29 agosto 2008

Hai presente quella strada...

Tutte le volte che si passa da Ponte Rivabella qualcuno dice "andiamo su di là" e tutti gli altri lo insultano giustamente.
Quel "su di là" è Via Amola, è la stradina che dall'incrocio per Calderino sale in mezzo dritta verso la collina.
Ieri sera per curiosità ho provato a salire di li. Dico subito che la salita non è lunga, d'altronde la quota massima del crinale è 350 metri quindi difficile trovare delle rampe di chilometri e chilometri.
Fatto sta che questa simpatica stradozza parte subito dura, e nei primi 1100 metri sale di 160, quindi facendo i calcoli la pendenza media supera il 14.5%; tenendo conto che ci sono brevi tratti in cui si "respira", con pendenze attorno al 10%, vuol dire che in alcuni punti si arriva al 18-19% senza problemi.
Vabbè, tanto è breve, e si tiene duro. Il secondo tratto è un po' più potabile, e prima di arrivare a una piccola discesa, la strada fatta è di 1600 metri salendo di 200 con pendenza del 12.5%.
Ormai ero convinto di essere arrivato in cima, quando dopo una discesa un cartello mi dice "18%": benessum! Allora ti attacchi al manubrio e scali quest'ultima rampa, alla fine della quale inizia la discesa a rotta di collo verso il fondovalle del Lavino.
Sono poi tornato via Mongiorgio (a proposito, la stradina che parte esattamente nel punto più alto della salita dopo 1 km diventa bianca, quindi son tornato indietro); anche Mongiorgio presa dalla Badia non è simpaticissima, l'avevo già fatta ma me la ricordavo più dolce.
Poi la strada dei ciliegi e su per Monte San Pietro per tornare a casa.
Alla fine solo 50 km ma con 850 metri di dislivello, degno di una microtappa alpina.

25 agosto 2008

23-24 agosto, ci siamo...

L'ultimo weekend è stato quello del rientro, per la maggior parte di noi. Qualcuno, come me, non è mai uscito per cui non ha subito il trauma della fine delle ferie.
Sabato mattina in negozio c'è un bel gruppetto, con Pietrafesa e Collina a fare da guida, poi Luca, io, Luca "Scuma" (un mio amico), il Dottore, Mirco e Gianluca.
Si parte direzione val di Setta, salendo poi per Monzuno perchè i nuvoloni incombono.
Sulle prime rampe inizia a piovere. e Gianluca si mette in testa a spingere rischiando di slittare a ogni tornante. E dire che il Lamberti è uno di quelli che sostiene di non mettere il culetto sulla sella da un mese...
Il ritmo è regolare, ma a 4 km dallo scollinamento si impenna, e mi metto in coda a Laffi che ovviamente può sbancare quando vuole...tengo botta, il ginocchio per fortuna non cede e arriviamo a Monzuno in solitudine, braccati comunque a pochi metri da Scuma che, complice la preparazione a Riccione a base di pedalate e fritto, esibisce una gamba che fa paura in prospettiva.
Salutiamo il Dottore mentre il resto del gruppo scende verso Loiano. Aureliano che sente i muscoli caldi propone di seguire il crinale in direzione San Benedetto.
Bellissima strada, personalmente non l'avevo mai fatto, ma le poche macchina e la quota che si mantiene alta tra saliscendi continui costruiscono un percorso piacevolissimo.
Arrivati a Madonna dei Fornelli si fa riserva di acqua e si scende verso Rioveggio.
Io e Scuma tiriamo fino ai 4 km dai Cinque Cerri, poi è l'incubo...prima Mirco e poi Luca si mettono davanti e non si scende dai 50 km/h. Aureliano paga il forcing in salita e si stacca, io arranco, il ginocchio pizzica, ma tutti teniamo duro e da Sasso a Casa è una passeggiata salutare.
Settembre si avvicina, il finale di stagione incombe...la domanda è: Massimo Tommasi (beccato in MTB a fare allenamento differenziato), Sandrino e Potter, come li troveremo?
La mia personalissima opinione è che saranno davanti per tutto l'autunno, la preparazione al mare e ai monti ha sicuramente pagato...
Domenica altro gran bel giro, ma adesso vado a letto.
Alla prossima puntata

