27 aprile 2008

Reportage dall'appennino

Ponte del 25 Aprile: venerdì, sabato e domenica, tre giorni ideali per andare in montagna. Tre giorni giusti per andarci in bici. Giovedì approfitto del turno del mattino, finisco di lavorare alle 14, vado a casa, piatto di pasta, carico la macchina a mia moglie che mi raggiungerà la sera con il pupo (che donna meravigliosa) e alle 16 salgo in sella, direzione La Cà di Vidiciatico. Scelgo di salire dal fondovalle del Panaro, minor traffico, strada meno sconnessa e soprattutto, la salita di Montese come prima salita del giorno. Si sale da Ponte della Docciola 22 km dopo Vignola. Sono 10.5 km al 5% di pendenza media. Salita tosta i primi 5 km, non scendono mai sotto l’otto per cento, con lo strappo finale di San Giacomo già Ranocchio al 10%. Poi la salita si fa più dolce, ma sempre regolare. Nel centro del paese una fontana sgorga acqua di sorgente freschissima. Riempio le borracce e riparto subito. Scendo verso Bologna, supero l’incrocio per Maserno seguendo le indicazioni per Porretta. Arrivo dopo pochi chilometri sulla statale del passo Brasa e da qui mi dirigo verso Gaggio Montano. I primi quattro chilometri sono in leggera salita, poi 8 chilometri di bellissima discesa direzione Silla, discesa ripida che mi porta all’inizio della vecchia salita che conduce a Gaggio Montano. Da qui si sale per dieci chilometri, passando per il centro di Gaggio Montano, e la borgata di Gabba, fino ad arrivare a Querciola. Salita dolce, a meno del quattro per cento di pendenza media, ma che ti fa sempre spingere, con un chilometro nel centro di Gaggio abbastanza duro. Dopo Gabba la vista si apre su tutta la montagna, potendo così ammirare il Monte della Riva davanti, i paesi di Lizzano in Belvedere e Vidiciatico sulla sinistra e il Monte della Nuda ancora innevato. A Querciola un paio di chilometri di discesa portano a Villaggio Europa, e da qui in quattro chilometri arrivo a La Cà. La pendenza media è del 5.5 per centro, ma il primo chilometro è al sette, e dopo Vidiciatico la strada sale a strappi facendo sentire i chilometri precedenti nelle gambe. Alla fine i chilometri totali sono 92.4, percorsi in tre ore e trenta, alla media di 26,20 km/h e un dislivello di 1855 metri. Venerdì di riposo e recupero. Sabato mattina alle 6: 30 il cielo è azzurro, non c’è una nuvola, anche se la temperatura è frizzante, per non dire fredda. Il silenzio è fantastico e solo qualche animale con i suoi versi e spostamenti lo disturba, ma anche questo rumore è fantastico. Torno un'altra oretta a letto, poi mi alzo faccio colazione e alle 8. 30 sono in sella, direzione Toscana. Salgo da Cà Corrieri a La Cà, qui mi fermo e riempio le borracce alla fontana. Sgorga acqua freschissima, quasi gelata è un piacere berla. Allaccio l’antivento, indosso i manicotti e comincio a scendere. Per arrivare a Silla ci sono 18 chilometri quasi tutti di discesa, a parte due di leggera salita per arrivare a Querciola. Il freddo si sente, ma in poco più di mezz’ora sono già sulla Porrettana. Supero Porretta e il suo traffico dovuto al mercato, arrivo a Ponte della Venturina e qui al semaforo giro a destra, verso Pracchia. E’ la statale che porta al Passo dell’Oppio tutta in salita, molto leggera, con tratti in discesa e in pianura. Una strada bellissima, stretta fino a Pracchia, in mezzo al bosco. Costeggia il Reno, riempito d’acqua dalla neve sciolta e da mille cascatine con il loro scroscio inconfondibile. Non arrivo al passo, mi fermo a Ponte Petri dopo 15 chilometri al due per cento di pendenza