28 settembre 2008

FANTASTICI AZZURRI!BALLAN CAMPIONE DEL MONDO

Fantastici mondiali, fantastici azzurri. Ho vissuto grandi emozioni oggi davanti allo schermo nel vedere questi mondiali. Dall’incertezza, ai dubbi, dallo stupore alla meraviglia, dall’euforia alla commozione. Ho acceso la tv alle 13:45 e l’Italia era già davanti a tirare il gruppo. Mancavano ancora più di 90 km, in fuga erano in quattro con un bel vantaggio, ma ormai stanchi. Vedere gli azzurri tirare il gruppo a quella velocità, con ancora tutti quei chilometri da fare, mi ha messo dei dubbi. Troppo lontani, troppo impegno da parte nostra, con Bettini in quinta posizione a fare la tattica. Paolini scatta più volte ed è lo stesso Bettini che lo spinge ad andare, in pochi ci credono e le azioni finiscono subito.La Spagna rimane a ruota e i soli Rebellin, Cunego e Ballan, sono nel mezzo del plotone. L’azione dei fuggitivi della mattina finisce e noi siamo ancora davanti a fare l’andatura. Bruseghin e Bosisio si sfiniscono a tirare e Paolini scatta ancora a ripetizione. A due giri dalla fine la selezione è fatta, il gruppo principale conta solo cinquanta corridori. Le nostre punte ci sono tutte, Bettini è marcatissimo, la Spagna conta ancora Valverde, Sanchez, Freire e Rodriguez per la vittoria. Anche Bonnen, attivissimo con i suoi sempre a circondarci, è presente con una bellissima pedalata. Più i tedeschi con Schumacher e Zabel. Penultimo passaggio dei Ronchi, Tosatto è davanti a tirare il gruppo, in molti non ce la fanno, il tedesco Ciolek addirittura si ferma per un crampo. Tutti si aspettano lo scatto di Bettini, i commentatori anche loro dubbiosi per averci visti sempre davanti si aspettano anche Rebellin. Scatta Ballan, uno dei suoi scatti potentel preciso. Dietro lo seguono tre belgi, un olandese, un austriaco, due danesi e per la Spagna il solo Rodriguez. Arrivano anche Rebellin e Cunego per noi e continuano a scattare. Il gruppo si spezza in tre tronconi e a sorpresa Bettini è nel terzo. Insieme con lui tutti i grandi favoriti Valverde, Freire, Bonnen e Zabel. La fuga prende il largo e si capisce subito che sarà impossibile riprenderli. Dietro tutti salutano Bettini, sono gli ultimi chilometri per lui e li ha sacrificati per il bene della squadra, fermandosi li dietro e fermando i suoi rivali. Davanti non si fermano, noi siamo i più forti, ma i belgi fanno paura. Su i Ronchi però ci pensano prima Rebellin e poi Ballan a tagliarli le gambe con due rasoiate stupende. Cunego marca stretto Rodriguez che chiude tutti i buchi. I belgi si staccano ma in discesa recuperano. Si entra in città, ultimi chilometri, tutta pianura. Nasce qui il capolavoro di Ballan. Ai meno tre chilometri lo scatto impressionante, con cinque pedalate prende cento metri e nessuno potrà più riprenderlo. Soresen lo insegue, a ruota Cunego e Rebellin pronti a rompere i cambi, non ce ne sarà bisogno. Bulbarelli e Cassani accompagnano per la terza volta consecutiva un italiano verso la maglia iridata. Due volte Bettini, ora Ballan che a braccia alzate diventa campione del mondo. Cunego secondo, Rebellin quarto, è un trionfo. Bettini, staccato a cinque minuti, esulta come se avesse vinto lui. E’ scortato dai grandi campioni del ciclismo mondiale che lo salutano da vero leader. Alessandro Ballan, ventinove anni, un Giro delle Fiandre vinto oltre a altre corse, due settimane fa anche una tappa pirenaica e la maglia oro alla Vuelta. Era già un campione, ora è consacrato. Un ragazzo semplice, che ama il ciclismo e lo fa amare. Peccato aver visto Cunego arrabbiato per il secondo posto, ci può stare, ma se lo poteva risparmiare. Siamo Campioni del Mondo, Ballerini ha, per l’ennesima volta, compiuto un capolavoro di squadra che neanche in sport come il calcio si riesce a vedere. Un gruppo, che da anni, vince medaglie e fa sognare tutti noi. Grazie Franco, grazie ragazzi e ciao Paolo un campione, signore, come te nasce ogni cento anni.

23 settembre 2008

Dritti fino al mare...più o meno...