17 agosto 2008

Cimonicino,Passo del Lupo, Pratignano, è quasi impresa

Poteva essere una bella impresa riuscire a scalare Cimone, Lago di Pratignano e Cavone in giornata. Negli ultimi nove chilometri però le gambe mi sono mancate e mi sono fermato a casa.
Giornata autunnale nella mattinata, nuvole nere e cariche d’acqua viaggiavano veloce nel cielo. Sono partito lo stesso e nonostante i manicotti e l’antivento, i 14 gradi in discesa mi hanno fatto soffrire parecchio. Sceso da Rocca Corneta, arrivato sulla fondovalle del Panaro, ho cominciato la salita verso il Cimoncino. In centro a Fanano, invece di salire a Sestola, sono andato dritto, seguendo le indicazioni, Canevare, Cimoncino. La salita parte subito durissima e per almeno due chilometri non scende sotto il 10/12%. Poi spiana, salendo sempre regolare. Non conoscendola l’affronto piano. La mia scelta sarà giusta, alla fine saranno almeno dieci chilometri e solo qualche piccola discesa mi lascia respirare. Ogni tanto il bosco si apre e il Cimone maestoso m’invita a salire. All’incrocio con il lago della Ninfa, svolto a sinistra e dopo cinquecento metri circa, ecco il piazzale degli impianti, con il bellissimo panorama dell’Appennino, dal Corno al Cimone. Ridiscendo all’incrocio e salgo al “Lago della Ninfa”, altri due chilometri almeno, in una stradina strettissima, dove la gravità ti mette alla prova. Poco prima del lago ci sono cento metri di strada sterrata, che finiscono subito in un bellissimo asfalto portandomi al Passo del Lupo. La discesa verso Sestola è velocissima, curve ampie, pendenza elevata e penso che la prossima volta la farò in salita. Da Sestola continuo la discesa verso Fanano, poco dopo il paese giro a sinistra seguendo per Trignano, Lago di Pratignano. Mezzo chilometro di discesa, e all’incrocio vado a sinistra. Comincia subito un’altra salita, nel paese di Serrazzone, svolto a destra verso “Lago Pratignano”. La salita si fa più dura, ma sempre abbastanza pedalabile. La stradina s’inerpica lungo il “Monte della Riva”, il cui crinale fa da confine alle province di Modena e Bologna. Dopo cinque chilometri circa la pendenza si fa dura, una serie di tornanti come lame arrotate mi abbattono pian piano le energie. La strada poi si fa sterrata e torno giù. A Serrazzone svolto a destra, in una bella strada tra boschi e campi che mi porta a Trignano. Unica difficoltà un chilometro forse meno al 12/14%.Da Tignano svolto a sinistra, dopo tre chilometri di discesa eccomi sulla strada che porta a “Lizzano in Belvedere”. Per sei chilometri la strada non spiana un attimo. Anche se la pendenza non è eccessiva, al 4%, mi consuma come una candela. Seguendo le indicazioni per Vidiciatico, dopo un falsopiano svolto a destra verso Farnè. Ancora falsopiano, poi un chilometro di discesa e l’inizio della salita che porta a “La Cà”, per me a Cà Corrieri. Due chilometri all’otto per cento di media, che si concludono con uno strappo di trecento metri al 14%. Ed è proprio qui che i miei sogni s’infrangono contro la durezza delle mie gambe. A “La Cà” manca ancora un chilometro, al Cavone nove, mentre a casa 200 metri. Le gambe si fermano ai 200 metri, insieme ai miei sogni ed ad una mattinata ora stupenda.

11 agosto 2008

Attraverso i boschi Pistoiesi

Giornata stupenda sull’Appennino bolognese: neanche una nuvola in cielo e temperatura frizzante che ti sveglia, se il caffé non fosse stato sufficiente. Sono quasi le otto, da “La Cà” scendo verso Porretta, passando da Querciola, Gaggio Montano e Silla. Praticamente tutta discesa, poco più di venti chilometri in mezz’ora, quindi una media che sfiora i quaranta orari. Non ho il contachilometri, ma ormai certe strade le conosco a memoria. Salgo verso il passo, la Porrettana non è molto trafficata, dopo aver fatto forte il tratto che arriva a Pavana rallento un pochino, gustandomi lo splendido panorama che le montagne tosco-emiliane offrono. Attraverso Taviano, sono già in provincia di Pistoia, dopo pochi chilometri arrivo a Bellavalle. Qui giro a destra cominciando la salita che porta a Sambuca Pistoiese. Il cartello indica due chilometri e sono di tutto rispetto, dopo il primo tratto agevole, la strada sale impietosa tra il 10 e il 14%. Supero un incrocio e continuo a salire, arrivo a Sambuca dopo aver passato una chiesina con una bellissima vista sul paese. Salendo sono circondato dal bosco pieno di rumori. Gli animali, però, giocano a nascondino e non si fanno vedere. Scatto due foto alla stradina ciottolata che porta al castello e scendo. All’incrocio, invece di scendere sulla Porrettana, salgo. Un signore, davanti alla chiesina, mi ha detto che da lì posso arrivare a Collina, anche se dovrò attraversare otto chilometri di strada battuta. Provo ad andare a vedere. Da subito la salita è impegnativa, prima di arrivare al sentiero battuto non so quanti chilometri dovrò salire. La strada è veramente dura, non scende mai sotto l’8% con impennate improvvise, all’uscita dei tornanti, anche del 15%. Almeno è asfaltata da poco. Indicativamente saranno almeno cinque chilometri, infernali, ma molto affascinanti. Gli odori del bosco sono fortissimi e nonostante la fatica e il sudore grondante, la resina dei pini e la lavanda, ti arrivano fin dentro i polmoni, rinfrescandoti dal caldo. Arrivo ad un incrocio, scendo, ed al paese di Posola, chiedo indicazioni. Un signore intento al suo orto, con accento fortemente toscano mi dice che se voglio scendere verso Pracchia devo risalire fino all’incrocio, salire sul crinale e prendere la strada sterrata fino alla trattoria Silvana. Mi dice anche che con la bici da corsa posso farla. Risalgo allora verso il crinale. La strada sterrata arriva dopo un chilometro abbastanza duro. Sembra affrontabile, abbastanza battuta, anche se devo tenere gli occhi aperti per la presenza di qualche sasso, che potrei chiamare anche masso. Un paio di chilometri dopo, però, la terra si fa più ghiaiosa e una salita mi costringe a scendere. Duecento metri e si apre davanti a me tutta la valle del Reno con il crinale del Corno alle Scale a fargli da cornice. Un vero spettacolo, ammirato anche da due anziani signori in passeggiata, mi tranquillizzano sulle condizioni stradali a loro dire ottime, dopo la discesa. La signora mi chiede come faccio se mi succede qualcosa, gli dico che al massimo chiamo a casa e mi faccio venire a prendere, ma dovrei avere un po’ di sfortuna. Comincio a scendere, facendo molta attenzione alla strada, quando all’improvviso il manubrio mi si allenta e comincia muoversi tra le mani. Scendo dalla bici e comincio a camminare pensando alla signora ed alla sua bella gufata. Faccio qualche metro in sella, ma, con le sollecitazioni dello sterrato, sono costretto a scendere. Arrivo finalmente sull’asfalto, dopo più di tre chilometri camminati. Salgo sulla bici e con i freni tirati, scendo verso il paese. Neanche un chilometro, in un piccolo borgo di case chiedo ad una signora se possiede un mazzo di brugole. Per fortuna risponde affermativamente, le recupera in casa e posso sistemare il manubrio. Ringrazio e scendo verso Pracchia. La discesa è lunga, fatta in salita ci sarebbe da soffrire parecchio, anche se l’altro versante rimane più duro. La discesa verso Porretta è molto veloce, anche approfittando di un altro ragazzo, la cui ruota è molto comoda fino a “Ponte della Venturina”. Poi Porretta, Silla e di nuovo salita verso “La Cà”. Venti chilometri in un’ora, una buona media e sensazioni ancora più buone. Una bella scoperta anche l’assenza del contachilometri. Non sapere i chilometri percorsi non mi piace molto, ma sentire solo le sensazioni del mio corpo, senza altri riferimenti, mi ha reso più libero.

