16 giugno 2008

Gran Fondo Campagnolo.L'impresa

Non si è mai pronti per una gran fondo così. Può prepararti quanto vuoi, facendo i giri più lunghi, le salite più impegnative, ma quando arriva la Campagnolo non sarai comunque pronto. L’aspetti per mesi, studi e ristudi il percorso, 216 km, 5200 metri di dislivello, sei salite, una più dura dell’altra. La sogni anche la notte e speri che il tempo sia clemente. Così arriva il giorno fatidico, ti svegli nell’agriturismo dove ormai sei di casa. Apri le finestre, le sorgenti che sgorgano ti danno il buon giorno. Ce ne sono tre e l’agriturismo prende il nome da loro, ”Le Sorgive”. In cielo non c’è una nuvola ma per il pomeriggio è previsto un peggioramento e la temperatura non supera i dieci gradi. Cerchi di vestirti a cipolla, con intimo estivo e anche quello antivento, maglietta e pantaloncini estivi. L’antivento con le maniche lunghe, manicotti e soprattutto guanti invernali in tasca, lo zero termico è previsto a 2200 metri e devi arrivare a 2000. Da mangiare prendi poco, due barrette e una maltodestrina liquida, una borraccia di sali e una d’acqua riempita alla sorgente. Prima però una bella colazione con caffè-latte, riso, pane burro e marmellata. Marmellata e latte sono produzione dell’agriturismo e ti danno una bella carica. Arrivi in griglia, Feltre è sempre un piccolo borgo bellissimo, piano-piano Campo San Giorgio si riempie di ciclisti, più o meno tesi, l’avventura sta per cominciare la nuova Campagnolo sta per partire. Parti, raggiri il centro di Feltre, molta gente ai bordi applaude te e gli altri 4000 ciclisti. Si parte subito in salita, direzione Cesiomaggiore. Una decina di chilometri in falsopiano, intervallato da qualche discesa. Poi salita vera, verso San Gregorio nelle Alpi. Da qui si va verso la valle del Mis, bellissima tra le montagne, si apre in mezzo al lago. Passi dentro a dodici gallerie, ben illuminate e ogni volta che esci un nuovo panorama stupendo è davanti a te. Comincia la prima salita, quasi 5,3 chilometri al 7% di media, in mezzo al bosco con il fresco del mattino che non ti fa sentire la fatica. Quando il bosco si apre le maestose dolomiti come cornice. Arrivi in cima al Forcella Franche e c’è il bivio, nessun dubbio, giri a destra verso Agordo, percorso lungo. La discesa è semplice, in 15 chilometri arrivi ad Agordo e da qui cominci a salire il Passo Duran. Non scherza questa salita, 12.5 chilometri all’otto per cento di media ma con tratti terribili che arrivano al 16%. Fortunatamente arriva all’inizio, dopo poco più di 50 chilometri e l’affronti senza troppi drammi. In cima al ristoro è ora di mangiare qualcosa, una barretta l’hai già fatta fuori ma anche una banana ci sta bene, insieme magari ad un panino con il prosciutto cotto e ad un bel bicchiere di Coca Cola. Cominci a scendere, chiari cartelli con il teschio avvertono che è molto difficile, infatti, dopo due curve vedi una bicicletta sulla destra per terra e lungo il pendio un poveretto che si arrampica. Chiedi che vada tutto bene e a risposta affermativa prosegui. Preferisci farti superare piuttosto che romperti il collo. Finita la discesa inizia subita il Forcella Staulanza, 12,6 chilometri al 6.6 per cento di media. Pedalabile, ma con tratti anche all’undici percento. E’ in ogni modo, dall’inizio alla fine, un lungo sorpasso, il tuo passo è agile ma spedito e arrivato in cima ti lanci subito verso Caprile. Questa discesa è bella, larga e molto veloce, superi un paio di gruppetti ma quando arrivi ad Alleghe il vento è impietoso e tu sei solo. Ti giri vedi un gruppetto e lo aspetti, andare avanti da solo sarebbe un suicidio. Insieme arrivare a Cencenighe non è difficile, da qui ognuno con il suo passo inizia il Valles. Quasi 20 chilometri, i primi regolari anche se poco prima di Falcade un chilometro ti fa spingere parecchio, poi ai meno sette all’altezza del bivio del Passo San Pellegrino inizia l’inferno. Fino ai meno cinque