La gita al mare è sempre uno dei momenti più attesi dell’anno, sicuramente il più frequentato. Anche quest’anno siamo partiti in un bel gruppo in bicicletta da San Biagio, eravamo sulla trentina se non di più.Qualche nuvola in cielo, che non faceva preoccupare e alle otto tutti in fila direzione Cesenatico. Dopo tre anni abbiamo abbandonato la “Campaza” di Fosso Ghiaia, per il ristorante “Punta Nord”il cui menù, sulla carta, era di tutto rispetto. Partenza blanda ma non troppo, tutto regolare fino al semaforo dei Giardini Margherita, dove Lorenzo si accorge, (tardi), del ritorno in gruppo di Loris Ferri. Nel tentativo di abbracciarlo tocca la ruota dietro con la sua davanti e finisce per terra. Momenti di terrore negli occhi di molti, la caduta è avvenuta praticamente da fermo, ma la reazione di Lorenzo alla vista dei danni potrebbe essere senza controllo. Fortunamente nessun danno, tranne che all’antivento, il quale finisce presto nel bidone del rusco. Dopo aver raggiunto la San Vitale facendo il giro di San Lazzaro, (c’era chi voleva arrivarci facendo prima la Val di Zena), arrivare a Massalombarda è uno scherzo. Trenta e più chilometri con solo un paio di curve, il resto un lungo rettilineo in sconfinata campagna, sembra di essere nel Texas in certi punti. Sosta bar poco prima di Massalombarda, poi di nuovo tutti in fila, siamo a metà viaggio. Un chilometro neanche, nuova sosta per una bucatura. Si riparte, mentre la temperatura scende vertiginosamente e nuvolosi neri salgono dal mare.Un altro chilometro e di nuovo tutti fermi per un altro copertone a terra. Si riparte ai 35 km/h arriviamo alla rotonda di Russi, qui la decisione da prendere è: destra verso Russi e poi campagna fino a Cervia, o sinistra verso Ravenna e poi dritti in Adriatica? Si decide per Ravenna, sbagliando, perché arrivati in città, dopo belle stradine immerse nei campi e nei canali, scopriamo che non possiamo prendere l’Adriatica, perché considerata Tangenziale. Vaghiamo in mezzo al traffico cittadino come un branco di pecore senza il pastore, quando una pattuglia della Polizia ci dice di giungere a Classe, da lì possiamo stare anche noi ciclisti in strada. Lasciando stare che il pastore c’era, ed ero io, che vi stavo guidando bene, giunti a Classe il problema è stato attraversare la statale. Infatti, al tentativo di Sandrino di fare solo poche centinaia di metri in Tangenziale, molti si sono fermati. Così alla spicciolata l’abbiamo attraversata tra auto e Camion che sfrecciavano e insultavano. Ce la fanno comunque tutti, ma Paolo non si vede più. Mauro Cioni, Sandrino e io ci fermiamo per aspettarlo e dopo pochi minuti telefona dicendo di continuare, che è con un ragazzo e arrivano con calma, ( Non sapevo che in calma si traducesse "in taxi"). Così mi metto a testa bassa e comincio a menare, nel tentativo di riprendere gli altri. La velocità è elevata tra i 42 e i 47 km/h, Sandrino soffre sui cavalcavia facendomi rallentare, (dopo tutta l’estate ad allenarci su quelle strade). Dopo l’incrocio di Milano Marittima riprendiamo il gruppo che sembra quasi fermo. E’ fermo veramente, perché Fabio ha bucato e sta gonfiando il tubolare con la schiuma. Riesce a ripartire e si mette davanti a tirare ai 48 km/h, (della serie ho solo 200 km nelle gambe), Lorenzo e io gli diamo il cambio, la velocità cala un pochino ma per molti dietro si fa dura. La lucidità ha fatto spazio alla stanchezza e così un ragazzo tampona una delle due ragazze presenti, (finalmente delle donne in gruppo), cadendo rovinosamente a terra di testa. Per fortuna c’era il casco, (adesso non c’è più distrutto dalla caduta). Noi davanti non ci accorgiamo di niente e arriviamo a Cesenatico, dove un irresistibile Pietrafesa vince la volata senza boazza, facendosi notare come corridore veramente completo. Dopo una veloce, tiepida doccia fatta in spiaggia, in questo freddo primo giorno d’autunno, tutti con le gambe ben salde sotto la tavola. C’ è a chi il pranzo è piaciuto, a chi meno, personalmente a parte le vongole al sapore di spiaggia, il vino fermo non frizzante, il sorbetto granita e la frittura mista che non mi hanno servito, mi è sembrata una cosa normale. Non squisita da portargli via tutti i biglietti di presentazione, ma neanche da intossicazione alimentare. Alla fine, comunque, c’è un anziano del gruppo che per non saper né leggere né scrivere, con la scusa che si era perso, si è fermato a mangiare alla “Campaza” e si è presentato da noi solo per il dolce. Beata gioventù.
http://picasaweb.google.it/EnricoPasini81/GitaMare2008#

18 settembre 2008

Chi viene al mare?

