Sono convinto, Enrico, che saresti in grado benissimo di pedalare su queste distanze: dovresti solo andare un po' più piano del solito!
Invece da Paolo vorrei sapere quale vino sorseggia mentre centra le ruote: quelle nuove di Marco facevano dei ciocchi preoccupanti (ma poi sotto il nubifragio hanno iniziato ad andar meglio, forse erano troppo secche...)

Enrico Pasini ha detto...

Impossibili che fossero troppo secche!!! Paolo abbonda con il grasso si vede anche guardandolo....
Mi sa che prima o poi Prof ti seguo., ma dove si può vedere se esiste un calendario delle Randonnèe?

Sandrino ha detto...

Mi aggrego anch'io ai complimenti, specie pensando che l'impresa è stata compiuta in condizioni climatiche che io aborro, e cioè con la pioggia.
Devo dire che anche a me, come il Potter verrebbe voglia di cimentarmi in una esperienza di questo tipo, ma al momento temo sarebbe un grave errore di superbia, non avendo nelle gambe nemmeno i chilometri per fare un giro domenicale....
Salutoni a tutti e forse ci si vede a Lugo domenica....se non piove (io ci sarò con la Simo)
Sandrino