04 agosto 2008

metti un sabato in salita

Domenica non sono uscito causa mare, ma sabato si.
In negozio alle 8.30 c'era solo Luca, degli altri nemmeno l'ombra. Poi ci raggiunge un mio amico (Morini per chi lo conosce) e si parte direzione Savigno.
Solita bazzanese, monteveglio e poi si taglia verso Fagnano per salire da Zappolino e sgranchire la gamba.
A questo punto Morini (che poi fa Stefano di nome) è gia cotto come un caminetto e si stacca...ciao. Un po alla volta speriamo prenda la gamba giusta per aggregarsi.
Comunque l'idea di Luca è di salire a Monteombraro, si, ma per la via delle piscine. Dice di voler approfittare di un sabato poco affollato perchè la salita è ostica e potrebbe essere mal digerita da molti, giustamente.
Quindi si prende come per salire a Ciano, ma prima del tornantone si va giu a sinistra.
Personalmente non l'ho mai fatto, ma mi fido delle parole di Luca e del sentito dire che la dipingono come mooooooolto dura.
Vabbè, andiamo. Prima c'è 1k e mezzo addirittura di discesa e pianura, poi ponticello a sinistra e via per la rampa.
Inizia subito dura, ma a strappi, irregolare, ostica, cattiva. Non si prende il ritmo, perchè la strada va su al 15% poi spiana un po, poi strappa di nuovo, poi un pezzo di rettilineo, poi un tornante, falsopiano e via di nuovo un gradino.
E' quasi tutta al sole, tira sempre, e in un paio di tratti duri ci sono dei lavori in corso e quindi ghiaia sconnessa...si sale come in MTB, a sedere, se ti alzi slitti ed è finita.
Luca ha un passo migliore del mio, ma non mi lamento, è sempre a 50 metri non di piu.
A un certo punto ce l'ho davanti, sale a passo d'uomo, è davanti ancora di 50 metri, ma anche piu in alto di 10. Mi sembra di prendere l'ascensore, mi arrampico, mi attacco al manubrio e spingo.
Fortunatamente (ma non lo sapevo) è l'ultimo sforzo, ancora uno strappo e si arriva in paese.
Bellissima salita, dura, ma di grande soddisfazione. Si sale di 400 metri in 4 km, quindi un buon 10% di media.
Per la cronaca ritorno da Zocca (dove abbiamo agganciato il Tasso), Cereglio, Tolè e Medelana, per un 108 km totali molto gustosi, con 1500 metri di dislivello.

03 agosto 2008

In differita da Bologna

Domenica scorsa al ritrovo non ho trovato nessuno, stavolta sento Mauro che mi assicura che troverò qualcuno (non lui).
8:30 da Malini (in ferie - mannaggia mi doveva dare la pompa!) ritrovo un accaldato gruppo che discute su come si vedevano le donne da giovani (va bene tutto) e come si vedono ora (selezione all'ingresso - stiamo invecchiando!).
Si parte per Guiglia per fare Zocca e Cereglio. Nella salita cerco di stare attaccato a Luca, Lorenzo, Bosso e Antonio Paone. Dopo i primi 3 km ai 22 mi stacco, dopo un pò si stacca Antonio subito raggiunto. A quel punto mi rendo conto che non riesco a pescare dai polmoni l'aria che vorrebbero le gambe e la testa. Ok, leggero attacco d'asma che mi rallenta manco fosse il vento che han beccato Enrico e Sandrino. Mi sorpassano prima Aureliano e poi Mauro 2 Colli (non è una granfondo).
Al baretto trovo Aureliano che saluta e mi accodo a lui. Ci facciamo Montemaggiore e noto di non avere più grossi problemi, forse ho tirato troppo su per Guiglia. A Ponterivabella saluto Aureliano che va in ferie in montagna chiedendogli di salutare Enrico che poverino deve rinunciare per un pò alla bici.
Il pensiero dell'acqua fresca della fontana di Monte Ombraro da cui non ho potuto attingere mi spinge a cercare qualche altra fontana, mi dirigo verso Badia e poi verso Montepastore. Nella salita (erano le 12 di oggi) il solleone è stato un gran domatore, ho però accettato la gerarchia con rispetto, quello che mi ha permesso alla fine di finire il mio giro di 110 km.

PS. A Badia ho incontrato Mauro e Bosso, quindi gli altri tre han fatto grandi cose.