Sandrino, magro,magro, ma magro eh., ma non so cosa pensare, ma quanto pensa di mangiare Domenica.
Enry, come campione in carica, ha scelto la strada per andare a Cesenatico:
Partenza presso il negozio alle 08.00, Ganzole, Pian di Macina, Pianoro, Raticosa, Futa, poi tutta discesa fino a Imola, e il più è fatto. Imola Cesenatico ormai è uno sputo! ( Se hai ancora della saliva)
Mauro, che ora è in un momento eccezionale e va fortissimo, ha tracciato il percorso più pianeggiante e ordinato un paio di ruote lenticolari, due prolunghe sul manubrio, e vuole arrivare a Cesenatico alle 10.42.
Circa i 40 di media!
E' quasi meglio stare a ruota di Enry, e fare il suo percorso.
Pietrafesa, che non vede l'ora di trovare dei cavalcavia, per fare le sue volate vincenti, senza notare che Aureliano lo lascia vincere tutte le volte, per amicizia, e per amore, sono sposati da anni ormai e la crisi del settimo anno l'hanno passata da un pezzo.
Margelli é preuccupato, è da tempo che non pedala, traslochi spostamenti e impegni di lavoro non gli hanno permesso di allenarsi come dovrebbe, ma la classe non è acqua. Certamente sarà tra i primi ad arrivare a Cesenatico, lui e le sue scarpe da Tennis.
Toni, sarà lì con noi, fino alla prima sosta, dove entrerà nel bar e dopo essersi messo dietro al banco farà tramezzini e caffè per tutti.
Rocco, incredibile, ragazzo strano, quando ha saputo che andavamo al mare, in un attimo di sconforto ha fatto montare la Comapatta, forse aveva già parlato della strada da fare con Enry?
Zanarini, è tre giorni che sta lavorando come un matto per ricoprire la bici con una pellicola trasparente, sembra ci siano due pozze d'acqua poco prima di Cesenatico, e lui non vuole sporcare la bici.
Walter, è finalmente felice, ha messo a posto la casa, finiti quasi tutti i lavoretti, e finalmente può farsi una bella mangiata in tranquillità, cavolo è da circa due anni che non si gode un bel pranzo con calma, in questi due anni ha perso 27 grammi, non sembra più Lui.
Fabio Ferri e io, forse veniamo in moto, sapete abbiamo due moto belle e nuove in garage, e non ci crederete, ma basta tenere ferme le gambe e girare il polso e in un attimo siamo a ruota, anche dei più forti.
Loris Ferri, ha ricominciato a pedalare, e sarà li davanti con i primi, come sempre, e non si è allenato, ma uno così cosa si allena poi a fare?
Celeste, deluso, voleva andare al mare con la bici nuova, ma il telaio è ancora da verniciare e il Signor Shimano gli deve ancora fare il suo Gruppo Dura Ace, dovrà andare a cesenatico con la bici Vecchia, una fatica tremenda.
Stefano e Glenda ci accompagneranno in questa avventura, per due istruttori di Spinning, con alle spalle ore di pedalate in palestra, quattro ore in strada sarà una sgambata.
Aureliano, hou!
Il Saggio
Starà davanti e manterrà una velocità adatta a tutti.
Grande Aureliano, pensa, tutta pianura così nessuno ti dovrà aspettare in fondo alla discesa.

13 settembre 2008

Pochi chilometri, in tanta salita

Una settimana di caldo e afa, un weekend di nuvoloni e pioggia. Sono le sette e trenta e un temporale si scarica con violenza sulle campagne bolognesi, dura poco e nel cielo s’intravedono sprazzi di azzurro. Mi vesto e raggiungo San Biagio, già a Riale la strada è asciutta e, infatti, al ritrovo siamo un bel gruppetto. I due Mauro, Cioni e Colli, Lorenzo, Bosso, Aureliano, Enrico e Rocco con un cannone speciale sul manubrio che si rivelerà una telecamera. La Porrettana sembra la direzione migliore, anche se le nuvole non mancano. Dopo un primo tratto agile, Lorenzo prende in mano le redini del gruppo e a Sasso si mette davanti a velocità sostenuta. Gli strappi di Panico e di Marzabotto frazionano il gruppetto ma a Pian di Venola è già compatto. Le intenzioni di fare Cereglio sono subito spazzate via dal nero sopra Vergato, giriamo a destra e cominciano a salire verso Vedegheto. Cioni ed io tiriamo il gruppetto, c’è chi risente della nostra velocità, (tra cui le mie gambe), e brontola, ma rimaniamo insieme fino a Vedegheto. Qui Lorenzo mi sostituisce davanti, alzando leggermente il ritmo, Enrico, Aureliano e Mauro Colli sono i primi a mollare, io arranco ma non mollo, fino ad uno scatto di Lorenzo il quale si porta dietro Mauro e Bosso per venti metri e poi stacca anche loro. Salgo regolare sperando di riprenderli prima di Cà Bortolani, quando all’incrocio di Vignola dei Conti vedo Lorenzo rallentare ed aspettarci. Nuovo taglio causa maltempo, mentre gli altri salgono subito verso via Varsellane io, Cioni e Rocco aspettiamo Colli che non tarda ad arrivare. Salita non durissima, con un tratto anche di discesa, tranne gli ultimi cinquecento metri al 14/15%. Qui avviene il ricongiungimento con gli altri, Cioni ed io ci sfidiamo e alla fine, per poco e con molto orgoglio, lo batto di qualche centimetro. Altra decisione da prendere, fare Monte Pastore o Medelana? Il cielo parla chiaro, verso Medelana sembra più sereno. Proprio a Medelana la sorte, sotto forma di vetro, aspetta Lorenzo costringendolo al cambio di camera d’aria. Ripartire a freddo e affrontare lo strappo del castello è una vera coltellata ai bicipiti, ma poi la discesa verso Mongardino è bella e veloce. Qui salutiamo Lorenzo e scendiamo da Via Nughereto. Il giro sembra già finito quando uno scatenato Enrico Pietrafesa scatta al cimitero di Nughereto staccando tutti, senza più farsi riprendere. Davanti al Donnarosa è un uomo orgoglioso e felice, consapevole di essere sempre una vecchia volpe. Giro corto oggi ma dall’altimetria significativa vicina ai 1000 metri, pochi chilometri in tanta salita.

