16 giugno 2008

Gran Fondo Campagnolo.L'impresa

Non si è mai pronti per una gran fondo così. Può prepararti quanto vuoi, facendo i giri più lunghi, le salite più impegnative, ma quando arriva la Campagnolo non sarai comunque pronto. L’aspetti per mesi, studi e ristudi il percorso, 216 km, 5200 metri di dislivello, sei salite, una più dura dell’altra. La sogni anche la notte e speri che il tempo sia clemente. Così arriva il giorno fatidico, ti svegli nell’agriturismo dove ormai sei di casa. Apri le finestre, le sorgenti che sgorgano ti danno il buon giorno. Ce ne sono tre e l’agriturismo prende il nome da loro, ”Le Sorgive”. In cielo non c’è una nuvola ma per il pomeriggio è previsto un peggioramento e la temperatura non supera i dieci gradi. Cerchi di vestirti a cipolla, con intimo estivo e anche quello antivento, maglietta e pantaloncini estivi. L’antivento con le maniche lunghe, manicotti e soprattutto guanti invernali in tasca, lo zero termico è previsto a 2200 metri e devi arrivare a 2000. Da mangiare prendi poco, due barrette e una maltodestrina liquida, una borraccia di sali e una d’acqua riempita alla sorgente. Prima però una bella colazione con caffè-latte, riso, pane burro e marmellata. Marmellata e latte sono produzione dell’agriturismo e ti danno una bella carica. Arrivi in griglia, Feltre è sempre un piccolo borgo bellissimo, piano-piano Campo San Giorgio si riempie di ciclisti, più o meno tesi, l’avventura sta per cominciare la nuova Campagnolo sta per partire. Parti, raggiri il centro di Feltre, molta gente ai bordi applaude te e gli altri 4000 ciclisti. Si parte subito in salita, direzione Cesiomaggiore. Una decina di chilometri in falsopiano, intervallato da qualche discesa. Poi salita vera, verso San Gregorio nelle Alpi. Da qui si va verso la valle del Mis, bellissima tra le montagne, si apre in mezzo al lago. Passi dentro a dodici gallerie, ben illuminate e ogni volta che esci un nuovo panorama stupendo è davanti a te. Comincia la prima salita, quasi 5,3 chilometri al 7% di media, in mezzo al bosco con il fresco del mattino che non ti fa sentire la fatica. Quando il bosco si apre le maestose dolomiti come cornice. Arrivi in cima al Forcella Franche e c’è il bivio, nessun dubbio, giri a destra verso Agordo, percorso lungo. La discesa è semplice, in 15 chilometri arrivi ad Agordo e da qui cominci a salire il Passo Duran. Non scherza questa salita, 12.5 chilometri all’otto per cento di media ma con tratti terribili che arrivano al 16%. Fortunatamente arriva all’inizio, dopo poco più di 50 chilometri e l’affronti senza troppi drammi. In cima al ristoro è ora di mangiare qualcosa, una barretta l’hai già fatta fuori ma anche una banana ci sta bene, insieme magari ad un panino con il prosciutto cotto e ad un bel bicchiere di Coca Cola. Cominci a scendere, chiari cartelli con il teschio avvertono che è molto difficile, infatti, dopo due curve vedi una bicicletta sulla destra per terra e lungo il pendio un poveretto che si arrampica. Chiedi che vada tutto bene e a risposta affermativa prosegui. Preferisci farti superare piuttosto che romperti il collo. Finita la discesa inizia subita il Forcella Staulanza, 12,6 chilometri al 6.6 per cento di media. Pedalabile, ma con tratti anche all’undici percento. E’ in ogni modo, dall’inizio alla fine, un lungo sorpasso, il tuo passo è agile ma spedito e arrivato in cima ti lanci subito verso Caprile. Questa discesa è bella, larga e molto veloce, superi un paio di gruppetti ma quando arrivi ad Alleghe il vento è impietoso e tu sei solo. Ti giri vedi un gruppetto e lo aspetti, andare avanti da solo sarebbe un suicidio. Insieme arrivare a Cencenighe non è difficile, da qui ognuno con il suo passo inizia il Valles. Quasi 20 chilometri, i primi regolari anche se poco prima di Falcade un chilometro ti fa spingere parecchio, poi ai meno sette all’altezza del bivio del Passo San Pellegrino inizia l’inferno. Fino ai meno cinque sale tra il 6 e il 10%, alcuni tornanti ti permettono di rifiatare. Ma dai meno cinque ai meno ai meno due un lungo rettilineo al 10-11% non ti lascia scampo. All’inizio non hai problemi, sali forte tra gli 11 e i 13 km/h, ma all’improvviso, proprio dopo aver superato il tuo vicino di stanza all’agriturismo che è vicino al ritiro, crolli. La velocità oscilla tra gli 8 e 9 km/h . Implacabile il cielo, ormai da metà salita scuro, comincia a far scendere alcune gocce sempre più fitte. Arrivi al ristoro in cima ai 2035 metri del Passo Valles che sei cotto. Ti avventi su una crostatina, su un panino, sulla frutta secca, sul the caldo e sull’immancabile coca cola. La mantellina l’avevi già messa ed è già bella bagnata, infili i guanti invernali mentre ascolti parecchi insicuri sul continuare. Cominci a scendere. Solo cinque chilometri di discesa, ma sono infiniti, tutti tornanti stretti, le braccia dopo poco sono un fascio di nervi instabile. Per fortuna arriva la fine e l’inizio del passo Rolle. L’unico modo per scaldarti è andare a tutta per i prossimi sette chilometri che portano in vetta. In mezzo al bosco la pioggia non si sente, superi ai 17 km/h molta gente pallida e tremante. Ai meno due esci dal bosco, qui il tratto si fa più duro, ma ti alzi sui pedali e scatti, chi era con te si stacca. Alzi lo sguardo e non ci puoi credere. L’acqua che scendeva ora è neve. Meno un chilometro, è bufera, tra l’incredulità e la preoccupazione nasce in te un’emozione che non si può descrivere e mentre in molti si fermano al rifugio tu scatti ancora, svalichi e scendi. Dopo il primo chilometro, che è un lungo rettilineo, fino a San Martino di Castrozza la discesa è un tornante dopo l’altro. Sono larghi e nonostante la neve li affronti bene, anzi ne approfitti per scaldarti e scattare, per fare un po’ di movimento soprattutto per le caviglie gelate dalla neve. A San Martino non nevica più, continua a piovere e la temperatura è di tre gradi. Molta gente non ce la fa e si ferma nei bar o al coperto. Ora di curve non ce ne sono molte, la velocità è elevata e il freddo ti entra nelle ossa. Resisti, sai che tra poco la discesa diventerà falsopiano e potrai tirarci un po’ e scaldarti. Al ristoro di metà discesa, (è lunga 50km), si forma un piccolo gruppetto, ti togli i guanti fradici, ed è un bene, le mani stanno meglio, piove piano e la temperatura è di 8 gradi. Ormai manca poco, all’ultima salita, sei sempre davanti a tirare e nonostante ti serva per scaldarti, stai sprecando molte energie. Ti fai da parte e ti metti a ruota. Dopo alcune gallerie lunghe e buie, arrivi a Ponte Oltra, inizia il Croced’Aune. Dodici chilometri, gli ultimi tre a quasi il dieci per cento di pendenza media. Chi nell’ultimo tratto di discesa si era riposato, prova ad approfittarne e allunga il passo. Tu sali regolare, con un poco di fatica gli tieni la ruota, ma senza andare mai fuori giri. A Sovrammonte due chilometri di falsopiano in discesa, poi ancora un paio di facile salita. Ed ecco gli ultimi tre, non sei ancora al gancio e ci provi, metti giù il 23 e ti alzi sui pedali, fai il vuoto, la pendenza è anche del 13% e dopo duecento chilometri è come se fosse del 25%. Ma non molli un attimo, arrivi in cima a tutta, staccando quelli del tuo gruppo e superandone un altro. Ti accompagnerà fino a Feltre, nell’ultima discesa, lunga 10 chilometri e molto veloce. L’arrivo è in centro storico su un muro in pavè al dieci per cento. Le forze sono al lumicino, ma l’emozione di aver fatto l’impresa ti fa scattare staccando gli altri.Finisci una Gran Fondo eroica, in nove ore e dodici minuti, alla media dei 23,44 km/h. Scendi in cerca di tua moglie e tuo figlio. Sono in macchina, ti aspettano, tuo figlio ti guarda. Di solito ti sorride, stavolta ti guarda serio, lo saluti gli dici che sei tu, il papà e allora li sorride. Ha quattro mesi, non parla ancora, e dopo averti visto in quelle condizioni non so se lo farà mai più.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Thanks to the owner of this blog. Ive enjoyed reading this topic.