In diretta dal mare verso Brisighella

Prima domenica d‘agosto anche al mare, il traghetto che porta da Porto Corsini a Marina di Ravenna è vuoto. Ci sono io, altri due cicloamatori, due macchine e altri due ragazzi in bicicletta, forse pronti per cominciare la giornata lavorativa in qualche bagno. Sandrino è già fuori dal campeggio ad aspettarmi, questa volta è puntuale! Partiamo subito direzione Faenza, l’andatura è molto blanda, i chilometri previsti sono parecchi, poca salita ma tanto vento al ritorno verso il mare. Attraversiamo Ravenna passando dalla stazione e dalla Rocca Brancaleone e percorrendo qualche stradina secondaria raggiungiamo la San Vitale, ancora dentro la città. Superiamo la prima periferia, la zona industriale della Fornace Zarattini, da qui un lungo rettilineo di quasi 10 km ci porta all’incrocio per Russi. Sempre dritto, si attraversa il paese e si ritorna in aperta campagna tra peschi, albicocchi, filari di viti e alberi di Kiwi. Faenza arriva dopo una dozzina di chilometri e il ponte della stazione è quasi un sollievo, dopo più di 40 km di pianura. I viali della città e lo stradone che porta verso Rimini sono ancora deserti, sono appena le nove di mattina. Proseguiamo verso Modigliana, lungo questa strada collinare, tra campi, coltivazioni, cipressi. Dopo una decina di chilometri l’indicazione per Brisighella e l’inizio del Monte Carla. Poco più di un chilometro, ma un vero muro, con pendenze superiori al 12%. Alcuni tornati ti fanno penare, l’ora non è ancora tarda, ma il sole già si fa sentire e non c’è un centimetro d’ombra. Nonostante le varie grigliate della settimana, la gamba risponde bene e la riesco a fare tutta in apnea, senza esitazione. Sandrino arriva dopo poco, ma è abbastanza cotto. Scendiamo dalla ripida discesa e ci dirigiamo verso Brisighella. Un paio di saliscendi impegnativi presi a tutta, poi rallentiamo. Attraversiamo il paese invaso da ciclisti fermi a tutti i bar e attacchiamo il Monticino. Due chilometri e mezzo, contornati da cipressi, che salgono costanti al 10%. I tornanti si susseguono in rapida successione, più si sale e più sono duri. Salgo costante ma non posso sapere la velocità il contachilometri non funziona, a sensazione sono soddisfatto. Raggiungo lo spiazzo in cima ,gli ultimi trecento metri sono indicati come “Gran Premio della Montagna”, ma alla fine non c’è la riga. Aspetto Sandrino mentre ammiro le colline, bolognesi da una parte, toscane dall’altra, poi scendiamo dallo stesso versante e in stazione ci fermiamo a prendere una coca cola ghiacciata. Si parte in discesa verso Faenza. La “Brisighellese”, a parte un paio di strapetti, è molto veloce. Mentre chiacchieriamo, un nutrito gruppo di ciclisti romagnoli ci sorpassa e noi felici ci agganciamo. La velocità sembra elevata, ma si prosegue a strapetti e alcuni rallentamenti improvvisi mettono a dura prova l’attenzione. Il gruppo ci lascia poco prima di Faenza, ripercorriamo il ponte della stazione, ma invece di girare a destra, verso Russi, torniamo da Bagnacavallo. Dieci chilometri dritti di uno stradone largo e veloce. Il vento spira dal mare, ma non mi impedisce di andare ai 37 km/h, senza faticare troppo anche se il sole si sta facendo leone. Al primo semaforo di Bagnacavallo giriamo a sinistra verso Villanova e Glorie. Attraversati questi due paesi, tipicamente contadini, lungo la riva del Lamone raggiungiamo Mezzano. Prendiamo la destra, attraversiamo il ponte sul fiume e dopo 500mt giriamo a destra verso Traversara, San Alberto. Pianura sconfinata verso il mare, si sono superati i cento chilometri e ora il vento rallenta parecchio. Un lungo rettilineo ci porta a San Romualdo e dopo una bella tirata di Sandrino raggiungiamo la Romea. Dopo un piccola indecisione giriamo a sinistra verso la Baiona. Qui un lungo rettilineo, con a destra la zona portuale di Ravenna e a sinistra la bellissima valle, ci fa giungere a Porto Corsini, all’imbocco del traghetto. Saluto Sandrino, il suo contachilometri segna 130 km alla media dei 29 km/h, per me forse qualcosa in più. Va bene lo stesso, quando si arriva a casa, con la voglia di uscire di nuovo per una nuova avventura sull’amata specialissima.

30 luglio 2008

Un giro in solitario...