10 settembre 2008

Raccolta materiale 2008


Ciao a tutti, in vista del filmino finale del 2008, ci servono tutte le foto, filmini e altro che avete prodotto nel 2008. Anche idee su cosa mettere nel DVD sono molto gradite.
Direi che potreste lasciarle in negozio, appena possibile!
grazieeeeeeeeee
Club Cicli Malini
Domenica 21 Settembre 2008

Al mare in Bicicletta

Programma Ciclisti
Ore 08.00 Partenza presso Cicli Malini
Ore 12.00 Arrivo al Ristorante
Km 120 circa
Possibilità di Rinfrescarsi presso il Bagno Internazionale:
Con doccia a Gettoni (€ 1)
Direttamente in Mare (Gratis)

Programma Accompagnatori
Partenza presso Cicli Malini ore 10.00
Arrivo a Cesenatico alle ore 11.15 circa
Rientro previsto per le ore 16,00

Ore 13 Pranzo presso:
Ristorante Punta Nord
Via Cavour 12 (Cesenatico)

Menù Completo:
Antipasti
Delizie di mare fredde
Vongole alla marinara
Seppie in Guazzetto
Cozze alla Tarantina

Primi Piatti
Risotto alla marinara
Strozzapreti mare e monti
Tagliolini Caserecci alle Canocchie
Sorbetto

Secondi Piatti
Gran grigliata dell’Adriatico
Fritto misto con contorno

Dessert Punta Nord
Acqua Vino abbinato e Caffé

Prenotazioni con Saldo (€ 55,00) entro il 13/09/08

08 settembre 2008

Pantanissima...presente!


Ieri, 7 settembre era in programma la Gran Fondo intitolata al Pirata e Sandrino non poteva mancare a questo primo appuntamento organizzato direttamente dalla Fondazione Pantani e da tutti coloro che lo hanno visto crescere e diventare il Campione che ricordiamo.

Sveglia alle 4,20 convinto che la gara parta alle 6,15 (partirà alle 7,30) e parcheggio vicino alla sede del museo alle 5,15 che di fatto è ancora chiuso, ovviamente! Ma i colpi di "becchisia" del Sandrino sono diversi, infatti senza notarlo, monto la ruota anteriore al contrario (infatti per tutta la gara il contakm non funzionerà!!) e mi presento davanti al museo che nel frattempo vede arrivare i primi addetti che mi guardano come fossi un matto (avrei fatto la stessa cosa al loro posto!!). Arriva anche il papà di Marco che vedendomi mi viene a salutare e mi chiede come mai io sia così in anticipo....ma la gara non parte alle 6,15? Nooo, alle 7,30!! Benessum!!!

Il padre si mette a ridere, mi da una pacca sulla spalla mentre gli dico: "se non altro posso dire di essere arrivato primo, qui al ritrovo!!"

Finalmente alle 7,30 danno il via ed i 350 partecipanti circa, cominciano a pedalare verso Sorrivoli dove ci attende il primo colle da scalare. In partenza ho fatto amicizia con 2 ragazzi che dichiarano di voler fare il percorso corto e di non avere velleità di vittoria, perciò decidiamo di farla insieme. Infatti stiamo nello stesso gruppo sino a Calisese dove la strada inizia a salire.


Comincio senza accorgemene a scalare posizioni nel gruppo di circa 30 corridori e quando la strada aumenta progressivamente mi ritrovo in testa al gruppo seppur tenendo la mia andatura controllata guardando il cardio che ora uso in modo regolare grazie alle indicazioni di Mauro Cioni e al libro di Lance Armstrong. Dopo circa un km mi giro e con grande stupore non vedo nessuno dietro di me!! mah!!!

Salgo sempre del mio passo, poi giunto a Sorrivoli (245m), vedo davanti a me un altro gruppo e decido di accodarmi per sfruttarne la scia quando arriveremo in pianura. Saliamo insieme sino a Montevecchio (450m) dove scolliniamo e puntiamo le ruote della bici verso Borello. Dalla località appena citata ci dirigiamo in leggera salita verso Mercato Saraceno dove ci aspetta il Ciola, che arriva a 513m con una salita che mi piace tantissimo e che inizio con calma salvo poi aumentare il ritmo verso la fine ripetendo la situazione della prima ascesa. Infatti scollino solo, e comincio a pensare che gli allenamenti col mio personale Tutor, il Potter, stiano dando i loro frutti. Sento le gambe rispondere ed allora mi lancio verso Linaro e poi di nuovo a Borello a tutta velocità sfruttando la discesa. Ad un certo punto esagero nella velocità ed in una curva faccio il "dritto" e finisco sulla ghiaia di una stradina di accesso di una casa. Un pò di spavento e nulla più, riprendo la discesa cercando di fare attenzione, poi all'arrivo scoprirò che quella curva ha mietuto altre vittime!!

Giunto a Borello, raggiungo un altro gruppetto di 6 corridori fra cui una donna col marito che gli fa da gregario, bravissimo e soprattutto paziente, tanto paziente. Cominciamo a salire ed anche in questo caso le gambe vanno alla grande e mi ritrovo in cima a Montevecchio ancora da solo a sorseggiare una bottiglietta d'acqua al ristoro. Decido di scendere da solo, anche se mancano ancora 27km all'arrivo. Infatti mi ritrovo dopo la discesa a "tirare" da solo e la cosa si rivela alquanto poco redditizia. Fortunatamente a 10km dalla fine vengo raggiunto dalla coppia di prima e da un altro ragazzo che tira come un forsennato. Scherzando gli confesso che li aspettavo e li ringrazio di avermi raggiunto. Filiamo sino a Cesenatico a gran velocità e giunti ad un km dallo striscione mi metto a tirare io cercando di portare i miei compagni al traguardo. Ci riesco a metà, nel senso che arrivo allo striscione e gli altri sono dietro leggermente staccati, ma le strette di mano successive ed i complimenti reciproci sono sinceri e pieni di soddisfazione per entrambi.

Il risultato dell'unico "Maliniano" presente è il seguente:
su 181 arrivati nel percorso medio mi sono piazzato 67° assoluto e 7° nella mia categoria di appartenenza. Ho percorso i 106km in 4:04:03 alla media di oltre 26kmh.