sale tra il 6 e il 10%, alcuni tornanti ti permettono di rifiatare. Ma dai meno cinque ai meno ai meno due un lungo rettilineo al 10-11% non ti lascia scampo. All’inizio non hai problemi, sali forte tra gli 11 e i 13 km/h, ma all’improvviso, proprio dopo aver superato il tuo vicino di stanza all’agriturismo che è vicino al ritiro, crolli. La velocità oscilla tra gli 8 e 9 km/h . Implacabile il cielo, ormai da metà salita scuro, comincia a far scendere alcune gocce sempre più fitte. Arrivi al ristoro in cima ai 2035 metri del Passo Valles che sei cotto. Ti avventi su una crostatina, su un panino, sulla frutta secca, sul the caldo e sull’immancabile coca cola. La mantellina l’avevi già messa ed è già bella bagnata, infili i guanti invernali mentre ascolti parecchi insicuri sul continuare. Cominci a scendere. Solo cinque chilometri di discesa, ma sono infiniti, tutti tornanti stretti, le braccia dopo poco sono un fascio di nervi instabile. Per fortuna arriva la fine e l’inizio del passo Rolle. L’unico modo per scaldarti è andare a tutta per i prossimi sette chilometri che portano in vetta. In mezzo al bosco la pioggia non si sente, superi ai 17 km/h molta gente pallida e tremante. Ai meno due esci dal bosco, qui il tratto si fa più duro, ma ti alzi sui pedali e scatti, chi era con te si stacca. Alzi lo sguardo e non ci puoi credere. L’acqua che scendeva ora è neve. Meno un chilometro, è bufera, tra l’incredulità e la preoccupazione nasce in te un’emozione che non si può descrivere e mentre in molti si fermano al rifugio tu scatti ancora, svalichi e scendi. Dopo il primo chilometro, che è un lungo rettilineo, fino a San Martino di Castrozza la discesa è un tornante dopo l’altro. Sono larghi e nonostante la neve li affronti bene, anzi ne approfitti per scaldarti e scattare, per fare un po’ di movimento soprattutto per le caviglie gelate dalla neve. A San Martino non nevica più, continua a piovere e la temperatura è di tre gradi. Molta gente non ce la fa e si ferma nei bar o al coperto. Ora di curve non ce ne sono molte, la velocità è elevata e il freddo ti entra nelle ossa. Resisti, sai che tra poco la discesa diventerà falsopiano e potrai tirarci un po’ e scaldarti. Al ristoro di metà discesa, (è lunga 50km), si forma un piccolo gruppetto, ti togli i guanti fradici, ed è un bene, le mani stanno meglio, piove piano e la temperatura è di 8 gradi. Ormai manca poco, all’ultima salita, sei sempre davanti a tirare e nonostante ti serva per scaldarti, stai sprecando molte energie. Ti fai da parte e ti metti a ruota. Dopo alcune gallerie lunghe e buie, arrivi a Ponte Oltra, inizia il Croced’Aune. Dodici chilometri, gli ultimi tre a quasi il dieci per cento di pendenza media. Chi nell’ultimo tratto di discesa si era riposato, prova ad approfittarne e allunga il passo. Tu sali regolare, con un poco di fatica gli tieni la ruota, ma senza andare mai fuori giri. A Sovrammonte due chilometri di falsopiano in discesa, poi ancora un paio di facile salita. Ed ecco gli ultimi tre, non sei ancora al gancio e ci provi, metti giù il 23 e ti alzi sui pedali, fai il vuoto, la pendenza è anche del 13% e dopo duecento chilometri è come se fosse del 25%. Ma non molli un attimo, arrivi in cima a tutta, staccando quelli del tuo gruppo e superandone un altro. Ti accompagnerà fino a Feltre, nell’ultima discesa, lunga 10 chilometri e molto veloce. L’arrivo è in centro storico su un muro in pavè al dieci per cento. Le forze sono al lumicino, ma l’emozione di aver fatto l’impresa ti fa scattare staccando gli altri.Finisci una Gran Fondo eroica, in nove ore e dodici minuti, alla media dei 23,44 km/h. Scendi in cerca di tua moglie e tuo figlio. Sono in macchina, ti aspettano, tuo figlio ti guarda. Di solito ti sorride, stavolta ti guarda serio, lo saluti gli dici che sei tu, il papà e allora li sorride. Ha quattro mesi, non parla ancora, e dopo averti visto in quelle condizioni non so se lo farà mai più.