Le giornate sono lunghe e approfittando di aver finito il mio lavoro ad un orario ragionevole, decido di prendere la bici e fiondarmi in un giro che avrebbe velleità notevoli ma che poi dovrò accorciare per via del tempo che ad un certo punto minaccia pioggia.
Sono a Zola, parto baldanzoso verso Crespellano che raggiungo comodamente ai 33kmh di media, (oggi sto proprio bene nonostante la temperatura non sia delle più fresche), poi raggiunta "Muffa", giro a sinistra in direzione Monteveglio. Supero la località appena citata e quando arrivo al bivio per Zappolino scelgo di andare a sinistra ed affrontare la salita che abbiamo fatto altre volte in compagnia di molti di voi. La salita ormai la conosco, la prendo con calma all'inizio e poi spingo un pò di più nel finale quando la pendenza tende a diventare più abbordabile. Supero il piccolo paesinoe e vado oltre sino al cartello che indica Savigno. Non entro in paese, vado diritto anche se non ci sono indicazioni. Scelgo di fidarmi del mio istinto e della posizione del sole per orientarmi, ed infatti arrivato ad un bivio successivo leggo l'indicazione che aspettavo: "Zocca"!!
Proseguo per questa strada che inizia a salire in modo piuttosto sensibile, penso e spero sia solo per qualche centinaio di metri ed invece "va su" senza tregua per parecchi chilometri. La sensazione che provo è di assoluta solitudine, sulla stradina stretta e piena di vegetazione ci sono solo io, nessuna casa e di auto nemmeno l'ombra. Penso che forare in questi frangenti e non avere il materiale necessario per le riparazioni (non è il mio caso sia chiaro), sarebbe un bel problema! Continuo a salire, e ad un certo punto, dopo aver visto un panorama stupendo in mezzo alla vegetazione, arrivo a leggere un cartello:"Monteombraro".
Giunto in mezzo al paesino vedo una fontanella e faccio il pieno alla borraccia, l'acqua freschissima è un piacere immenso, altro che EPO di terza generazione!!!
Proseguo la mia passeggiata in solitario verso Zocca che raggiungo abbastanza agevolmente nonostante la strada presenta dei saliscendi che in alcuni casi mi fanno sbuffare un pò.
Passata la località che ha dato i natali a Vasco Rossi, proseguo con l'intento di raggiungere Castel D'aiano. Ci arrivo quasi, ma guardando il cielo sempre più nero che mi si para davanti, decido di fare una deviazione rispetto all'itinerario che mi ero prefissato (Castel D'aiano, Montese, Vergato e Cereglio). Taglio a sinistra prima di Castel D'aiano e prendo la splendida ed ombreggiata strada che mi porta direttamente a Cereglio dove effettuo la seconda ed ultima sosta. Riempio ancora la borraccia, mangio la barretta di cioccolato e cereali che mi sono portato dietro e.....telefono al Potter!!
Mi risponde e mi dice che sta per uscire, gli racconto il percorso e mi conferma che sino a Monteombraro vorrebbe arrivarci anche lui. Gli confermo che il giro è stupendo e lo invito a metterlo in pratica.
Riprendo così la via verso Tolè che raggiungo dopo aver ingerito una bustina di zuccheri che mi consente di superare gli ultimi strappi di salita.
Supero Tolè e "volo" verso Monte Pastore dove il Savoldelli dei poveri, (oggi con casco in testa) decide di divertirsi un pò, lanciandosi a capofitto in discesa e superando due vetture guidate da persone coi capelli bianchi, i famosi "umarel".
Arrivo quindi a Calderino e poi sempre "a manetta" verso casa che raggiungo con grande soddisfazione dopo 94km percorsi alla media dei 26.6 kmh. Tutto sommato per un vecchietto come me, la media mi soddisfa parecchio considerando i tanti km di salita.
A proposito di Savoldelli, vorrei ringraziare Mauro Cioni che tempo fa mi ha accostato al campione bergamasco, e fra l'altro con grande occhio clinico visto che con Paolo condivido sia l'altezza (181cm) che il peso (quello attuale, 68kg).
salutoni
Sandrino

29 luglio 2008

Voglio, non voglio crederci-Tour de France 2008

Ha vinto Carlos Sastre, spagnolo, 33 anni, solo quattro vittorie in carriera. Ma una grande carriera da gregario, fortissimo in salita, insostituibile per i suoi capitani. Professionista da 11 anni, è alla CSC dal 2002. Per Ivan Basso era fondamentale il suo apporto in salita, l’atleta varesino ha sempre dichiarato che poteva tranquillamente fare classifica per se e invece si sacrificava per gli altri. Prima di approdare alla CSC l’unica sua squadra è stata la Once del chiacchierato Manolo Sainz e dei vari Olano. Igor Gonzales de Galdeano, Jalabert.Ha sempre tirato per loro, cogliendo tanti piazzamenti ma pochissime vittorie. Fino quest’anno dove qui al Tour ha conquistato la maglia gialla con una bellissima impresa sull’Alpe d’Huez e da li non l’ha più lasciata. E’ scattato al primo chilometro di salita, è andato costante, ma sempre in crescendo, mangiando secondi su secondi ai diretti rivali, che si studiavano ma non si battevano. Ha dato più di due minuti a tutti, conquistandone uno e mezzo sui rivali più pericolosi, poco ma tanto gli è bastato per resistere a cronometro, ed arrivare a Parigi in giallo. Secondo il sempre perdente Cadel Evans. Quest’anno grande favorito ha trovato di nuovo uno spagnolo sulla sua strada, dopo Contador, Sastre. È stato sempre davanti, conquistando anche per un paio di giorni la maglia gialla, ma non è mai stato vero protagonista. Mai uno scatto vero, quasi mai un tentativo d’allungo. Forse la condizione migliore non era ancora arrivata, o forse se ne era già andata. Andava forte già dalla primavera quando vinse in una giornata di neve la tappa più dura della “Coppi e Bartali” a Serramazzoni. Troppo presto per chi ha concentrato tutte le sue aspettative sul Tour de France. Terzo gradino del podio per un sorprendente Bernard Kohl, classe 1982, giovane ma non troppo, una sola vittoria ma di prestigio il campionato Austriaco nel 2006 a soli 24 anni. Una piacevole sorpresa, perché lo si è visto soffrire, lottare, crederci. Emblematica la sua faccia, distrutta dalla fatica, sulla Alpe d’Huez, ma piena anche di soddisfazione per essere rimasto insieme ai migliori. Una faccia sfigurata ma che ha dato la sensazione di “pulizia”. http://www.cyclingnews.com/photos/2008/tour08/index.php?id=/photos/2008/tour08/tour0817/bettiniphoto_0029452_1_full. E’ stato comunque un Tour pieno di protagonisti nel bene e nel male. I fratelli Schleck hanno dato prova della loro classe, entrambi possono ambire al podio e al gradino più alto del Tour.Soprattutto Andy. La crisi sull’Hautacam è stata passeggera, forse inventa per non avere tropi capitani in squadra. Ma le potenzialità mostrate sulle Alpi sono indiscutibili. Decine di chilometri di salita a tirare il gruppo, arrivando al traguardo in piene forze con la voglia di scattare ancora. Incredibile Cristian Valdevelde, prima maglia Rosa del Giro quest’anno, arrivato a Milano forse con anche due ore da Contador, al Tour è arrivato quinto, a tre minuti da Sastre e se non fosse stata per una caduta sulle alpi, forse il podio sarebbe stato alla sua portata.Per noi italiani un vero disastro. Cunego partito per vincere non è mai stato in condizione di lottare neanche per rimanere a ruota dei migliori. Rovinose cadute lo hanno mandato a casa prima di Parigi. Una delusione, la sua forma è vistosamente indietro, le gambe tornite non sono certe quelle di uno scalatore e anche a Pechino, per lui, la vedo molto dura. Abbiamo vinto tre tappe. Era meglio non vincerle. Riccò primo a Super Besse e a Bagnere de Bigorre è stato trovato positivo alla nuova Epo, la CERA. Una sola iniezione te la lascia in circolo un mese. Piepoli, primo ad Hautacam, confessa di aver preso le stesse cose di Riccò, che però smentisce. Una grandissima tristezza. Proprio ora che al Tour Riccardo non era neanche arrogante o strafottente come al giro. Già il Giro, come lo ha corso il Giro? Il doping è un cancro che aleggia in ogni vittoria del ciclismo. Non voglio credere che Sastre abbia vinto perché era della “scuderia Sainz”. Voglio credere che abbia vinto perché i dopati sono stati fuori e lui, che era il primo dei perdenti, ora ha la strada”pulita”. Non voglio credere che la Spagna stia facendo man bassa di torfei in tutti gli sport(calcio, basket tennis, ciclismo), perché è l’unico paese senza un vero programma contro il Doping. Perché è il paese dove è nata e che ha insabbiato l’Operation Puetro. Non voglio credere che i francesi non vincono più perché in Francia doparsi è reato e allora sono tutti troppo “Puliti”. Non voglio credere che gli italiani, come nelle barzellette, siano gli unici che si dopano e gli unici che si fanno beccare. Non voglio crederci, ma che fatica…