Enrico Pasini ha detto...

Mauro traduci

Enrico Pasini ha detto...

non c'� un proprietario siamo un gruppo di ciclisti o quasi, che scrivono le loro avventure. Ringrazia Mauro che lo ha inventato e che lo gestisce nel migliore dei modi. Grazie a te che ci leggi se non sei un virus...

Sandrino ha detto...

Caro Potter,
dopo aver letto il tuo resoconto non ho alcun dubbio a metterti fra i miei miti del ciclismo....hai solo un difetto, sei Fortitudino, ma nessuno è perfetto, te compreso.
Comunque grandissimi complimentoni dal sottoscritto, come ti ho scritto in sms, per la mia signora sei matto, per me sei un eroe!!
Salutoni
Sandrino

Enrico Pasini ha detto...

c'e chi ha preso la neve anche sul Valles e non si è arreso. Si dice che per qualcuno la bufera era troppo forte e l'organizzazione abbia deciso di trasportarli in pulman fino all'inizio del croce d'aune ma non c' è niente di ufficiale

Mauro ha detto...

Bravissimo, quasi quasi mi fai venire voglia di farla anch'io, ma ho paura che ci metterei 12 ore e dovrei montare il fanale.
Ma in quanti siete arrivati, in quelle condizioni?In quanti si sono ritirati?

Quindi vuoi dire che sei cotto e giovedi andrai piano alla crono, promesso vero?!?!?

E Alberto? aspettiamo anche il suo resoconto!

Enrico Pasini ha detto...

Ma alla fine pensavo peggio siamo arrivati in 1200 circa se ne saranno ritirati 500 più o meno

Alberto ha detto...

Congratulazioni Enrico!
Io facendo il percorso "corto" non ho trovato le pessime condizioni che hai trovato tu.
Venerdì avrò del tempo libero e scriverò anche il mio resoconto, ma sicuramente non sarà così appassionante.

Alberto

Enrico Pasini ha detto...

Domani ti porto il pacco gara ma per caso eri all'arrivo, quando sono arrivato mio sono sentito chiamare ma non ho visto nessuno 20 metri prima del traguardo.