15 giugno 2008

Cronoscalata delle Ganzole


Giovedì 19 Maggio 2008
Cronoscalata
“Le Ganzole”

Prova non competitiva aperta a tutti con tutti i tipi di bicicletta.
Percorso completamente in salita di mt. 2.600 con un dislivello di 215 mt.
Regolamento:
Ritrovo presso il Ristorante “ Le Ganzole” alle ore 20.00
Partenza presso una piccola piazzola prima del Ristorante, arrivo situato all’incrocio Badolo Pianoro
Ore 20.20 partenza primo concorrente, a seguire gli altri concorrenti ogni minuto.
Dopo la prova Cena presso il Ristorante
Premiazione Speciale per l’ultimo Classificato
Conferma di partecipazione obbligatoria entro Mercoledì 18 maggio al 051578154
Le premiazioni si effettueranno durante il pranzo Sociale di Fine Anno

oggi 15 giugno, preparazione alla cronoscalata

Oggi abbiamo fatto una bella sgambata con tante salite dure per prepararci alla cronoscalata delle Ganzole di giovedi.
In negozio il gruppo è abbastanza folto, la giornata promette bene dopo 2 settimane di acqua e allora via verso Sasso, per salire proprio per le Ganzole.
In testa vanno Luca, Lorenzo, con Bosso che segue e Sandrino che, non conoscendo la salita, al solito parte sparato. In cima l'ordine è lo stesso, tranne che Sandrino è più indietro perchè nella parte più dura va in crisi e arranca fino alla cima.
Poi giù per Pian di Macina, Pianoro vecchio e Zula, per salire da Barbarolo.
In cima ricompattato il gruppo, prendiamo per Loiano per poi scendere e risalire a Monzuno. Personalmente questo è il pezzo più duro per me, che non ricordavo come la salita...salisse subito prima del paese.
Poco male, arriviamo in cima con Luca, Bosso, io e il resto del gruppo, per poi scendere verso la Val di Setta e tornare a casa.
Luca tiene alta l'andatura subito prima della rotonda dell'autostrada vecchia e allora il Pietrafesa per una volta non riesce a scollinare per primo...
Tutti tirano dritto verso casa, mentre io e Luca accompagniamo Lorenzo a Mongardino. Qui ci offre gentilmente da bere e faccio la conoscenza del suo cagnone da guardia, che proprio da guardia mi sembra poco...però bellissimo e buonissimo.
Ciao a Lorenzo, poi giù per Calderino e chiudiamo il giro da San Lorenzo.
Alla fine 100 km quasi tondi alla media non fortissima dei 26, ma i quasi 1800 metri di dislivello fanno capire quanto possa essere nervoso un giro anche nei paraggi della città.
Se volete vedere il giro cliccate qui.

Rimaniamo in attesa della cronaca della Campagnolo di Alberto e Potter.

14 giugno 2008

BUON COMPLEANNO BLOG!

Un anno fa nasceva il blog del Club Cicli Malini. Articolo dopo Articolo, foto dopo foto, uscita dopo uscita siamo cresciuti fino ad arrivare ad una decina di autori e qualche migliaio di accesso al mese.
Per festeggiare, abbiamo regalato al blog un indirizzo tutto suo!
Da adesso, l'indirizzo è www.clubmalinibici.it, al quale si viene rediretti anche andando sull'indirizzo vecchio.
Per tutte le operazioni (post, commenti, amministrazione) non è cambiato niente.
Invitiamo quindi tutti gli amici ad aggiornare i loro indirizzi e ad usare sempre questo nuovo, che da un'identità più forte al club e ci aiuterà a crescere ancora di più.
Ciao a tutti!

13 giugno 2008

il meteo di domani

Questa primavera è quantomeno instabile, e anche per domani (sabato 14) si viaggerà sulla lama del rasoio: queste sono le previsioni delle precipitazioni alle 9 e alle 12.
Siccome però noi siamo ottimisti, e poichè dobbiamo prepararci alla crono di giovedi (a proposito, tutti pronti alla scalata delle Ganzole con successivo recupero di energie a base di crescentine e rosso dei colli bolognesi?), domattina alle 8.30 ci si vede in negozio sprezzanti del pericolo e armati di impermeabilino (anche la temperatura non dovrebbe essere altissima).
Se non c'è il diluvio, sicuramente ci saremo io, Sandrino e il Pietrafesa.
Sugli altri abbiamo speranza...Aureliano ormai è in condizione mondiale visto che si allena in lungo e in largo su tutte le salite della zona.
A domattina, pronti per un giro medio-impegnativo se il tempo ci assiste.
ciao

12 giugno 2008

La Notturna e la maledizione di Zeus

Ecco l'ultimo pensiero del Prof. Che ne pensate?
Ho l'impressione che questa volta Paolo abbia combinato un bel guaio... faremo mai la notturna? Ho seri dubbi a proposito. Lui insiste a riaggiornarla al giovedì sera, e Giove pluvio rinnova fulmini e mastellate d'acqua ogni settimana quando il giorno a Lui dedicato si avvicina. “Non c'è il due senza il tre” è già diventato “non c'è il tre senza il quattro”. Non stiamo godendo di una buona stagione, certamente, ma il GIOVEDI sembra abbonato al maltempo. Forse è il caso di porsi una domanda: non è che Giove è adirato con Malini? Se così fosse, l'unica salvezza possibile la suggeriscono gli antichi: offrire un sacrificio alla Divinità in modo da placarne l'ira. Non speri però il nostro meccanico di cavarsela con tori, capri o giovani vergini come usava un tempo. A parte che queste “merci” non sono più facilmente disponibili, il sacrificio va attualizzato: proporrei a Paolo di segare un bel telaio in carbonio (uno ancora da vendere, non quello d'un cliente) e appenderlo ad un palo di titanio eretto nel praticello di fronte al negozio. Forse così riusciremo a quietare la furia di Giove. E potremo finalmente partire per la notturna...
Con questa divinità è bene non scherzare troppo. Come tutti sanno, Zeus (Giove è il nome che gli diedero i latini) non ha avuto un'infanzia facile: suo padre Crono, geloso e preoccupato da una profezia secondo la quale sarebbe stato spodestato da un figlio, inghiottiva tutte le creature che la moglie Rea metteva al mondo. Zeus se la cavò perchè quando nacque la madre avvolse una grossa pietra nella stoffa, fingendo che fosse il suo ultimo nato. Il padre, che evidentemente aveva un bell'appetito, la inghiottì senza neanche accorgersene, come aveva fatto con i cinque figli precedenti. Zeus venne portato a Creta, ed affidato alle cure delle ninfe che lo nascosero in una grotta; all'esterno di essa, i Cureti danzavano e facevano un gran baccano per coprire i vagiti del piccolo, in modo che il sospettoso Crono non potesse udirli. Divenuto adulto, Zeus decise di vendicarsi del padre con l'aiuto della titanessa Meti, che gli servì un beverone micidiale: Crono vomitò i cinque figli che aveva inghiottito assieme alla grossa pietra (che poi finirà a fare l'ombelico del mondo a Delfi, considerato il centro della terra). Cominciò poi una guerra lunghissima, che terminerà con la vittoria di Zeus sul genitore (e secondo alcune varianti del mito, con la sua castrazione). Non sembra che il figlio sia poi stato tanto migliore del padre, sicuramente era incazzereccio (ne sanno qualcosa Prometeo, legato a una roccia sull'oceano e condannato ad avere il fegato divorato da un'aquila e Tantalo, sprofondato per sempre nel Tartaro) e sistematicamente infedele alle diverse mogli.
Insomma Paolo, trova tu il modo farci benvolere a Zeus. Non vorrei che anche lo spostamento del negozio nel Tempio di Geova abbia mosso qualcosa in Cielo... comunque non insistere con la notturna al giovedì senza il sacrificio rituale ! (oppure cambia giornata...)