21 luglio 2008

20 luglio, io e il Potter....

E' arrivato anche quest'anno, e come tutti gli altri è una giornata normale che gli altri ti fanno diventare speciale, specie per i messaggi di auguri che arrivano e persone che non senti da tanto tempo che ti chiamano per ricordarti che sei più vecchio di un anno.....

e vabbè, in fondo ti consoli sapendo che renderai pan per focaccia alla prima occasione!! ;-))

Per non far sembrare la giornata diversa dalle altre, mi accordo col Potter per una pedalata liberatoria da ogni stress e decidiamo di andare presto così poi si torna altrettanto presto per assolvere gli obblighi che "certe date" ti impongono!!

Sveglia ore 6,30, la mattina a Marina di Ravenna profuma di mare, e di pineta, ingurgito qualche biscottino ai cereali poi vesto i panni del nuovo completino acquistato la domenica precedente ed esco dal camping dove ad attendermi c'è......nessuno!!! :-O

Sono quasi le 7,00 ed il Potter, che di solito è Svizzero, non appare all'orizzonte. Decido di chiamarlo e con grande divertimento da parte mia, sento dall'altra parte del telefono una vocina sonnecchiante che mi risponde confessando che stava dormendo! :-)))
Mi metto a ridere e gli propongo di trovarci allora a Marina Romea così facciamo colazione insieme. Detto fatto, un bel cappuccio ed un bombolone al cioccolato sono conquistati come Pantani faceva col Mortirolo!!! La mattina inizia col piede giusto, penso io soddisfatto del dolcetto appena gustato.
Si parte per un bel giro in pianura e scopro strada facendo che il contakm non ha più voglia di funzionare e per tutto il giro rifiuterà ogni qualsiasi mia preghiera o sollecitazione, temo sarà opportuno ricorrere all'assistenza del Boss. Scopro fra l'altro che il compagno d'avventura ha lo stesso problema, siamo entrambi felicissimi di "mal comune", ma meglio loro che noi!!!
Ci mettiamo sulla strada per S.Alberto e la nostra velocità "a pelle" sembra buona. Vaghiamo per la pianura romagnola chiacchierando come due "pensionati" ma l'aria che arriva sul viso ed il ritmo delle pedalate non sembrano indicare che l'andatura sia di quelle da "impiegati I.N.P.S.".
Superiamo in bellezza la località sopracitata e continuiamo a pedalare sino a raggiungere ad un certo punto un paesino con un centro storico davvero degno di nota. Sia io che il Potter, non abbiamo fatto caso al cartello d'ingresso e giunti sulla piazza ci chiediamo come due matti dove siamo arrivati. Il matto più matto sono io perchè vedendo un ragazzo di colore col figlioletto seduti su una panchina, vado a domandare, come in un film di Totò, dove ci troviamo!!
B-A-G-N-A-C-A-V-A-L-L-O, scandisce l'uomo guardandoci con un gran sorriso e pensando a "come siamo messi"!!! Io mi rivolgo al Potter e ripeto: Bagnacavallo Potter, e lui di rimando: "certo Sandrino che hai scelto proprio uno originario del luogo per chiedere!!"
Morale, facciamo anche due chiacchiere con l'uomo che si mostra educatissimo e divertito della nostra presenza.
Dopo un paio di foto scattate alla piazza (dove fra l'altro è presente un cippo del paese dedicato ai suoi caduti e dove c'è scritto: BAGNACAVALLO ai suoi caduti, (bastava leggere)), riprendiamo la nostra pedalata sino a raggiungere la via S.Vitale che ci riporterà verso Ravenna. Una volta giunti alla città capoluogo di provincia, oltrepassiamo il ponte mobile (mai visto funzionare anche da Enrico) e prendiamo per Marina dove superiamo una fila di auto che vanno al mare, di una lunghezza impressionante.
Arriviamo in centro a Marina ed il Potter, per festeggiare il mio Birthday, mi offre una fantastica Coca Cola ghiacciata in uno dei bar coi tavolini all'aperto dove abbiamo modo di osservare qualche esempio di "fauna locale e stranger" davvero interessante.
finita la Coca accompagno il Potter al "traghetto" e ritorno al camping ad assolvere i doveri del festeggiato.
Calcolando con molta approssimazione il percorso, dovremmo aver fatto una 80/90 di km ad una velocità piuttosto sostenuta, penso che la media sia stata superiore ai 30kmh, ma magari il Potter saprà essere più preciso del sottoscritto.
Salutoni
Sandrino