media. Pendenza un po’ bugiarda, ci sono tratti un pochino più difficili, in cui anche il 53 è meglio non utilizzarlo, ma sicuramente è una salita molto veloce e altrettanto bella. Qui giro a sinistra verso Pistoia, cerco la deviazione per il paese di Sammomè, ma dopo 6 chilometri non si vede ancora. Mi fermo al bar del paese de “Le Piastre”, qui mi consigliano o di tornare giù e salire per Pian di Giuliano, oppure di scendere a Pistoia e salire da lì. Non so cosa fare, ma preferisco tornare giù e salire da Pian di Giuliano. Volevo fare il versante da cui salirono al Giro tre anni fa, ma alla fine sbagliando ho scoperto un percorso molto bello. La salita di “Pian di Giuliano” misura 1.5 chilometri al 6.6 per cento di pendenza media. Immersa nel bosco, anche la discesa, si attraversa la borgata di “Pian di Giuliano” e si continua a scendere. Lo spettacolo è meraviglioso, l’odore del bosco è intenso e un capriolo in lontananza osserva, mentre scendo. Scappa quando sono a poche centinaia di metri da lui. Poco dopo un bivio mi mette in panico. Se vado su arrivo a Piloni, se scendo, non lo so. Scendo e poco dopo iniziano delle case e un cartello indica che sono arrivato a Samommè. Mi rendo conto di aver sbagliato strada, anche se la meta è raggiunta. Comincio a salire verso la Porrettana e il Passo della Colina. Per arrivare sulla Porrettana sono 2.3 chilometri al 7 per cento di media abbondante. Questo è il pezzo più tenero della salita, quello che sale da Pistoia è un vero muro. Scendo al Signorino e da qui salgo al Passo della Collina, quasi sei chilometri al quattro per cento di pendenza media. Scendo per la rovinatissima strada che mi riporta sulla Porrettana e da qui, con un vento freddo contro, senza poche difficoltà arrivo a Porretta. La supero, arrivo a Silla e qui giro a sinistra, direzione Lizzano. In pratica da Silla è tutta salita, ma i primi otto chilometri sono molto leggeri, intervallati da qualche discesa e da tratti di pianura. Supero l’incrocio per Gaggio Montano e tiro dritto per Lizzano. Sulla sinistra il Corno alle scale ha ancora qualche canalone innevato. A Panigale comincia la vera salita che attraverso Lizzano e Villaggio Europa porta a Vidiciatico. Sono sei chilometri e mezzo al quasi, cinque per cento di pendenza media. Da Vidiciatico, invece di continuare a salire, scendo nuovamente verso Querciola-Fanano, e dopo un chilometro, poco più, giro a sinistra per una stradina in mezzo al bosco, che senza segnalazioni conduce a Farnè. Da Farnè è tutta salita fino a casa. Molto bella tra faggi, castagni e tipiche case di montagne. Dopo 2.3 chilometri, al 7.4 per cento di pendenza media, arrivo a casa stanco, ma con le gambe non sfiancate dalla fatica. Un bel giro di 114 chilometri, affrontato in quattro ore e ventitre minuti, alla media dei 26, ma soprattutto con 2133 metri di dislivello nelle gambe. Domenica ritorno in macchina, dovuto ad un bel raffreddore di mia moglie. Comunque due bei giri, che Preparano bene alla “Dieci colli” di giovedì.
Per vedere i percorsi e le foto vai su.http://enricopasini.blogspot.com/

2 commenti:

Sandrino ha detto...

Bella Enrico!!
Ti aspetto sul traguardo della 10 colli e gradirei tu arrivassi almeno nei primi 100 vista la preparazione che hai fatto. Se ciò non accadrà sappi che ti toccherà baciare la sciarpa bianconera!!
A parte gli scherzi, giovedì dacci dentro e tieni alto il nome della maglia che indossi!! ;-))) Farò il tifo per te, nonostante sei un Fortitudino!!!

Enrico Pasini ha detto...

Ho una strano modo di baciare ti avverto..........