Piccola nota: al 64° posto si è classificato un "certo" Roberto Conti classe 1964 (un anno più giovame del sottoscritto) passista scalatore che Voi conoscete per essere stato gregario di Marco negli anni d'oro. Conti è arrivato in 3:58:57!!!

Penso di poter essere soddisfatto della mia prestazione, e per questo vorrei ringraziare tutti Voi che mi avete aiutato a capire come andare in bicicletta, mi avete dato tantissimi consigli e insegnato tante cose che mi hanno aiutato tantissimo nel sentirmi a mio agio su un mezzo che solo un anno fa nemmeno conoscevo. Grazie davvero di cuore, e arrivederci alla prossima uscita.

Sandrino

31 agosto 2008

UNA LUNGHISSIMA ESTATE




Me la ricorderò per un pezzo questa estate del 2008. Anche quando il ginocchio avrà finito di sfiammarsi e le croste delle vesciche apertesi nel sottosella si saran tutte staccate, continuerò a sognarla. Ormai son dieci giorni che ho terminato la 1001 MIGLIA, "la più lunga randonnée d'Europa" per dirla con il linguaggio promozionale dell'organizzatore. Non so che cosa mi lascierà, nel tempo, questa esperienza densissima, meravigliosa e raccapricciante assieme. Non ho ancora avuto il tempo di fissare i ricordi ed elaborare le emozioni di questa cavalcata contro il tempo lunga 1608 km, in giro per mezza Italia. Troppo diversa dalla Parigi-Brest-Parigi che ho affrontato l'anno scorso: in Francia la tradizione di una manifestazione ultrasecolare, il numero impressionante dei partecipanti (5300), l'entusiasmo e l'appoggio fattivo delle persone lungo tutto il percorso, l'estremo rispetto degli automobilisti, ma anche la pioggia implacabile per quattro giorni. In Italia un'organizzazione presuntuosa ma in alcune circostanze assai carente, 200 partecipanti in tutto che pedalavano anonimi e dispersi sfidando l'idiozia e l'alterazione psicotropica di molti automobilisti; però lo spettacolo di tanti luoghi attraversati, in grado di allentare per molte ore la morsa della fatica bestiale, il sole e il caldo per cinque interminabili giorni.
Ma andiamo con ordine...La mia estate del 2008 è iniziata in gennaio. Non si può certo pensare di affrontare una pedalata di 1600 km senza una adeguata preparazione! Per cui ho cercato di ripetere quella dell'anno scorso pur senza partecipare a tutti i "Brevetti" che sono obbligatori per iscriversi alla PBP (200, 300, 400 e 600 km). Alla 1001 MIGLIA ho potuto infatti iscrivermi in quanto "reduce" della PBP 2007. Comunque, in solitudine o con alcuni amici e amiche, ho percorso alcune volte distanze tra 200 e 300 km, compresa qualche uscita notturna, cercando occasioni e luoghi sempre diversi, perchè io non riesco proprio a pedalare sempre negli stessi posti. Ma il momento decisivo dell'estate, quello che immediatamente ha prodotto sensazioni e ricordi bellissimi, si lega alla "SUPER RANDONNEE" di Cuneo (27-29 giugno 2008). I dati bruti possono dare una pallida idea di che cosa sia questa manifestazione: 510km, ma soprattutto 10500 metri di dislivello. Per capire veramente di che cosa si tratta, bisogna mettersi a pedalare dentro a questo anellone che parte da Cuneo e vi ritorna dopo aver scollinato il Colle della Lombarda, il Col de La Bonette, il Vars, l' Izoard, il Monginevro, il Sestriere, la Colletta di Paesana, la Colletta di Isasca, il Sampeyre e infine una roba che si chiama "la Piatta" ma è una piccola carognetta tipo Luminasio... La soddisfazione enorme non si lega soltanto al fatto di aver completato il percoso entro il tempo massimo, di non aver mai provato sensazioni di fatica insopportabile e di aver goduto del'incommensurabile bellezza diurna e notturna dei paesaggi alpini; ...la cosa incredibile è aver condiviso fino in fondo questa esperienza con Marco (FLOWERS), che è riuscito a terminarla con successo senza aver mai, in precedenza, pedalato di notte e per più di duecento chilometri. In più, è pure riuscito a guidare il furgone fino a casa mentre io ronfavo beato, poche ore dopo terminata la gara.Sulla tenuta dell'alltra mia compagna di avventura, Ausilia, non avevo tanti dubbi: lei addirittura ha fatto tutto il percorso in MTB (ma è una campionessa delle 24 ore).
Un giorno dopo aver terminato la SUPER RANDONNEE, ho inviato il pagamento dell'iscrizione alla 1001 MIGLIA, ben cosciente di tuffarmi in una mezza pazzia...
Domenica 17 agosto, Nerviano (periferia della periferia di Milano), ore 21e45. Comincia la prima di una serie di cinque notti in bicicletta, intervallate da albe rosate, lunghe e a tratti caldissime giornate, tramonti sanguigni. Tantissime ore in sella, tante per procurarsi da mangiare divorando cibo con la velocità di un bidone aspiratutto, poche quelle disponibili per il sonno, quasi sempre consumato in situazioni di fortuna (chioschi di benzinai, prati delle rotonde... solo la quinta notte, cosciente di avere finalmente un adeguato margine di tempo mi sono concesso un sonno di quattro ore su una branda che mi sembrava un letto di piume al rifugio Pianazze, nel piacentino). Strada facendo ci siamo infatti resi conto che l'organizzazione aveva disposto i dormitori in punti assolutamente inutili per tanti di noi, che ci arrivavano o troppo presto o troppo tardi per dormire. Così mi sono arrangiato, immaginando che una volta smaltita la fatica la soddisfazione di chi è riuscito a fare la 1001 MIGLIA in totale autosufficienza sarà ben più grande rispetto a quelli che se la sono fatta usufruendo di un Camper d'appoggio ai controlli (è ammesso dalle regole), viaggiando quasi scarichi, trovando la "pappa pronta" e il luogo adatto per un salutare riposino.
Venerdi 22agosto, Nerviano, ore 20e30. Ritorno alla casella del via in compagnia di una ciclista incredibile, conosciuta poche ore fa sul ponte di chiatte che attraversa il Ticino. Olga, che dopo aver spaccato la sua bici in carbonio la seconda notte lungo una discesa dal fondo cosparso di buche grandi come crateri lunari (che genio l'organizzatore!), ne ha noleggiata una a Passignano in acciaio massiccio, adattissima per l'Eroica... In mezzo tanta Italia orribile e splendida, otto Regioni, ventuno Province. Milleseicentootto chilometri e diciottomila metri di dislivello. Amici vecchi e nuovi coi quali ho pedalato per molti tratti, perdendoli e ritrovandoli lungo la via. Infinite sensazioni, dall'angoscia disperata alla beatitudine. Serbatoio immenso di incubi e di sogni che resteranno sempre con me.
Alessandro