17 luglio 2008

10° Stralizzano

20 Luglio 2008
10 STRALIZZANO
RADUNO NON COMPETITIVO DI MOUNTAIN BIKE
Ritrovo:dalle ore 8.15 in Piazza a Lizzano in Belvedere
Chiusura iscrizioni: ore 9.00
Partenza:ore 9.15
Km:32
Dislivello:800 mt
Iscrizione:EURO 8 Tesserati EURO 10 NON Tesserati
Premiazioni:Le prime 5 società con maggior n° di partecipanti
Ad estrazione + Lotteria
Parcheggi:palazzetto dello sport
Docce:Spogliatoi tennis
Mangiare e premiazioni: Parco della rotonda
Info: 3406691941 328 2717958
Tecniche:
Il percorso non è particolarmente impegnativo, da Lizzano si sale fino a Monte Acuto delle Alpi quindi una discesa abbastanza tecnica ma molto piacevole ci condurrà al vecchio mulino della Squaglia, da qui si sale seguendo un sentiero a tratti insidioso ma non lungo e col fresco del fiume si arriva velocemente al rifugio della Madonna del Faggio. Un breve ristoro ci permetterà di ripartire col piede giusto, uno sterrato veloce ci condurrà al primo abitato (la Pennola) dove comincerà nuovamente la salita. Immersi nel verde ed in assenza di traffico arriveremo sul monte Piella, la bellezza dei sottoboschi sembrerà alleviare qualsiasi fatica, ma non è finita, dapprima una discesa poi un breve tratto in lieve salita ci condurranno nuovamente in un sentiero che sicuramente troverà la soddisfazione massima del biker amante della natura. Un free ride veloce a tratti, tecnico per pochissimi passaggi ma veramente entusiasmante per la costante e continua bellezza del tracciato. Il sentiero termina in un antico borgo (tresana) quindi passando nuovamente da (la Pennola) si scende a Castelluccio. Da qui un altro sterrato dove le bi-ammortizzate avranno la meglio condurrà il gruppo sotto Lizzano (Taccaia) La Stralizzano terminerà con una breve salita che immetterà i concorrenti direttamente all’arrivo (palazzetto dello Sport).
Varie:
E’ fatto obbligo a tutti i partecipanti di indossare il casco di protezione, di rispettare il codice della strada e di rispettare cose e luoghi.L’organizzazione declina ogni responsabilità per eventuali incidenti a persone o a cose che dovessero accadere prima, durante o dopo la manifestazione stessa.
La manifestazione è assicurata RCVT presso CARIGE ASSICURAZIONI Spa
Per quanto contemplato vige il regolamento UISP
Assistenza: Soccorso Alpino Corno alle Scale
Croce Rossa Italiana

14 luglio 2008

Uno dei Malini nelle terre di Di Luca….

Saluti a Tutti,
la settimana scorsa ero in quel di Carsoli (provincia di l’Aquila) per motivi lavorativi e visto che mi sarei trattenuto in toto dal lunedì sino al venerdì pomeriggio, ho pensato bene di portare con me l’amata Wilier e di usarla nel dopo lavoro sugli splendidi percorsi che si inerpicano in questa zona prossima al magnifico Gran Sasso.
Arrivato lunedì mattina, dopo l’alzataccia delle 4,30 ed affrontato il viaggio sino a Carsoli (circa 400km), ho concluso la giornata lavorativa alle 18,00 e montato in sella, dopo essermi consultato con la titolare dell’agriturismo in cui sono solito alloggiare, sono salito per una bella salitella di circa 12 km con pendenza media del 5% e massima del 10% che porta al Valico.
Considerando le circostanze, la non conoscenza del percorso e la luce che non sapevo per quanto mi avrebbe accompagnato, raggiunto i 1220m del Valico, ho preferito ridiscendere e tornare alla base soddisfatto comunque per la bella gita che alla fine è valsa un +25km sul mio strumento.
La sera successiva, dopo aver studiato meglio il percorso, grazie anche ad alcuni suggerimenti dei colleghi, sono partito per la gita che mi ero preposto e dopo aver superato prima i Colli del Bove e poi il Valico mi sono buttato a capofitto verso la località di Tagliacozzo. Giunto al paese, chiedo conferma della direzione e mi indicano una strada ancora in leggera discesa che mi porta per un paio di chilometri ancora a scendere, poi la strada comincia a salire di nuovo ed in modo costante, con alcuni tratti davvero fastidiosi a causa del vento contrario, giungo a Pietrasecca, dopo aver “svalicato” il Colle Civitella a 970m. Sono sulla via Tiburtina, quella che da Pescara porta a Roma, la strada è bellissima, larga, asfaltata da poco, e soprattutto poco trafficata per via dell’autostrada A24 che tiene lontani tutti quelli che hanno fretta di raggiungere la capitale. Bene, eccomi su questa arteria piena di verde ai lati, tutta in leggera discesa per chilometri che ti mettono in ritmo sin da subito e mi fiondo verso Carsoli ad una velocità che nemmeno pensavo di tenere per tanto tempo sino a qualche mese fa: viaggio dai 51 ai 56 kmh. Sembro un treno lanciato a tutta velocità, ed ogni tanto penso a quanto si divertirebbe Luca Laffi su questa strada, supero un trattore di slancio mentre un ragazzino seduto accanto al nonno che guida mi saluta sorridente mentre li affianco.
Arrivo a Carsoli in un baleno e riprendo a salire nuovamente verso l’agriturismo. In tutto la passeggiata è di 50km precisi precisi!!
Di li a poco, dopo una doccia veloce, mi ritrovo davanti ad un bel piatto di pasta fatta in casa e la serata si chiude parlando con i gestori di nuovi percorsi. In realtà salterò il mercoledì per problemi di lavoro, ma giovedì rifarò lo stesso giro arrivando prima alla base, forte della conoscenza del percorso e di aver affrontato la salita con maggiore determinazione.
Salutoni
Sandrino