Il prof.

10 giugno 2008

Granfondo Campagnolo

Ciao a tutti!

Chi, oltre a me, ha intenzione di andare domenica alla Granfondo Campagnolo?

Io pensavo di partire domenica mattina e di tornare indietro appena terminata la gara, subito dopo pranzo.

Buona serata a tutti
Alberto

09 giugno 2008

Vi racconto il percorso lungo della Vittorio Adorni

Parma ci accoglie in una domenica che più di giugno sembra d’ottobre. 19 gradi, cielo nuvoloso, alcune nuvole nere verso l’Appennino. Siamo in cinque Mauro Enrico Pietrafesa con l’inseparabile Aureliano, Luca Laffi, ( con il numero di Massimo, morroidato…), e io. Laffi e io faremo il percorso lungo, gli altri tre sceglieranno il medio. Siamo in griglia quasi un’ora prima della partenza, tra chiacchiere più o meno serie il tempo passa anche velocemente mentre al nostro fianco un numero quasi illimitato d’iscritti al Parco dei Ciliegi ci passa davanti. Ma quante sono queste ciligiene? Manca ormai poco alla partenza quando comincia a scendere qualche gocciolone, il tempo di infilarsi l’antivento e smette. Si parte e come il solito si va a tutta. Uscire dal centro di Parma non è semplice tra strettoie e rotonde, ma ci riusciamo senza drammi. Non passano neanche due chilometri e la strada diventa tutta bagnata. Penso subito che c’è andata fatta bene, il temporale si è scaricato poco lontano da noi. Siamo tutti in fila indiana, la velocità oscilla tra i 40 e i 45 km/h, comincio a rimontare un po’, mi passa davanti Luca, mi metto a ruota poi passa l’inossidabile Pietrafesa e tutti a ruota a lui e a Mauro. La salita si avvicina quando il nostro gruppo si spezza, Luca si butta all’inseguimento ai 48 km/h, gli do una mano e anche il Pietrafesa si lancia per 100 mt al vento ai 50 km/h. Vero gregario. Aureliano dove sarà? Uno scalatore puro come lui starà soffrendo molto queste velocità in pianura. Comincia la prima salita, il Bardone, salita lunga e impegnativa, ci sono tratti in cui le pendenze, forse, raggiungono tratti anche del 10%, altri molto più agevoli. L’affronto con calma, non conoscendo il percorso non vorrei sfinirmi prima di tratti più impegnativi. Luca nonostante abbia un passo migliore del mio mi aspetta. Cominciamo a scendere, un cartello sulla destra dice strada dissestata. In realtà è distrutta, in più è anche bagnata. Preferiamo entrambi tirare i freni. Qualcuno ci supera, ma dopo pochi chilometri della seconda salita è di nuovo superato. Finita la salita costante e abbastanza veloce, si scende, questa volta la strada è perfetta. Pochi chilometri ed ecco l’incrocio tra medio e lungo, noi giriamo a destra e cominciamo a salire per il Passo Sillara, 6 km al 7% con tratti al 10%. Non durissima ma bella, in mezzo a paesaggi e paesini incantevoli. Raggiunti i 1200mt del Passo Sillara, una lunga e tortuosa discesa, piena di tornanti e con tratti bagnati, ci lancia verso la penultima salita quella di Tizzano. Il cartello dice 10 km, ma alla fine saranno cinque i km, perché intervallata da molti tratti di falsopiano. Soffro un po’ l’inizio di Tizzano, la discesa mi ha rilassato i muscoli e mi ci vuole un po’ per riprendere il passo. Luca ogni tanto si gira e si assicura della mia presenza. Un ragazzo mi si affianca e dice che Luca è il mio angelo custode. Gli dico di sì e anche che è in piena forma e va come un treno. Lo ha notato anche lui e dopo pochi chilometri si avvicina a Luca e gli fa i complimenti, offrendogli una birra se si troveranno al traguardo. Naturalmente, il ragazzo, non si vede al traguardo, anche perché Luca fa i 30km/h in salita e in pochi gli stanno a ruota. Si comincia a scendere verso Parma, Luca mi fa notare che il temporale ci anticipa sempre di qualche chilometro. Gli dico di stare zitto, mancano ancora 50 km al traguardo e il cielo non è certo sereno. Infatti, a Langhirano comincia a diluviare. Tra i saliscendi del fondovalle del Parma l’acqua ti entra nelle articolazioni e l’unico modo per non sentire il freddo è andare a tutta. Inizia, finalmente l’ultima salita quella di Barbiano quattro chilometri, i primi due tirano abbastanza, gli altri sono in falsopiano e raggiungiamo agevolmente un gruppetto davanti a noi. L’acqua continua a scendere impietosa fino al traguardo. La pianura è una bagarre, difficile stare a ruota. Nonostante Luca faccia i 50 km/h qualcuno tenta di superarlo, rendendo tutto molto più difficile e duro. Io gli do una mano e proprio mentre tiro ai meno cinque dall’arrivo, ad un incrocio mal segnalato, un signore dell’organizzazione, intento a fare due chiacchiere a bordo strada, esce urlando di andare a destra. Io ai 45km/h, con 30 persone dietro, cerco di frenare inutilmente, passo l’incrocio e cosi tutti gli altri 30. Ci fermiamo incredibilmente senza nessuna caduta e ripartiamo verso Parma. Quest’inconveniente mi ha rotto il ritmo, decido che saranno gli altri a portarmi al traguardo e non affronto neanche la volata. Bagnato fradicio, dopo il traguardo mi avvento verso l’ultimo ristoro, pieno di merendine della Barilla. Sono soddisfatto 148 km in 4 ore e 40 non durissimi, ma intensi, che il tempo a reso da classiche del Nord.
Per finire ecco le classifiche del nostro gruppo,Percorso Medio:
286 PIETRAFESA ENRICO CLUB CICLI MALINI UE 47 03:56:49 +53:01
342 CIONI MAURO CLUB CICLI MALINI UC 71 04:04:48 +1:01:00