29 agosto 2008

Hai presente quella strada...

Tutte le volte che si passa da Ponte Rivabella qualcuno dice "andiamo su di là" e tutti gli altri lo insultano giustamente.
Quel "su di là" è Via Amola, è la stradina che dall'incrocio per Calderino sale in mezzo dritta verso la collina.
Ieri sera per curiosità ho provato a salire di li. Dico subito che la salita non è lunga, d'altronde la quota massima del crinale è 350 metri quindi difficile trovare delle rampe di chilometri e chilometri.
Fatto sta che questa simpatica stradozza parte subito dura, e nei primi 1100 metri sale di 160, quindi facendo i calcoli la pendenza media supera il 14.5%; tenendo conto che ci sono brevi tratti in cui si "respira", con pendenze attorno al 10%, vuol dire che in alcuni punti si arriva al 18-19% senza problemi.
Vabbè, tanto è breve, e si tiene duro. Il secondo tratto è un po' più potabile, e prima di arrivare a una piccola discesa, la strada fatta è di 1600 metri salendo di 200 con pendenza del 12.5%.
Ormai ero convinto di essere arrivato in cima, quando dopo una discesa un cartello mi dice "18%": benessum! Allora ti attacchi al manubrio e scali quest'ultima rampa, alla fine della quale inizia la discesa a rotta di collo verso il fondovalle del Lavino.
Sono poi tornato via Mongiorgio (a proposito, la stradina che parte esattamente nel punto più alto della salita dopo 1 km diventa bianca, quindi son tornato indietro); anche Mongiorgio presa dalla Badia non è simpaticissima, l'avevo già fatta ma me la ricordavo più dolce.
Poi la strada dei ciliegi e su per Monte San Pietro per tornare a casa.
Alla fine solo 50 km ma con 850 metri di dislivello, degno di una microtappa alpina.

25 agosto 2008

23-24 agosto, ci siamo...

L'ultimo weekend è stato quello del rientro, per la maggior parte di noi. Qualcuno, come me, non è mai uscito per cui non ha subito il trauma della fine delle ferie.
Sabato mattina in negozio c'è un bel gruppetto, con Pietrafesa e Collina a fare da guida, poi Luca, io, Luca "Scuma" (un mio amico), il Dottore, Mirco e Gianluca.
Si parte direzione val di Setta, salendo poi per Monzuno perchè i nuvoloni incombono.
Sulle prime rampe inizia a piovere. e Gianluca si mette in testa a spingere rischiando di slittare a ogni tornante. E dire che il Lamberti è uno di quelli che sostiene di non mettere il culetto sulla sella da un mese...
Il ritmo è regolare, ma a 4 km dallo scollinamento si impenna, e mi metto in coda a Laffi che ovviamente può sbancare quando vuole...tengo botta, il ginocchio per fortuna non cede e arriviamo a Monzuno in solitudine, braccati comunque a pochi metri da Scuma che, complice la preparazione a Riccione a base di pedalate e fritto, esibisce una gamba che fa paura in prospettiva.
Salutiamo il Dottore mentre il resto del gruppo scende verso Loiano. Aureliano che sente i muscoli caldi propone di seguire il crinale in direzione San Benedetto.
Bellissima strada, personalmente non l'avevo mai fatto, ma le poche macchina e la quota che si mantiene alta tra saliscendi continui costruiscono un percorso piacevolissimo.
Arrivati a Madonna dei Fornelli si fa riserva di acqua e si scende verso Rioveggio.
Io e Scuma tiriamo fino ai 4 km dai Cinque Cerri, poi è l'incubo...prima Mirco e poi Luca si mettono davanti e non si scende dai 50 km/h. Aureliano paga il forcing in salita e si stacca, io arranco, il ginocchio pizzica, ma tutti teniamo duro e da Sasso a Casa è una passeggiata salutare.
Settembre si avvicina, il finale di stagione incombe...la domanda è: Massimo Tommasi (beccato in MTB a fare allenamento differenziato), Sandrino e Potter, come li troveremo?
La mia personalissima opinione è che saranno davanti per tutto l'autunno, la preparazione al mare e ai monti ha sicuramente pagato...
Domenica altro gran bel giro, ma adesso vado a letto.
Alla prossima puntata