Un'altra Domenica al mare

Ore 5:45 di Domenica mattina, esco in terrazza per fare colazione, un forte odore acre mi entra nel naso, sono le raffinerie della Baiona. Il vento tira dalle montagne e lo porta al mare e sentirlo appena alzato non è stupendo. Ancora vento sarà un’altra dura giornata in bici.
Ore 7:30 sotto casa d’Enrico Pietrafesa a Pinarella, oltre a Tony, c’è anche Morini e un signore romagnolo che si aggregherà con noi. Sta aspettando un altro ragazzo di Bologna. Arrivato Tony lo riconosce, è un tal Monari che da giovane andava molto forte a piedi. Scoprirò che ora, sui 40 anni, va anche forte in bici. Partiamo direzione Savignano sul Rubicone con l’intenzione di andare verso Ponte d’Uso. I primi chilometri sono tutta pianura, percorrendo stradine secondarie sull’argine del Rubiconde. La media è sui 30 31 km/h, Morini andrebbe anche un pelino più piano ma io e Pietrafesa non caliamo. Il vento per adesso non è fortissimo e arriviamo a Svignano senza neanche accorgercene.Qui tra strade di colline e superando tanti gruppetti di ciclisti raggiungiamo il fondovalle che va a Ponte d’Uso.E’ quello che si fa in discesa alla Nove Colli, che porta al Gorolo l’ultima salita. Infatti ci passiamo di fianco, ma tiriamo dritto volentieri, anche se il percorso è molto vallonato e la velocità resta tra i 31 e i 28 km/h con il vento contro. Ora a tirare con me c’ è Tony Paone, inossidabile, seguo la sua andatura. Più tardi, quando Enrico gli farà notare come va bene controvento, dirà che andava con il mio passo. Arriviamo a Ponte d’Uso e decidiamo di andare a scalare Monte Tiffi, una delle salite della Nove Colli. Corta ma terribile, dista da li un paio di chilometri di pianura poi all’improvviso comincia a salire inesorabile, con pendenze che sfiorano il 16%.
La comincio piano, sono tre chilometri soltanto, il tratto centrale forse è il più pendente, con un paio di tornanti che non lasciano respiro. Monari resta a ruota e poco prima dell’ultimo muro mi passa davanti. Resto lì ma sono fuori giri. Ci sono due tornanti che formano un esse cerco di lanciarmi un pochino e poi ecco l’ultimo muro. Un cartello segna il 10% ma secondo me è anche al 12-14%. Dal 26 passo al 23 e comincio a spingere, Monari non tiene il passo e si stacca. Arrivo in cima, dopo questi infiniti 300 metri, che sento il cuore in gola e lo stomaco pure. In pochi minuti arrivano tutti, ci abbeveriamo nella calda fontana e scendiamo sempre dallo stesso versante. Ritorniamo a Ponte d’Uso, giriamo a sinistra e saliamo a Sogliano.Questa è la discesa del Barbotto. Come salita è molto pedalabile ma lo sforzo del Monte Tiffi ha lasciato il segno. Procediamo compatti, tranne il romagnolo, che si avvantaggia di un centinaio di metri. Poi dopo un tornante allungo un pelo, Tony pensa a un mio scatto e in due pedalate riprende il romagnolo. E io volevo farla piano. Riprendo Tony e il romagnolo, li sorpasso, metto giu qualche dente e dai 19km/h passo ai 25km/h. Solo Monari mi resta a ruota e ci rimane anche quando metto il 53 e scatto ai 30 km/h. Aspettiamo gli altri al bivio del Barbotto e continuiamo a salire verso Sogliano. Da qui si comincia a scendere.Fino a Borghi però è tutto un saliscendi. Tra campi di grano e boschi agevoli, salitelle si intervallano a pedalabili discese. Le classiche Boazze. Infatti Pietrafesa, a ogni salitella, parte da dietro e le affronta a tutta. Ma Tony non ci sta e non gli lascia spazio. Resta il fatto che Pietrafesa le vince tutte anche se faticando. Da Borghi in poi è tutta discesa. Questa volta il vento non ha fatto scherzi e non si è girato. L’abbiamo a favore, con il mare sullo sfondo e le vigne di Trebbiano e Sangiovese ai nostri lati scendiamo ai 60 fino a Savignano. Da qui con un po’ di borbottii di Pietrafesa arriviamo a Cesenatico ai 45km/h. Passiamo anche di fianco a casa Pantani. Non entriamo, se ci fosse stato Sandrino ci saremmo fermati a pranzo, ma così non vogliamo disturbare.Mi accompagnano alla macchina a Cervia tutti e quattro, dopo 100 km a quasi i 30 di media. Ci si vedrà Domenica prossima, con l’intenzione di andare a Torriana, il paese dove vive Riccò. Quattro possibili salite per arrivarci, una più cagata dell’altra.