Percorso Lungo:
86 PASINI ENRICO CLUB CICLI MALINI UA 10 04:41:04 +43:22
224 LEONI CHRISTIAN CLUB CICLI MALINI UC 42 05:43:36 +1:45:54
Luca e Aureliano non avevano il chip. Laffi è arrivato con me mentre Aureliano ha vinto il percorso corto, si è classificato terzo nel medio e secondo nel lungo. VERO FENOMENO!!!

08 giugno 2008

Gran Fondo Vittorio Adorni

Oggi i rappresentanti del Club hanno partecipato alla G.F. Vittorio Adorni (ex Barilla), purtroppo rovinata nella parte finale dalla pioggia (e anche dalla grandine).
In attesa di un reportage più completo, ecco la mappa con i 2 percorsi medio e lungo:

Percorso lungo:

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Percorso medio:

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04 giugno 2008

Cicloturismo di giugno

Ecco la prima foto dell'anno di noi Malini , dopo l'articolo sul Carlino, dell'uscita del primo gennaio. E' uscita oggi su Cicloturismo a pagina 81 troverete il campione Promal,(cioè io N.D.R), Enrico Pasini, impegnato sull'ultimo strappo della Dieci Colli, Monte Donato. Noterete tutta la sua grinta, in una giornata in cui le forze non erano certo al massimo delle loro potenzialità. Se leggendo altre riviste troverete qualcuno di noi, ditecelo e lo metteremo on line.
Comincia questo mese, sempre su Ciloturismo, il "Mastro artigiani", concorso dei maestri delle due ruote. Se volete votare Paolo, che ve ne sarà grato per l'eternità, ritagliate il coupon in ultima pagina, compilatelo e portatelo in negozio entro il 13 di ogni mese. Vincere anche solo la classifica regionale è quasi impossibile, ma cerchiamo di fare una figura migliore rispetto a quella degli ultimi anni.