17 agosto 2008

Cimonicino,Passo del Lupo, Pratignano, è quasi impresa

Poteva essere una bella impresa riuscire a scalare Cimone, Lago di Pratignano e Cavone in giornata. Negli ultimi nove chilometri però le gambe mi sono mancate e mi sono fermato a casa.
Giornata autunnale nella mattinata, nuvole nere e cariche d’acqua viaggiavano veloce nel cielo. Sono partito lo stesso e nonostante i manicotti e l’antivento, i 14 gradi in discesa mi hanno fatto soffrire parecchio. Sceso da Rocca Corneta, arrivato sulla fondovalle del Panaro, ho cominciato la salita verso il Cimoncino. In centro a Fanano, invece di salire a Sestola, sono andato dritto, seguendo le indicazioni, Canevare, Cimoncino. La salita parte subito durissima e per almeno due chilometri non scende sotto il 10/12%. Poi spiana, salendo sempre regolare. Non conoscendola l’affronto piano. La mia scelta sarà giusta, alla fine saranno almeno dieci chilometri e solo qualche piccola discesa mi lascia respirare. Ogni tanto il bosco si apre e il Cimone maestoso m’invita a salire. All’incrocio con il lago della Ninfa, svolto a sinistra e dopo cinquecento metri circa, ecco il piazzale degli impianti, con il bellissimo panorama dell’Appennino, dal Corno al Cimone. Ridiscendo all’incrocio e salgo al “Lago della Ninfa”, altri due chilometri almeno, in una stradina strettissima, dove la gravità ti mette alla prova. Poco prima del lago ci sono cento metri di strada sterrata, che finiscono subito in un bellissimo asfalto portandomi al Passo del Lupo. La discesa verso Sestola è velocissima, curve ampie, pendenza elevata e penso che la prossima volta la farò in salita. Da Sestola continuo la discesa verso Fanano, poco dopo il paese giro a sinistra seguendo per Trignano, Lago di Pratignano. Mezzo chilometro di discesa, e all’incrocio vado a sinistra. Comincia subito un’altra salita, nel paese di Serrazzone, svolto a destra verso “Lago Pratignano”. La salita si fa più dura, ma sempre abbastanza pedalabile. La stradina s’inerpica lungo il “Monte della Riva”, il cui crinale fa da confine alle province di Modena e Bologna. Dopo cinque chilometri circa la pendenza si fa dura, una serie di tornanti come lame arrotate mi abbattono pian piano le energie. La strada poi si fa sterrata e torno giù. A Serrazzone svolto a destra, in una bella strada tra boschi e campi che mi porta a Trignano. Unica difficoltà un chilometro forse meno al 12/14%.Da Tignano svolto a sinistra, dopo tre chilometri di discesa eccomi sulla strada che porta a “Lizzano in Belvedere”. Per sei chilometri la strada non spiana un attimo. Anche se la pendenza non è eccessiva, al 4%, mi consuma come una candela. Seguendo le indicazioni per Vidiciatico, dopo un falsopiano svolto a destra verso Farnè. Ancora falsopiano, poi un chilometro di discesa e l’inizio della salita che porta a “La Cà”, per me a Cà Corrieri. Due chilometri all’otto per cento di media, che si concludono con uno strappo di trecento metri al 14%. Ed è proprio qui che i miei sogni s’infrangono contro la durezza delle mie gambe. A “La Cà” manca ancora un chilometro, al Cavone nove, mentre a casa 200 metri. Le gambe si fermano ai 200 metri, insieme ai miei sogni ed ad una mattinata ora stupenda.