03 giugno 2008

Alberto Contador e il Giro d'Italia

E’ finito il Giro d’Italia e dopo quindici anni torna sul gradino più alto uno spagnolo. Dopo Indurain ecco la volta di Alberto Contandor, 26 anni della periferia di Madrid. Lo spagnolo non doveva neanche prendere il via con la sua squadra, poi la settimana prima della partenza di Palermo, ecco la chiamata da parte dell’organizzazione. Contandor on pensava minimamente al giro ed era in ferie con la suia compagna al mare. Pur esendo allenato non era certo pronto per una corsa di tre settimane. Eppure eccolo vincitore del Giro, l’anno dopo la vittoria del Tour. L’anno scorso in pochi lo conoscevano questo ragazzo che qualche anno fa ha rischiato la vita a causa di un aneurisma. Ma lui grazie alla sua costanza e alla sua resistenza e dopo varie esclusioni per doping arrivò a Parigi in maglia gialla. Quest’anno sulle strade d’Italia nessun esclusione per doping, ma per Contador il risultato non è cambiato. Sempre davanti, la prima settimana l’ha sofferta tantissimo tanto che a Tivoli, pensava al ritiro. Ma non ha mollato e pian piano che i chilometri passavano la condizione aumentava, consentendogli di difendersi dai sterili attacchi dei rivali. Non ha vinto neanche una tappa ma si è ritrovato in maglia rosa sul Fedaia grazie alla sua costanza e grazie all’ottima cronometro di Urbino. Poi si è difeso egregiamente, grazie anche ai rivali che gli hanno reso vita troppo facile. Non sono d’accordo, infatti, con chi afferma che è stato un giro avvincente e combattuto. Sicuramente incerto, con i primi tre divisi da pochi secondi fino alla penultima tappa. Ma non combattuto. Nessuno o quasi ha combattuto. Riccò il giovane modenese ha secondo me deluso. Intendiamoci, tanto di capello per il secondo posto al giro e per le prime tappe conquistate. Ma quando sono cominciate le grandi montagne non ha dato quello che aveva promesso Troppo poco lo scatto sul Fedaia e troppo vicino all’arrivo l’attacchino sulla Presolana, se fosse partito anche solo un chilometro prima avrebbe preso la maglia rosa. Sul Mortirolo poi è stato a guardare Simoni e Sella scattare senza mai provare ad andar via. Apprezzo più Di Luca che sul Vivione nella tappa della Presolana ha fatto un vero numero. Poco importa se poi sul Mortirolo ha subito e sull’Aprica è crollato. Lui ci ha provato veramente, insieme con un super gregario come Savoldelli. Ma in un giro in cui tutti sono andati avanti del proprio passo, senza mai forzare e con troppa poca fantasia, un paio di piacevoli sorprese ci sono state. Una su tutte, Marzio Bruseghin. Il gregario a forma d’uomo ha fatto il capitano e ha conquistato il podio in terza posizione, grazie alla sua tenacia. Un esempio per tutti. L’altra non può che essere Emanuele Sella. Ha compensato tutte le mancanze degli uomini di classifica conquistando, con una grinta incredibile, le tappe più belle Pampeago, Fedaia, Tirano e arrivando ad un passo dal poker, secondo nella cronoscalata di Plan di Corones, dietro solo ad un grande Pellizzotti, il quale ha disputato un ottimo giro. Le gesta del Salbaneo ci volevano, hanno arricchito non di poco il Giro. In un tempo dove tutti vengono paragonati a Pantani,( per piacere basta, nessuno può reggere il paragone, di Pirata ce n’era uno solo), lui lo ha ricordato veramente scattando e volando in salita. Un’ultima considerazione su Gilberto Simoni. L’errore commesso in discesa dal Vivione, vale a dire il non vestirsi, non può essere perdonabile per un uomo della sua esperienza. Ma questo molto probabilmente è stato il suo ultimo Giro. Mancherà un uomo come Simoni nel gruppo, un professionista vero, che molto spesso risulta antipatico, ma che dice le cose in faccia, le cose come stanno. Ci sono giovani che hanno molto da imparare da lui. Spero lo facciano, intanto noi siamo gia con la mente al Tour aspettando Cunego e al prossimo Giro, aspettando il ritorno d’Ivan basso. Se sarà ancora il Basso degli anni passati bisognerà cominciare a lavorare di fantasia per potergli strappare la maglia rosa.

Il Carpegna mi basta...


...lo disse Marco Pantani durante un'intervista pubblicata dall'Espresso qualche anno fa dove precisava quali fossero i suoi metodi di allenamento e quali erano i percorsi su cui amava testare la propria condizione.
Ebbene domenica scorsa, affrontando il Cippo del Carpegna nella GF Marco Pantani ho capito sulla mia pelle di ciclista alle prime armi quale fosse il motivo di tale affermazione!!
Una salita vera, da veri grimpeur delle due ruote, una fatica enorme nel salire il Cippo che ha pendenze davvero ripide, sicuramente il 18% indicato nei cartelli ci sta tutto.
Sono arrivato in cima e sono passato sotto lo striscione del GPM con grande soddisfazione per non aver mai messo piede a terra (e ne ho visti diversi fermarsi, anzi parecchi!!).
Poi dopo alcuni metri c'era l'agognato ristoro e lì per la prima volta da quando ero partito (questa volta ero in prima fila!!), mi sono fermato per prendere fiato, riempire la borraccia che ululava nel vuoto del suo volume, e mangiare una barretta (alla mattina non avevo mangiato i soli 200gr di spaghetti e mi sono mancati come un fratello!!). La gamba destra, scendendo dalla bici mi ha dato un avviso di crampi (mai successo prima in tutta la mia vita!!) e rimanere fermo una decina di minuti mi ha permesso di riprendermi, col padre del mio Campione preferito che elargiva parole di incoraggiamento per tutti i desaparecidos che scollinavano.
Ma veniamo alla partenza!
Circa 300 i partecipanti, presenti come starting d'eccezione i genitori di Marco, e poco più in la il suo primo manager quando militava da dilettante nella squadra della Giacobazzi, quel Pino Roncucci (nella foto col cappellino nero) che ho potuto conoscere a fine gara e con cui ho parlato della Pantanissima che si svolgerà a settembre a Cesenatico e a cui vi invito a partecipare. Pino mi ha assicurato di aver disegnato lui stesso il tracciato e di averlo tracciato divertente, meno faticoso di quello di domenica, ma di ottima qualità.
Dopo aver scambiato quattro chiacchiere con Paolo Pantani (nella foto col cappellino Rosa), ed aver scoperto trattarsi di una persona dai modi gentili e dolci, con quella punta di tristezza nello sguardo che ti fa capire quanto sia davvero presente nel suo cuore il ricordo di un figlio scomparso così brutalmente, ho fatto "comunella" con un certo Attila, tifosissimo del Panta che mi ha letteralmente trascinato in prima fila sulla griglia per le foto di rito con mamma Tonina e lo stesso papà Paolo. Non vi nascondo essermi emozionato sentire parlare la mamma del figlio proprio a pochi minuti dal via!!
Lo speaker ha voluto dedicare un grande applauso al Campione scomparso e poi via, tutti in sella per affrontare nel giro di pochi metri subito un paio di salite piuttosto impegnative da spezzare le gambe a chiunque, tanto per far capire che aria sarebbe tirata durante il percorso.
I primi nel giro di pochi km sono volati via, io sono salito del mio passo sino al cartello di Carpegna, dove pensavo fosse finita la salita chiedendomi dove fosse tutta quella difficoltà....salto il ristoro (che imbecille!!) e vado avanti pensando che ormai il tutto fosse finito....
Dopo 100 metri svolta a destra e striscione che indica "INIZIO CRONOSCALATA"!!
Scende la notte sui miei occhi, mi ritrovo un muro modello dente finale di Monte Donato, ma io baldanzoso mi alzo sui pedali e lo affronto alla garibaldina sino alla curva a sinistra che una volta percorsa mi lascia intravvedere ciò che mi attende di lì a poco....Madonnina della Grazia, aiutami tu!!!
Sei chilometri senza il minimo respiro, in mezzo al bosco, ma con una pendenza media piuttosto alta a giudicare dai piedi a terra che vedo mettere davanti alla mia Wilier!!!
Dopo circa un paio di km, lo scoramento comincia a farsi largo nella mia mente, una vocina mi dice fermati, ma la ragione mi fa notare che il respiro è regolare, le pulsazioni non le sento alte, solo le gambe sono a 3000 gradi ma ancora spingono a sufficienza sui pedali. Supero un paio di sventurati che stanno ansimando e tra cui uno mi chiede quanto manca....risposta....non lo so, ma non mollare, non mollare!!!
L'arrivo in cima ve l'ho già raccontato!
Scendo dal Cippo e sento addirittura freddo sulla stradina stretta che si incunea nella fitta vegetazione di questo parco naturale meraviglioso.
A quel punto decido che posso anche optare per il percorso medio (108km), l'obiettivo di giornata è stato raggiunto. Passo tutto il restante tragitto da solo, ad un bivio finisco anche per sbagliare strada (non c'era l'addetto alla segnaletica!!), ritorno sul percorso e giungo all'arrivo dove sfreccio sul traguardo e mi immetto nel piazzale dove è stato allestito il tendone del pasta party e dove rilasciano gli attestati di partecipazione.
Mi fermo, tolgo il casco, bevo ciò che mi è rimasto nella borraccia, mangio una fetta d'anguria ghiacciata gentilmente offerta dall'organizzazione, parlo con Roncucci del percorso e della prossima manifestazione, poi di Marco e di altre cose, quindi decido di andare a prendere l'attestato...per farla breve, dopo oltre mezz'ora dal mio arrivo non risultavo ancora in classifica, mi consigliano di parlare con i tecnici della Winning time e solo allora capiamo cos'è successo....la postazione di fine gara della Winning era situata oltre il traguardo di circa 50 metri, io non l'ho vista e perciò non sono stato registrato...ma si può mettere il rilevamento 50 metri dopo il traguardo quando a meno di 15 metri c'è oltretutto segnalata l'entrata per l'area di raccolta degli atleti? Mah!!!
Così, risultando non arrivato me ne sono tornato mesto mesto alla vettura!!
Guardando i tempi di quelli arrivati e confrontandoli con il mio ciclocomputer sarei arrivato entro i 20 del percorso medio, non male per le gambine del Sandrino della Malini, domeinica in incognita con le insegne dello Sceicco Bianco sponsorizzato da Punto Radio!!
Comunque bel giro, temperatura calda (che amo) e gran salita quella del Carpegna, dove fra l'altro ho incontrato una signora che insieme a due amici cercava disperatamente la fine del calvario, singhiozzando come una bambina, e mettendo un piede a terra proprio mentre stavo per raggiungerli. Quando li ho affiancati, mi sono intenerito, e le ho rivolto parole di incoraggiamento, esortandola a non mollare, a tenere duro e lei, pur continuando a piangere mi ha ringraziato. Credo che le mie parole siano servite almeno un pò, perchè l'ho vista continuare a pedalare seppur faticosamente ma non si è più fermata!!!
Come sempre sono stato lunghissimo, abbiate pazienza!! ;-))
Sandrino
Aggiungo qui il fatto che almeno il tempo della cronoscalata me lo hanno preso!
Sono arrivato 66° sugli 82 registrati (mi domando che fine abbiano fatto gli altri 200 e oltre) con il tempo di 44:27:10 alla media oraria degli 8,1kmh.
Il primo arrivato ha impiegato 29:05:30 alla media oraria dei 12.38kmh!