11 agosto 2008

Attraverso i boschi Pistoiesi

Giornata stupenda sull’Appennino bolognese: neanche una nuvola in cielo e temperatura frizzante che ti sveglia, se il caffé non fosse stato sufficiente. Sono quasi le otto, da “La Cà” scendo verso Porretta, passando da Querciola, Gaggio Montano e Silla. Praticamente tutta discesa, poco più di venti chilometri in mezz’ora, quindi una media che sfiora i quaranta orari. Non ho il contachilometri, ma ormai certe strade le conosco a memoria. Salgo verso il passo, la Porrettana non è molto trafficata, dopo aver fatto forte il tratto che arriva a Pavana rallento un pochino, gustandomi lo splendido panorama che le montagne tosco-emiliane offrono. Attraverso Taviano, sono già in provincia di Pistoia, dopo pochi chilometri arrivo a Bellavalle. Qui giro a destra cominciando la salita che porta a Sambuca Pistoiese. Il cartello indica due chilometri e sono di tutto rispetto, dopo il primo tratto agevole, la strada sale impietosa tra il 10 e il 14%. Supero un incrocio e continuo a salire, arrivo a Sambuca dopo aver passato una chiesina con una bellissima vista sul paese. Salendo sono circondato dal bosco pieno di rumori. Gli animali, però, giocano a nascondino e non si fanno vedere. Scatto due foto alla stradina ciottolata che porta al castello e scendo. All’incrocio, invece di scendere sulla Porrettana, salgo. Un signore, davanti alla chiesina, mi ha detto che da lì posso arrivare a Collina, anche se dovrò attraversare otto chilometri di strada battuta. Provo ad andare a vedere. Da subito la salita è impegnativa, prima di arrivare al sentiero battuto non so quanti chilometri dovrò salire. La strada è veramente dura, non scende mai sotto l’8% con impennate improvvise, all’uscita dei tornanti, anche del 15%. Almeno è asfaltata da poco. Indicativamente saranno almeno cinque chilometri, infernali, ma molto affascinanti. Gli odori del bosco sono fortissimi e nonostante la fatica e il sudore grondante, la resina dei pini e la lavanda, ti arrivano fin dentro i polmoni, rinfrescandoti dal caldo. Arrivo ad un incrocio, scendo, ed al paese di Posola, chiedo indicazioni. Un signore intento al suo orto, con accento fortemente toscano mi dice che se voglio scendere verso Pracchia devo risalire fino all’incrocio, salire sul crinale e prendere la strada sterrata fino alla trattoria Silvana. Mi dice anche che con la bici da corsa posso farla. Risalgo allora verso il crinale. La strada sterrata arriva dopo un chilometro abbastanza duro. Sembra affrontabile, abbastanza battuta, anche se devo tenere gli occhi aperti per la presenza di qualche sasso, che potrei chiamare anche masso. Un paio di chilometri dopo, però, la terra si fa più ghiaiosa e una salita mi costringe a scendere. Duecento metri e si apre davanti a me tutta la valle del Reno con il crinale del Corno alle Scale a fargli da cornice. Un vero spettacolo, ammirato anche da due anziani signori in passeggiata, mi tranquillizzano sulle condizioni stradali a loro dire ottime, dopo la discesa. La signora mi chiede come faccio se mi succede qualcosa, gli dico che al massimo chiamo a casa e mi faccio venire a prendere, ma dovrei avere un po’ di sfortuna. Comincio a scendere, facendo molta attenzione alla strada, quando all’improvviso il manubrio mi si allenta e comincia muoversi tra le mani. Scendo dalla bici e comincio a camminare pensando alla signora ed alla sua bella gufata. Faccio qualche metro in sella, ma, con le sollecitazioni dello sterrato, sono costretto a scendere. Arrivo finalmente sull’asfalto, dopo più di tre chilometri camminati. Salgo sulla bici e con i freni tirati, scendo verso il paese. Neanche un chilometro, in un piccolo borgo di case chiedo ad una signora se possiede un mazzo di brugole. Per fortuna risponde affermativamente, le recupera in casa e posso sistemare il manubrio. Ringrazio e scendo verso Pracchia. La discesa è lunga, fatta in salita ci sarebbe da soffrire parecchio, anche se l’altro versante rimane più duro. La discesa verso Porretta è molto veloce, anche approfittando di un altro ragazzo, la cui ruota è molto comoda fino a “Ponte della Venturina”. Poi Porretta, Silla e di nuovo salita verso “La Cà”. Venti chilometri in un’ora, una buona media e sensazioni ancora più buone. Una bella scoperta anche l’assenza del contachilometri. Non sapere i chilometri percorsi non mi piace molto, ma sentire solo le sensazioni del mio corpo, senza altri riferimenti, mi ha reso più libero.

04 agosto 2008

metti un sabato in salita

Domenica non sono uscito causa mare, ma sabato si.
In negozio alle 8.30 c'era solo Luca, degli altri nemmeno l'ombra. Poi ci raggiunge un mio amico (Morini per chi lo conosce) e si parte direzione Savigno.
Solita bazzanese, monteveglio e poi si taglia verso Fagnano per salire da Zappolino e sgranchire la gamba.
A questo punto Morini (che poi fa Stefano di nome) è gia cotto come un caminetto e si stacca...ciao. Un po alla volta speriamo prenda la gamba giusta per aggregarsi.
Comunque l'idea di Luca è di salire a Monteombraro, si, ma per la via delle piscine. Dice di voler approfittare di un sabato poco affollato perchè la salita è ostica e potrebbe essere mal digerita da molti, giustamente.
Quindi si prende come per salire a Ciano, ma prima del tornantone si va giu a sinistra.
Personalmente non l'ho mai fatto, ma mi fido delle parole di Luca e del sentito dire che la dipingono come mooooooolto dura.
Vabbè, andiamo. Prima c'è 1k e mezzo addirittura di discesa e pianura, poi ponticello a sinistra e via per la rampa.
Inizia subito dura, ma a strappi, irregolare, ostica, cattiva. Non si prende il ritmo, perchè la strada va su al 15% poi spiana un po, poi strappa di nuovo, poi un pezzo di rettilineo, poi un tornante, falsopiano e via di nuovo un gradino.
E' quasi tutta al sole, tira sempre, e in un paio di tratti duri ci sono dei lavori in corso e quindi ghiaia sconnessa...si sale come in MTB, a sedere, se ti alzi slitti ed è finita.
Luca ha un passo migliore del mio, ma non mi lamento, è sempre a 50 metri non di piu.
A un certo punto ce l'ho davanti, sale a passo d'uomo, è davanti ancora di 50 metri, ma anche piu in alto di 10. Mi sembra di prendere l'ascensore, mi arrampico, mi attacco al manubrio e spingo.
Fortunatamente (ma non lo sapevo) è l'ultimo sforzo, ancora uno strappo e si arriva in paese.
Bellissima salita, dura, ma di grande soddisfazione. Si sale di 400 metri in 4 km, quindi un buon 10% di media.
Per la cronaca ritorno da Zocca (dove abbiamo agganciato il Tasso), Cereglio, Tolè e Medelana, per un 108 km totali molto gustosi, con 1500 metri di dislivello.