01 giugno 2008

arriva l'estate, si pedala


Ieri 31 maggio ci troviamo io, Potter, i coniugi, Carlo, l'altro Mauro e un altro ragazzo che non conosco.
Pasini deve raggiungere la famiglia a la Cà di Vidiciatico e quindi noi ci offriamo di accompagnarlo per un pò...scartiamo la via lunga da ponte Samone e ci dirigiamo su per la valle del Reno fino a Vergato e poi prendiamo per Labante. Da qui idea nefasta: andiamo a provare la salitella (una cagata) che porta a Casa dell'Oste, cioè il posto dove 30 anni fa i miei hanno comprato un semirudere che fino alla guerra fungeva da osteria.
Dalla svolta a destra fino al crinale non è tanta strada, 2.6 km, ma anche 270 metri di dislivello il che significa un 10% di media di salita. Tenuto conto che subito dopo la prima rampa ci sono 3-400 metri di falsopiano, probabilmente la media della salita vera e propria è più vicina al 12%, insomma un piccolo Mortirolo come l'ha definito Potter.
Si prende con calma, il sole picchia già forte, e con gran pazienza si arriva in cima, con l'ordine ormai consolidato: Potter, Carlo, io, Aureliano, Pietrafesa e Mauro.
Dopo 1 km sul crinale arriviamo a salutare i miei, a prendere un pò d'acqua e ripartiamo per Castel d'Aiano; in realtà la deviazione ha allungato la strada, aumentato il dislivello ma fatto risparmiare solo qualche km, insomma un affare.
La salita verso Castel d'Aiano è secondo me molto bella, movimentata, con qualche strappetto fino a Labante e poi un bel falsopiano che arriva alla base di 3 tornanti che ti portano a quota 800m, che si mantiene poi fino alla Croce.
Qui pausa pipì, acqua e cibo, e salutiamo Potter che scende per Villa d'Aiano e poi va verso Vidiciatico via Montese.
Noi invece prendiamo la strada per Zocca, poi svoltiamo a destra verso Cereglio, saliamo a Santa Lucia (cavolo...passare cosi vicini alla Fonte del Borlengo e non approfittarne...che spreco) e poi giù per Tolè e Montepastore-Calderino.
Alla fine 95 buoni km, alla media dei 28 circa.
Il piccolo Mortirolo si è rivelato abbastanza impegnativo, da valutare come affrontarlo per la prova del Promal in cui è prevista la scalata.

Oggi primo giugno invece il gruppo è piuttosto folto: si torna all'antico con Loris e Fabio Ferri, Mirco, Antonio, Luca Laffi, Loris Margelli, Carlo, Lorenzo Zanarini, Massimo Bosso.
Manca invece misteriosamente il Pietrafesa (che sostiene di avere un matrimonio...) ma quel che è peggio è che manca anche Aureliano! Le voci si fanno insistenti...ma sorvoliamo.
Si parte direzione Vergato, col classico giro di Cereglio e Tolè.
All'inizio della salita io e Massimo saliamo affiancati, il caldo e le gambe giacome non mi aiutano, sto per mollare ma Bosso mi sprona. Allora tengo botta e salgo di un passo medio ma non eccezionale..infatti dopo un pò Luca parte, Bosso gli va dietro e buonanotte. Io arranco, Carlo si accoda ai primi due mentre dietro ognuno sale con ritmo diverso, complice il sole e le poche uscite stagionali.
Solita scorta di acqua a Cereglio e poi si scende ancora via Tolè (bellissima la frescura nella zona dell'acqua Cereglia) e Montepastore.
Il treno verso Calderino è tirato da Luca Laffi a ritmi alti ma un pò di vento a favore aiuta tutti a rimanere a ruota. Risucchiamo diversi altri ciclisti, poi a Calderino io, Luca, Margelli e Bosso accompagniamo Lorenzo su per Mongardino.
Personalmente mai scelta fu più azzardata...Loris torna indietro sulle prime rampe a causa della gamba che duole un pò, Massimo Lorenzo e Luca salgono di buona lena mentre per me è durissima. Comincia a essere davvero troppo caldo per me, il che unito alla fatica di ieri e alla settimana di antibiotici mi permette di avere delle ottime scuse per il mio rendimento bassissimo.
Discesa, ritorno a Casalecchio in compagnia di Luca che mi aiuta ad arrivare a casa, e alla fine altri 90 km alla media di quasi 29 km/h.